Le due visioni dell’America
in diretta con Giulio Borrelli

MACERATA - Il corrispendente del Tg1 dagli Usa ha raccontato la sfida Obama-Romney nel contesto del declino del colosso dell'economia mondiale nell'Aula Magna dell'Università

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Dibattito-con-Giulio-Borrelli-8di Maurizio Verdenelli

“E un’altra volta, scuotendo la testa, come uno che governa le cose, nei confronti di uno che ne parla soltanto: Avete torto a dire che il capitalismo è morente. E, alla mia risposta riduttiva, di quella che mi sembrava una semplificazione attribuitaci a torto: No, avete torto, è già morto”.

Gian Carlo Pajetta, dirigente storico del Pci, testimonia così una delle (certo, non rare) folgoranti intuizioni di un grande italiano, il matelicese Enrico Mattei, la cui vita fu stroncata drammaticamente sul cielo di Bascapè il 27 ottobre di cinquant’anni fa. La preveggenza del fondatore e primo presidente dell’Eni ha avuto la convinta conferma, ieri sera nell’Aula Magna dell’Università di Macerata, da un protondo conoscitore della ‘culla del capitalismo mondiale’, gli Stati Uniti d’America: il corrispondente del Tg1 Giulio Borrelli.

Dibattito-con-Giulio-Borrelli-4L’occasione è stata l’affollatissimo dibattito, organizzato dal Rotary Club ‘Matteo Ricci’ e dalla stessa Unimc su “Obama-Romney: le due visioni dell’America” che ‘cadeva a poche ore dal secondo faccia-faccia tra il presidente e lo sfidante. ll Sogno americano è morente, forse già morto. Henry Ford, Colin Powell, Steve Jobbs e lo stesso Barack Obama sembrano ormai appartenere al passato. Meritocrazia e dinamismo per cui qualsiasi americano ricco di talento sarebbero potuto diventare come ‘quegli eroi eponimi del capitalismo’ sono principi entrambi su un viale del tramonto lastricato di statistiche che vedono il ceto medio guadagnare ancora come 40 anni fa (48.000 dollari all’anno), allargarsi la forbice tra operaio e manager nelle fabbriche per cui ad un dollaro guadagnato dal primo si contrappongono i 400 del secondo. Statistiche che, inoltre, segnalano il forte aumento (+25%) del numero dei ‘bamboccioni’ (negli Usa li chiamano ‘Boomerang Generation’) che ritornano nella casa dei genitori mentre due americani su tre non credono che ad un futuro per i figli. In questa ‘europeizzazione della crisi economica’, dove i poveri sono sempre più poveri, i ricchi sono naturalmente più ricchi: stando a Forbes ed Economist, la ricchezza dei 400 supermiliardari ‘censiti’ annualmente è ‘incrementata’ complessivamente del 12%.

 

Dibattito-con-Giulio-Borrelli-7“In questo quadro ritornano i rigurgiti razziali da parte degli strati di popolazione bianca costituita dagli operai che temono ulteriori rischi e pericoli per la propria condizione dalla la politica di diritti civili a favore della popolazione nera di Obama. Per il presidente uscente –ha detto Borrelli- la situazione è molto difficile, al di là della ‘vittoria’ ai punti nel secondo round tv, dopo aver perduto il primo. Mentre le cinque più grandi banche d’America, a cominciare da Goldman Sachs, l’hanno abbandonato per il suo rivale Mitt Romney, dopo essersi strette attorno a lui dopo la crisi del 2007/2008 ed ottenute le provvidenze federali, i margini di manovra per Obama di un possibile recupero sta nell’affluenza alle urne e cioè nella possibilità che egli convinca gli indecisi a votare. Quest’estate un sondaggio ha rivelato che un americano su quattro non aveva deciso chi votare mentre quattro anni fa il rapporto era uno a venti. Amplissima comunque la conta dei delusi di Obama, in crisi di credibilità. Il presidente ha pagato cara una certa sottovalutazione del personaggio Romney e paga ora, lui che ha definito i banchieri ‘gatti grassi’, anche i contraccolpi della riforma finanziaria fondata sulla regola Walker”. Paul Walker è l’ex presidente della Federal Reserve che ha imposto una netta divisione tra banca d’investimenti e banca d’affari con severi controlli per disciplinare l’attività finanziaria al fine di evitare lo tsunami che portò al crollo della Lehman Brothers, incrinando la stessa credibilità del colosso Usa che da solo rappresenta il 27% dell’economia del pianeta.

Dibattito-con-Giulio-Borrelli-2In definitiva le due visioni dell’America del post Sogno, oggetto del dibattito maceratese, sono quelle ormai note anche alla politica italiana. Da una parte (Barack) lo Stato Sociale e la salvezza dal fallimento delle grandi banche e delle altrettanto grandi aziende automobilistiche (“In primo piano Chrysler –ha detto Borrelli- i cui utili ora permettono a Fiat di produrre ancora auto in Italia”); dall’altra (Mitt) il rigorismo con tagli drastici alle spese e tasse più leggere. In ogni caso per entrambi le parole chiave, senza le quali non potrebbero neppure correre per la  Casa Bianca, sono libertà e sicurezza.

Il caso America interessa direttamente l’Europa e soprattutto l’Italia –ha puntualizzato il giornalista- e non solo perché il presidente più potente del mondo, guadagna meno del …presidente della provincia autonoma di Trento e di tutti i governatori italiano. (Il presidente Usa guadagna molto dopo …esserlo stato: Bill Clinton percepisce per ogni conferenza dai 100 ai 150.000 dollari, il cachet di Bush è di 50.000). Il capitalismo ha mostrato di non poter più tornare ad essere quello di prima ed occorrerà capire chi pagherà sopatutto il conto quando il ‘riassetto’ si concluderà ed un nuovo mondo economico sorgerà. Certo è che gli Stati Uniti hanno già mostrato di non tenere eccessivamente all’Italia e ai suoi problemi”.

Dibattito-con-Giulio-Borrelli-6Un altro degli aspetti che accomuna Italia ed Usa sono i media. “Giornalisti guerrieri, cani da guardia degli opposti poteri (da noi invece sono cagnolini da salotto!) –ha affermato Borrelli- si danno continuamente battaglia da quei ‘fronti’ in cui si sono trasformati giornali ed emittenti. C’è una fortissima radicalizzazione della lotta politica nella quale come ultras da stadio si ritrovano i partiti in campo. Sta tramontando su questa spinta l’ortodossia e il distacco del giornalismo indipendente anche nella patria di questo”.

Ce la farà Obama? “Solo se riuscirà a far capire che tutto quello che non va non può essere ascrivibile a lui: insomma il problema di ogni politico di rilievo nelle crisi economiche”.

Il dibattito nell’Aula Magna è stato seguitissimo, introdotto dal presidente del Rotary maceratese, Massimiliano Fraticelli, dal pro-rettore dell’Università, prof. Marisa Rosa Borraccini e dal collega e docente dell’Accademia di Belle Arti, prof. Pierfrancesco Giannangeli che ha ben diretto e moderato i vari interventi suggerendo anche elementi critici e ‘suggestioni’ di ampio respiro, tratte dal contesto europeo e francese in particolare.

(foto Cronache Maceratesi, vietata la riproduzione)

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