Ville, bar, un ristorante e auto di lusso, quote societarie di 11 società di capitali, la disponibilità di 15 conti correnti bancari e una movimentazione di 60 milioni di euro in 10 anni.
Sessanta milioni di euro di denaro riciclato movimentati su 15 conti correnti intestati a prestanome, così come le quote di 11 società attive fra Marche, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia e Sardegna. Ville, esercizi commerciali, terreni e auto di lusso, tutto nella disponibilità di un pregiudicato che dal 1992 al 2011 non ha mai presentato la dichiarazione dei redditi. Sono numeri e modus operandi della criminalità organizzata, ma nell’operazione ‘Great Tower’ condotta dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Ancona-Gruppo investigativo sulla criminalità organizzata, mafia e camorra non c’entrano. Anche se i finanzieri hanno sequestrato beni per 2 milioni di euro in forza della normativa antimafia, attività e immobili che ora, affidati ad un amministratore giudiziario, entreranno a far parte del patrimonio dell’Agenzia nazionale dei beni sequestrati alla mafia.
Al centro della truffa e del riciclaggio ci sono un pregiudicato fermano di 66 anni, E. P., e suo figlio, più altri 27 soggetti, in gran parte prestanomi: parenti, amici e disoccupati a caccia di soldi. Tutti sono stati denunciati alla procura della Repubblica di Macerata, titolare dell’inchiesta, per reati che vanno dall’associazione per delinquere finalizzata alla truffa, al riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori, con il sequestro contestuale di tre abitazioni, compresa una villa con torrione antico, un bar e una pizzeria-ristorante molto noti a Fermo, 9 vetture (fra cui una Porche Carrera), un terreno, e saldi attivi di 15 conti correnti accesi in filiali di istituti di credito nazionali a Civitanova, Osimo, Ascoli, Montecassiano e Pedaso nelle Marche, e in Emilia Romagna, a Ferrara.
Proprio i funzionari di nove banche, hanno spiegato in una conferenza stampa ad Ancona il comandante del Nucleo di Polizia Tributaria col. Gianluca Filippi e il col. Gianfranco Lucignano, che dirige il Gruppo investigativo criminalità organizzata, sono stati sanzionati per aver omesso di segnalare operazioni sospette per un ammontare di 3,7 milioni di euro. Un altro istituto di credito invece ha avvertito la Banca d’Italia, come prevede la legge, dando il via alle indagini. Secondo gli investigatori, E. P., già condannato per reati associativi connessi a truffe all’Erario e indebiti rimborsi Iva, e interdetto dall’esercizio di attività amministrative, continuava a gestire i propri affari come nulla fosse, attraverso società ‘cassafortè intestate a prestanomi. Una quarantina gli uomini della Gdf che stamani hanno proceduto ai sequestri nelle cinque regioni, portando via anche altre due auto di lusso, quadri, orologi di valore.
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Questo signore HA FREQUENTATO LA STESSA SCUOLA DEI POLITICI ITALIANI………
ben detto la scuola e quella
Si la scuola era quella con il fatto pero’ che i politici sono stipendiati con i nostri soldi e pagati da noi per fare il nostro interesse. Ma secondo voi chi e’ il ladro uno che evade le tasse o uno Stato che ti mette il 55% di imposte dirette piu il 21% di IVA e che non ti manderà piu in pensione ma comunque te la devi pagare e un consigliere regionale che guadagna 6.000 euro e che non ha mai lavorato in vita sua?
Se fosse stato un “genio” come voi dite, avrebbe messo su una centrale a Biogas, vivendo legalmente a casa sua a spese di noi, poveri fessi.
Vorrei che la Finanza e l’agenzia delle entrate ci illuminassero sui loro metodi di caccia agli evasori, visto che ci hanno messo 20 anni per identificare un evasore totale
se questo avesse rubato due polli di sicuro pubblicavano il nome e cognome
Concordo con Alessandro Rossignoli, in un paese in cui si continua a pronunciare il peccato e non il peccatore, sapendo che con tre pater due ave e gloria si ha anche l’assoluzione, chi vuoi che non tenti la sorte, a partire dai politici e non solo.