Caccia al capriolo:
“Assordante il silenzio della politica”

Milko Morichetti critica anche la Provincia: "che bisogno c'era di farla iniziare adesso?"
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capriolo

“Non si dicono mai tante bugie quante se ne dicono prima delle elezioni, durante una guerra e dopo la caccia” affermava Otto Von Bismarck un paio di secoli fa, descrivendo benissimo le condizioni che caratterizzano per molti versi anche la politica dei nostri giorni, una politica sempre più inesistente o incline allo stato selvaggio.
Sono passati 20 anni dall’approvazione della Legge 157/92 a tutela della fauna selvatica, ma l’approccio alla gestione del patrimonio faunistico non sembra essere cambiato di molto. La fauna selvatica, fuori dalle aree protette, viene gestita esclusivamente in funzione dell’attività venatoria e non a favore della sua salvaguardia, come predisposto dalla legge. Negli ultimi tempi, la situazione nella nostra Provincia è addirittura peggiorata. L’Amministrazione Provinciale di Macerata ha approvato l’apertura della caccia al capriolo – per i maschi, le femmine e addirittura anche ai cuccioli – con una semplice determina del dirigente del Settore Ambiente, dopo che la Giunta aveva respinto qualche giorno prima l’approvazione di una delibera con cui si consentiva, per la prima volta, la caccia al capriolo. Questo atto rappresenta sicuramente uno dei punti più bassi raggiunti nel settore delle politiche ambientali in questo territorio. Questo non perché riteniamo che la gestione della fauna selvatica sia il problema principale del territorio maceratese, nonostante rivesta una sua indiscutibile importanza, ma perché questa decisione non ha nessuna motivazione logica e politica, storica e identitaria, nessuna motivazione ambientale e tecnico-scientifica, ma è finalizzata ad essere soltanto una licenza per uccidere, talaltro, a quanto pare, senza che ci sia stato il minimo confronto politico fra gli amministratori provinciali.

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Il presidente della Provincia Antonio Pettinari

Che urgenza c’era di avviare questo tipo di caccia con una semplice determina del dirigente, immediatamente esecutiva, e non aspettare che la Giunta Provinciale si pronunciasse nuovamente per discutere e verificare quanto richiesto nelle seduta precedente? Forse dopo l’ultima seduta della Giunta si è scatenata un’invasione massiccia di caprioli sul territorio maceratese da dover intervenire senza indugio con gli abbattimenti? La decisione è avvenuta sulla base dell’accertamento di una diminuzione della popolazione risultata inferiore di sette o otto volte a quella naturale che annualmente si registra nel periodo invernale. Inoltre, le condizioni ambientali sono ulteriormente peggiorate con la stagione estiva che ha fatto registrare livelli di siccità anche questi fra i massimi storici, come dichiara l’ISPRA (Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale) con un documento datato 23 agosto 2012 ed avente per oggetto “Limitazioni dell’attività venatoria in relazione alla situazione climatica esistente”. I caprioli non recano  danni alle coltivazioni agricole (sembra non sia stata presentata nessuna richiesta di risarcimento danni alle coltivazioni nel maceratese) e non risultano pericolosi per la salute dell’uomo. Gli incidenti stradali determinati da questa specie sul territorio maceratese risultano contenuti. Tuttavia, ammesso che gli animali avessero un’incidenza sulle problematiche su dette, i provvedimenti vanno in tutt’altra direzione rispetto a quella del controllo della popolazione dei caprioli, infatti, si parla esclusivamente di tutela della specie. Come a dire che per tutelare la specie del capriolo, l’unica misura che adottiamo è quella di consentire di sparargli! Di particolare gravità, inoltre, appare la decisione di consentire l’apertura della caccia non nel periodo classico della stagione venatoria, ma di estenderlo nei mesi di gennaio, febbraio, marzo, agosto, settembre e ottobre. Questo significa, tra le altre cose, che è consentito sparare anche durante il maggior periodo delle pratiche agricole e delle escursioni da parte di cittadini e turisti, aumentando di conseguenza, la possibilità di incidenti alle persone, come dimostrato dai frequenti avvenimenti riportati dalla cronaca. A fronte di tutto questo, il silenzio delle forze politiche risulta ancora più assordante degli stessi spari di fucile dei cacciatori. L’annullamento delle determina e non approvare la delibera sulla caccia al capriolo, riteniamo sia un azione doverosa ai fini normativi e un gesto di buon senso per ristabilire un equilibrio sociale e politico, accogliere pienamente le disposizioni in materie di conservazione e gestione della fauna selvatica basate su criteri scientifici, nonché, un atto di responsabilità verso le generazioni future”.



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