di Gabor Bonifazi
“Sono solito rispondere scherzosamente agli amici che chiedono le mie origini, che io sono nato come Venere dalla spuma del mare, che ho origini classiche sì, ma povere”. Ecco come Attilio Moroni ricordava le sue origini di “portolotto”, nonostante che il mare del Rio della Plata l’avesse staccato completamente dall’affetto paterno e reso orfano. Ora, a ventisei anni dalla scomparsa, che resta del Magnifico Rettore dell’Università di Macerata? A Porto Recanati, dove il monsignore ha lasciato orfani alcuni seguaci, rimane l’intitolazione della Pinacoteca, un monumento all’ancora e una lapide affissa sulla parete di una palazzina che si affaccia in via Garibaldi. All’Università c’è il ritratto che si fece dipingere dal celebre Ulisse Sartini per restare mentre alle Grazie di Recanati vi sono ancora le tracce di quella sua villetta che volle lasciare all’Opus Dei, ormai inglobata da nuove costruzioni. Al “panta rei” di Eraclito l’altro giorno si è innalzata una voce che mi ha fatto ricordare di quel controverso personaggio qual era il buon Moroni: “Dio ci salvi dagli errori e dalla fava di don Moroni”.
Era la voce di un vecchio goliarda di San Severino. Anche a noi piace ricordarlo come prof. di Diritto ecclesiastico, e inoltre come amante del mare e gran benefattore delle donne di Recanati e Porto Recanati.
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