Sette aziende sospese e venti lavoratori in nero nelle attività ispezionate. E’ questo il bilancio dell’attività di vigilanza degli Ispettori del Lavoro e del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro della Direzione Territoriale del Lavoro di Macerata impegnati a contrasto del lavoro sommerso e irregolare messa in atto nella seconda metà di aprile.
Nel contesto di una campagna mirata alla scoperta del lavoro totalmente sommerso, sono state ispezionate otto aziende (di cui 2 italiane, 1 pakistana e 5 cinesi), del settore manifatturiero (tessile, pelli e calzature) e per sette di queste sono scattati altrettanti provvedimenti di sospensione per l’elevata concentrazione di lavoro nero.
Le ispezioni sono state coordinate dal Direttore Pierluigi Rausei, e operativamente diretti dal responsabile del Servizio Ispezione Lavoro, Maurizio Battistelli e dal Comandante del Nucleo Carabinieri Ispettorato Lavoro, Giuseppe Vitulli, e hanno visto coinvolti gli Ispettori del Lavoro della DTL e lo stesso militare del NIL.
A Montelupone, in un tomaificio italiano, sono stati trovati intenti al lavoro 19 lavoratori di cui 5 totalmente “in nero”. A Monte San Giusto, sono stati ispezionati un tomaificio italiano dove sono stati trovati 3 lavoratori tutti non in regola e totalmente “in nero” e nella seconda azienda i lavoratori in regola erano 4 mentre un operaio risultava “in nero”. Per i datori di lavoro è scattata immediatamente la sospensione dell’attività imprenditoriale, revocata solo a seguito di regolarizzazione di tutti i lavoratori non regolari e di pagamento della sanzione. Sempre a Monte San Giusto gli ispettori hanno controllato un borsettificio a titolarità cinese nel quale stati trovati due lavoratori totalmente “in nero”, in questo caso il datore di lavoro è tuttora sospeso con impedimento a svolgere le proprie attività. A Treia sono stati ispezionati due laboratori di confezioni abbigliamento, entrambi a titolarità cinese. Nella prima azienda, che si occupa di confezione di abiti da uomo per un brand di fama nazionale sono stati trovati 4 lavoratori “in nero” su 5 presenti; nel secondo laboratorio, dedito alla produzione di jeans per una nota griffe di livello nazionale, entrambi i lavoratori occupati e trovati intenti al lavoro erano “in nero”. Tutte e due le imprese treiesi sono state sospese dall’attività per la rilevanza del lavoro sommerso, ma soltanto la seconda ha ottenuto la revoca della sospensione per regolarizzazione dei due lavoratori e pagamento delle sanzioni, l’altro laboratorio, invece, rimane tuttora sospeso. A Recanati è stato sospeso il titolare di un laboratorio di confezioni abbigliamento, a titolarità cinese, occupato nella produzione di jeans, nel quale sono stati trovati intenti al lavoro 2 lavoratori tutti e due non in regola in quanto totalmente “in nero”. A Porto Recanati la situazione meno grave, in un suolificio a titolarità pachistana, su 11 lavoratori intenti al lavoro soltanto uno è stato trovato “in nero”.
Complessivamente, dunque, sono stati trovati intenti al lavoro 20 lavoratori completamente in nero su 49 occupati dalle aziende ispezionate, per una percentuale di sommerso pari al 40,82%.Sono 7 le aziende che sono state sospese di queste in 4 hanno provveduto alla integrale regolarizzazione delle posizioni lavorative irregolari procedendo alla richiesta di revoca del provvedimento di sospensione con pagamento di 6.000 euro per sanzioni. Ulteriori sanzioni amministrative saranno irrogate nelle prossime settimane, con particolare riguardo alla maxisanzione contro il lavoro sommerso che prevede il pagamento della somma di 3000 euro per ciascun lavoratore “in nero” che non sia stato regolarizzato e di 1500 euro per ciascun lavoratore “in nero” regolarizzato.
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ringraziamo il signor monti … non si rende ancora conto che le persone ,,, stanno morendo e non solo di fame …. berlusconi ci ha provato … monti ce la fa’ … ad affossarci …
Al Signor Properzi mi permetto solo dire che in 45 anni di esprienza nel settore manufatturiero nel fermano e nel maceratese (in qualità di impiegato amministrativo) le ispezioni nelle ditte ci sono sempre state e non mi risulta che si siano verificate su mandato dei governi pro-tempore, e quindi non credo, che le ispezioni attuali siano ispirate da Berlusconi e tantomeno da Monti. Se sono stati trovati lavoratori in nero la colpa è solo “DELL’ONESTA’ DEI DATORI DI LAVORO” che approfittano dello stato di bisogno di alcune persone accusando poi le Istituzioni nel caso di mancata assistenza sanitaria e previdenziale del lavoratore.
Siccome tutta la stampa pubblicizza sempre queste notizie con tempestività ed enfasi perché non si pubblicano anche i nomi di questi “EMERITI SIGNORI” che non credo possano essere considerati “BENEFATTORI DELLA CLASSE OPERAIA”? E i sindacati in queste occasioni cosa fanno? Quasi sicuramente danno ragione ai datori di lavoro perché gli Ispettori sono solo degli sbirri mandati da………. Diamo a Cesare……………………
Credo che si stia confondendo la zuppa per pan bagnato: se leggete a parte i controlli a monte san giusto per il resto sono cinesi e pachistani…e chi bazzica il settore sa che la stragrande maggioranza delle aziende è irregolare e che graIe a questa irregolarità fanno concorrenza sleale facendo chiudere molti artigiani locali.
Se solo le leggi funzionassero in Italia non ci sarebbe bisogno di infangare Popoli. La concorrenza deve esserci, pur nei limiti, l’economia è cambiata ed è a scala Mondiale. Oggi più che mai bisogna regolarizzare il tutto con leggi atte a regolamentare il mercato, certo senza svalutare e distruggere l’artigianato (che a mio parere è una delle cose che è più invidiata dell’ Italia) .
Questi fatti, come quello dell’ articolo, accadono perché la nostra elité politica lo permette.