“Nelle misure di liberalizzazione troviamo un indebolimento del servizio farmaceutico senza vantaggi per l’economia, essendo in presenza di un mercato in cui la domanda non cresce in funzione dell’offerta. L’Ordine dei Farmacisti ha sempre sostenuto che il servizio andasse ammodernato, ma di questo non vi è traccia”. Lo ha detto Luciano Diomedi, presidente dell’Ordine dei Farmacisti della provincia di Macerata, nel corso dell’assemblea annuale degli iscritti, tenutasi quest’anno al castello Malleus di Recanati. Secondo Diomedi, dal Decreto “si attendevano altri interventi come la dispensazione dei farmaci innovativi in farmacia, la riforma della remunerazione del farmacista, lo sviluppo di nuovi servizi e l’integrazione nell’assistenza territoriale”. Poi, giudizio critico anche per la liberalizzazione degli orari. “Essa, di fatto, porterà alla scomparsa del servizio notturno – ha spiegato Diomedi – sostituendo un sistema che permetteva di individuare con certezza le farmacie aperte con un altro in cui il cittadino dovrà cercare, volta per volta, la farmacia in servizio. Rimangono, invece, intatte tutte le anomalie che negli ultimi anni hanno minato il servizio farmaceutico: dalla presenza di un secondo canale per la vendita del farmaco fino all’indiscriminato ricorso alla distribuzione diretta da parte di Aziende sanitarie e ospedali di tutti i farmaci innovativi”. Altro passaggio “caldo” sull’articolo 11 del Decreto. “E’ palese – ha detto Diomedi – la contraddittorietà del testo perché, da un lato, si dice che viene abolita la pianta organica, dall’altro si sottolinea che, per assicurare l’uniformità del servizio, i Comuni devono individuare ambiti geografici per l’apertura delle nuove sedi. In pratica si torna a una regolazione”.
Ecco, allora, dove i Comuni maceratesi (in cui il numero di abitanti consente l’apertura di nuove farmacie) hanno individuato l’ubicazione delle future sedi. Civitanova (2 sedi): area nord quartiere Quattro Marine e area centro-ovest in zona Coop. Corridonia (2): frazione Colbuccaro e frazione San Claudio. Macerata (1): quartiere delle Tre vie. Matelica (1): quartiere San Rocco. Morrovalle (1): zona Trodica est (direzione Morrovalle), lungo l’ex strada statale Maceratese 485. Porto Recanati (2): Santa Maria in Potenza, a sud della città, nei pressi del bivio Spregina, e quartiere Montarice. Potenza Picena (1): zona sud della frazione di Porto Potenza. Recanati (2): zona Fonti di San Lorenzo e zona rione Mercato. San Severino (1): rinuncia alla nuova sede. Tolentino (1): viale Trento e Trieste.
All’assemblea è intervenuto anche l’onorevole Remigio Ceroni, mentre l’assessore Daniele Massaccesi ha portato il saluto del Comune di Recanati. A margine, sono stati premiati i farmacisti con 25 e 50 anni di iscrizione all’Albo e i neoiscritti.
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Credo che l’amministrazione di Civitanova dovrebbe valutare meglio come individuare le aree per le due farmacie di nuova apertura nel nostro COMUNE. Il quartiere di SAN MARONE non può reggere economicamente due farmacie, anche perchè SANTA MARIA APPARENTE attrae una parte di SAN MARONE, bisognerebbe valutare la popolazione di SAN MARONE .
mi auguro solo che gli orari di apertura siano più elastici … ma come si fa ad aprire una farmacia alle 16.30/16.45???? a quell’ora possono aprire i negozi di abbigliamento … una farmacia è al servizio del cittadino e deve avere degli orari di apertura più lunghi ….. non possiamo star male dalle 5 del pomeriggio …
Gentile Cristina Rapacci,
ha talmente ragione che fino all’entrata in vigore del recentissimo decreto liberalizzazioni, proprio per le motivazioni da lei addotte, era previsto che una farmacia fosse costantemente aperta h24 per garantire la reperibilità del farmaco e la costanza del servizio.
Da ora in poi…chissà? Io non credo che i nostri amici farmacisti faranno a gara per garantire l’apertura che so la notte di natale oppure il giorno di ferragosto….il paradosso di queste nuove norme che avrebbero, e sottolineo avrebbero, dovuto favorire i cittadini , rischia di essere quello che obbligherà gli stessi o ad un lungo pellegrinaggio per trovare qualche farmacia aperta oppure a rivolgersi, ahimè, al pronto soccorso in casi in cui si sarebbe potuto evitare.
Se poi l’orientamento sarà comunque quello di fare obbligo di garantire turni in nome di un (sacrosanto) diritto alla salute e del fatto che le farmacie effettuano un “servizio di pubblica utilità” allora delle due l’una: o esercizio commerciali che sottostanno alle leggi del mercato (io apro come e quando mi pare in funzione delle mia redditività) oppure servizi di pubblica utilità che in quanto tali non possono essere equiparati (e lo dico con il massimo rispetto) ad un centro commerciale perché la salute non sia un bene di consumo!
Purtroppo nella nostra italietta (anche di Monti) riusciamo a fare solo cose a metà….