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La lapide scomparsa

Ricordava un luogo di memoria storica lungo via dei Velini

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Chiesa-della-Piet%C3%A0-300x225di Gabor Bonifazi

Non c’è dubbio che, in assenza di nuovi contributi, le celebrazioni del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia stanno per finire un po’ ovunque con una noia pazzesca.  Così è stato anche a Macerata dove, nonostante tanta retorica, figlia di quella cultura migrante sempre più verso le sagre, non si è riusciti neanche a riaprire quel raro e prezioso Museo del Risorgimento chiuso da tempo immemorabile. Anzi abbiamo addirittura perso una lapide che ricordava un luogo di memoria storica lungo via dei Velini: la chiesa della Pietà. Infatti narrano gli storici che una delle due cripte (?) della chiesa della Pietà dovrebbe conservare le ossa di un numero imprecisato di soldati piemontesi e papalini caduti nella battaglia di Castelfidardo. L’avvenimento era ricordato con una lapide, recentemente scomparsa, che il comitato maceratese dell’Istituto di storia del Risorgimento italiano aveva fatto apporre sulla facciata della chiesuola, in occasione del Centenario dell’Unità d’Italia. Lo stesso avvenimento fu ricordato anche con il discorso dell’8 dicembre 1960, dell’allora sindaco Arnaldo Marconi (l’unico a cui non è stata ancora intitolata una via!). Il discorso integrale pubblicato da Il Resto del Carlino è stato ripreso dallo storico Maurizio Nati in “La chiesa di santa Maria della Pietà”: «In un meriggio settembrino del lontano 1860 mani pietose composero, in questa modesta navata, le spoglie di tanti giovani che avevano offerto la loro esistenza nella battaglia di Castelfidardo. Erano bersaglieri, erano fanti piemontesi, erano irlandesi, erano zuavi pontifici affratellati nella morte (…) Fu felice la scelta dei nostri padri che vollero seppellire in questo luogo, senza retorica La-Piet%C3%A0-con-lapide-300x189vuota, gli ignoti caduti. Una chiesetta raramente ufficiata, posta – allora – in mezzo ai campi, con piccolo sagrato erboso, una povera campanetta sul minuscolo campanile a vela. Ma il piccolo tempio è illuminato da quell’affresco – attribuito tradizionalmente a Pellegrino Tibaldi – che gli dà il titolo: <La Pietà>. In questa solitudine, svanita ogni <ira nemica>, questi poveri morti riposano vegliati dall’immagine della Vergine che depone nel sepolcro l’Uomo-Dio. La pietà umana è accomunata alla Pietà divina».

Ora non ci rimane che ritrovare la lapide e così risolvere il giallo.



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