Millecinquecento anni fa l’imperatore Giustiniano sentenziò che le parole debbono corrispondere alle cose (“Nomina sunt consequentia rerum”) e che usare le parole secondo il loro vero significato è segno di equilibrio morale e onestà intellettuale. Ma per astuto e demagogico infingimento la politica – specialmente la politica attuale – è venuta meno a questo principio e ama abbandonarsi a un uso distorto delle parole, piegandole a significati che esse non hanno o addirittura sono l’opposto di ciò che esse, per loro natura, dovrebbero indicare. Così è accaduto che nel secolo scorso la parola “libertà” fu utilizzata per nascondere la più atroce delle schiavitù (“Il lavoro rende liberi”, era scritto sul cancello di Auschwitz”). E così, oggi, la guerra si chiama “pace” e l’ingiustizia – le leggi ad personam – si chiama “giustizia”. E pur pacatissime divergenze di opinione si chiamano “lite”, una parola, questa, che a rigor di vocabolario, dovrebbe indicare “violento contrasto con ingiurie e offese”. Povero Giustiniano, la tua luminosa saggezza s’è persa e stiamo diventando sempre meno civili. Ed è proprio per denunciare i guasti etici ed estetici di un simile andazzo che lo scrittore Gianrico Carofiglio ha dato alle stampe un libro di successo intitolato “La manomissione delle parole”.
Ma veniamo a noi. Che significa, in politica, la parola “verifica”? Ce lo dice lo Zingarelli: “Incontro tra i rappresentanti di una coalizione per accertare se esiste ancora la volontà di proseguire la collaborazione”. Bene. Ora è noto che da un paio di settimane è in corso, a Macerata, una cosiddetta “verifica” fra le forze che compongono la maggioranza comunale: Partito democratico, Italia dei valori, Pensare Macerata, Comunisti italiani, Sinistra per Macerata, Rifondazione comunista e Verdi. Ben sette gruppi, dunque, fra i quali sarebbe naturale che coll’andar dei mesi fossero emerse posizioni non sempre identiche sul programma e la sua attuazione, e che, di conseguenza, fosse sorta l’esigenza di una “verifica” per farsi domande, darsi risposte, individuare eventuali difficoltà, superarle con un più avanzato accordo fra orientamenti diversi e riprendere con rinnovata lena il cammino iniziato dopo la vittoria alle elezioni dell’anno scorso.
Niente. Il documento della “verifica” firmato da tutti (un documento chissà perché riservato, tanto che la sua pubblicazione su Cronache Maceratesi è stata un autentico scoop e ha indispettito qualcuno) testimonia infatti che fra le componenti di questa maggioranza c’è un’intesa piena e assoluta, un’intesa che denota una compattezza davvero unica in Italia a livello provinciale, regionale e nazionale, dove le coalizioni sono costantemente alle prese con ripensamenti, critiche interne e mal di pancia. Meglio così.
Ma su quali argomenti si fonda, a Macerata, una concordia a tal punto stupefacente? Sui temi economici, sociali e infrastrutturali della città? Sui limiti delle risorse comunali dopo i tagli del governo? Sugli effetti della crisi economica? Sulle esigenze e le aspettative dei cittadini? No, di questo il documento non parla, se non di sfuggita. Una compattezza così straordinaria riguarda un’altra cosa: la denuncia – unanime, esplicita, ferma – degli errori del sindaco Carancini nella composizione della giunta e nelle scelte per le nomine delle aziende partecipate.
Ma allora non è una verifica, è qualcos’altro. Vale a dire un processo “contra personam”. E se i nomi debbono corrispondere alle cose, finiamola di chiamarla verifica e chiamiamola come Dio (e Giustiniano) comanda: processo con sette pubblici ministeri, un imputato e nessun difensore.
Le accuse? Una raffica che occupa ben nove delle dieci pagine del documento. Prima accusa: gli assessori voluti da Carancini non sono stati “espressi o indicati dalle aree politiche della maggioranza, in alcuni casi anche in modo contrastante coi suggerimenti e le indicazioni di alcune forze politiche”. Seconda accusa: questa impostazione “non ha prodotto risultati positivi anche nel campo delle designazioni per enti e società partecipate, creando una situazione di squilibrio rispetto ai risultati elettorali”. Terza accusa: la realizzazione del programma di coalizione è ferma anche per “la poca esperienza amministrativa di parte degli assessori” (col conseguente “auspicio che sia possibile apportare qualche correttivo”). Quarta accusa: Carancini e la sua giunta hanno mostrato “diffidenza e dissenso per le iniziative di singoli consiglieri comunali di maggioranza” (neanche un cenno alla metodica azione di disturbo portata avanti dalla commissione urbanistica), determinando un “vulnus nel tessuto democratico e rappresentativo”. Quinta accusa: l’azione di Carancini e della giunta “non è stata sempre trasparente”. Sesta accusa, che rafforza la terza: “alcuni assessori hanno capacità amministrativa, ma altri presentano timidezze operative, carenze nella elaborazione pratica, prevalente individualismo, assenza di collegialità”. Settima accusa, che rafforza la prima: la giunta non è “rappresentativa di tutte le forze di maggioranza”. Ottava accusa: le “priorità programmatiche non possono essere decise esclusivamente dal sindaco e dalla giunta”. Nona accusa: le nomine nei consigli di amministrazione delle partecipate “debbono essere espressione delle diverse realtà dell’attuale maggioranza politica e occorre un riadeguamento delle rispettive presenze in ragione del risultato elettorale”. Decima accusa: considerando l’importanza del settore dell’urbanistica (il vero punto dolente?), il sindaco si spogli di tale compito e lo “attribuisca a uno specifico assessore” (un uomo dell’ apparato pre-Carancini cui affidare anche il ruolo di vicesindaco?).
Un cauto cenno a qualche dissapore intestino viene fuori soltanto sulla quota di potere – da alcuni giudicata eccessiva – del Pd, al quale appartengono il sindaco, il vicesindaco e il presidente del consiglio. E il Pd sembra replicare – ma molto sommessamente, per non incrinare quell’unanimità – con l’argomento di aver ricevuto dall’elettorato ben 14 dei 24 consiglieri della maggioranza. Anche dal Pd, comunque, nessuna pur parziale difesa dell’operato di Carancini (c’è stata, è vero, la successiva uscita pubblica di nove esponenti di rilievo che nel pronunciarsi contro quel documento si sono definiti, non a caso, “l’altro Pd”).
Soltanto accuse, dunque, che possiamo ricondurre a una: il sindaco è un autocrate, si comporta da dittatore, si sottrae al dovere di misurarsi con le legittime istanze della coalizione. E qual è la condanna prevista da siffatto processo? Che lui si pieghi alla volontà dei sette gruppi, gruppetti e gruppuscoli del proprio schieramento, soprattutto concedendo loro posti in giunta e nelle partecipate, il che, fra l’altro, rischia di essere indicativo della non elevata qualità politica delle intenzioni e delle richieste. Insomma, tanti saluti alla “nuova storia” – giovani, donne, società civile, più autonomia dai partiti – e un bentornato alle centellinate regole consociative della storia vecchia, compreso lo spettro del Manuale Cencelli.
Intendiamoci, non voglio dire quelle accuse siano infondate, né che l’invocata condanna non corrisponda a una reale esigenza di maggiore democraticità negli assetti del potere comunale, né che la “nuova storia” caranciniana non presenti problemi di autoreferenzialità e di troppo scarsa attitudine al confronto democratico. Non frequentando le stanze del potere e ignorandone i segreti (pochi e contraddittori sono i fatti venuti alla luce, con la perdurante ambiguità fra trabocchetti, sgambetti, dispettucci e finti proclami di sostegno al sindaco), mi astengo dal prendere una posizione precisa. Dico soltanto che questa non è una “verifica” ma è un severo“processo”, e come tale l’opinione pubblica deve valutarlo, rilevando che nelle carte accusatorie non si dà spazio ad alcuna pur fievole e isolata voce a discarico (strano, per un processo), e che al tirar delle somme tutto si riduce alla perentoria richiesta di una diversa distribuzione di incarichi, e che, alla fin fine, il documento è un inno agli stili della politica del passato, in un mondo – Macerata compresa – dove la voglia del nuovo sta diventando un fiume in piena.
Ora aspettiamo le ragioni di Carancini, che le esporrà – pare- a settembre. E saranno le sole ragioni a difesa, di lui per se stesso. Normale? Tutto è normale, oggigiorno, anche l’anormalità. E sia. Ma almeno si rinunci all’ipocrisia di chiamare le cose con furbastri eufemismi per mettere una maschera dolce a una realtà forse amara. Mi rendo conto che la parola “verifica” è una comoda vernice, perché, lasciando supporre un inesistente un dibattito leale, aperto e privo di certezze precostituite, offre l’immagine, falsa, di una politica seria e dignitosa. Ma via, stavolta la parola esatta è “processo”, fra l’altro con una sentenza che sembra già scritta. E allora? Capisco di sognare l’impossibile, ma sarebbe decoroso che le parti in causa – tutte, i sette accusatori e l’unico accusato – riflettessero sulle conseguenze di questa situazione e se ne assumessero la responsabilità di fronte alla cittadinanza.
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CHI E’ CAUSA DEL SUO MAL PIANGA SE STESSO
Caro LIUTI, forse questa sara’ la sentenza immediata e definitiva per l’ imputato !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
La solita solfa. Si dice alla nuora affinché la suocera intenda che è sempre meglio una giunta sgangherata che correre il pericolo di una di centro destra.
Con la differenza, di non poco conto, che i PM rappresentano lo stato e difendono le vittime; i PM improvvisati nostrani rappresentano loro stessi e le proprie ambizioni-egoismi. Non ho sentito alcun elettore appoggiare questa iniziativa tanto che, a conti fatti, Carancini e’ meno solo della propria maggioranza.
La situazione è grave ma anche seria rovesciando Flaiano!!! Sempre magistrale prof. Liuti!
L’armata di Brancaleone
s’avanza confusa e bociante,
bramosa di dare lezione
all’Alcade sordo e arrogante.
Carancio l’attende a pié fermo
in limine domus, sul soglio,
già pronto alla pugna, a far schermo,
a frangere l’onda allo scoglio.
L’adesca con arme appropriate,
con semi gustosi e panìco,
suadente dispensa a manciate
becchime all’edace nemico.
D’incanto s’ammutan gli strilli,
si chinano dorsi al sovrano,
s’ammainan bandiere e vessilli,
al prence si bacia la mano.
Risale silente la truppa
le valli discese in baldanza:
un tozzo di pane e una zuppa
ne sazianano spirito e panza.
Riposte le pive nel sacco,
percetto lo pascol bramato,
s’accinge a farne un bivacco
e brucare felice quel prato.
Talune volte non comprendo proprio quali siano i motivi che spingono CM a scendere nell’agone politico e fare il tifo ora per questo ora per quello, come mi sembra avvenga nel caso di questo articolo.
La situazione politica macratese è ben più complessa di quanto l’eccellente Liuti tende a semplificare…. E con questa semplificazione, a mio avviso, si corre il rischio di finire un piano inclinato dove, poi, inevitabilmente si pende da una parte.
Già il titolo dell’articolo (“Serena verifica? No, duro processo”) e l’inizio dello stesso (dopo il richiamo a Giustiniano e il volo sopra Auschwitz) sembrano delineare un dualismo semplificato: c’è un imputato (che nessuno sembra difendre) e 7 accusatori, che quasi sembrano uscire fuori da un quadro dei processi stalinisti.
Quindi non si potrebbe che parteggiare per l’imputato, visto che sembrerebbe essere stato lasciato solo a scontrarsi con un branco di lupi famelici….
Solo a margine si viene a sapere che alcuni “esponenti di rilievo” ( ??), all’interno del Pd, sembrerebbero propendere per altri percorsi politici (rispetto a quanto sta avvenendo)
Ma complessivamente lo scenario che delinea Liuti è del “uno contro tutti”….
E nel delineare l’impianto accusatorio (i 10 punti) Liuti appiccica al Sindaco l’etichetta di “autocrate, si comporta da dittatore, si sottrae al dovere di misurarsi con le legittime istanze della coalizione”.
Ma poichè il Sindaco, pur accentrando molto, non è un dittatore e non si sottrae al confronto ecco che, di riflesso, i 10 capi di accusa automaticamente diventano inconsistenti…
Ma il punto è sostanzialmente proprio questo: non vi è nessun processo, ma appunto una verifica politica, che vorrebbe essere fatta passare per una forca caudina contro il Sindaco.
E proprio perchè è una verifica “politica” bisogna rendersi conto che non si può seguire pedissequamente quello che dice il dizionario; proprio perchè in politica non sempre la parola intende il preciso significato italiano.
Ogni verifica politica è uno scontro: si contrappongono diversi modi di veder e di fare, di pensare e di organizzare.
Una verifica politica, nonostante i sorrisi e gli inviti ad essere costruttivi, non è un andare a raccogliere le margherite (come si vorrebbe far sembrare) ma è un incontro di pugilato dove, non raramente, arrivano un sacco di colpi sottola cintura….
….E dove, alla fine, si costruiscono o ricostruiscono diversi rapporti di forza all’interno della coalizione e dei singli partiti e dove può capitare (ed anzi capita spesso) che lungo il percorso le posizioni mutino…
….Qualcuno cambia schieramento, qualcuno viene irretito (o proprio comprato), qualcuno non cambia idea e alcuni sparano grossi calibri perchè sanno che, alla fine, ci sarà una soluzione di compromesso e quindi sanno benissimo che per avere 20 si deve sparare 100 perchè sparare 40 non basta….
… E poi non è detto che non si apra un confronto sull’Assessorato ma in realtà la caccia è ad una diversa poltrona oppure non si chiami in causa un problema quando in realtà (sottobanco) se ne vuole risolvere un’altro.
Ed anche nella chiusa, mi sembra, che Liuti continui a scivolare su questo piano inclinato: se erano saltati i presupposti per continuare ad avere Carancini Sindco non ci sarebbe stata verifica di sorta… Quindi nulla è stato ancora definitivamente scritto e nessuna decisione finale è stata ancora presa.
Probabilmente il Sindco verrà posto “sotto tutela” (in quanto ha ampiamente dimostrato di andare spesso per conto sui facendo finta di non ascoltare le tante voci ed i tanti lamenti che provengono dalla sua maggioranza) e quindi almeno in una prima fase proveranno a depotenziare Carancini.
Ma non è detto che ci riescano (ci sono pezzi di opposizione che sono pronti all’astensione costruttiva oppure pronti a assenze strategiche inc aso di voto) e non è nemmeno detto che il Sindaco, ricevendo una tavola da surf sul’arcata superiore dei denti, non cmprenda che forse, probabilmente, presumibilmente sarebbe meglio dare ascolto a quelli (al’interno della Maggioranza) che di politica e di amministrazionene ne sanno infinitamente molto assai più di lui….
Non dimentichiamo infatti che Carancini non ha fatto il “Candidato Sindaco per caso” e non dimentichiamo che se Carancini era capogruppo Pd all’interno del Pd aveva (ha) degli appoggi poichè non si diventa Capogruppo per sbaglio….
La foto del V-DAY è proprio di cattivo gusto. Un vero Capoluogo deve amministrarsi con un’altra storia, quella romana e nazifascista poi, citate dal Prof. Giancarlo Liuti sono state perdenti e orribili. Il nostro Paese si onora di storie concrete fatte da Uomini politici veri, onesti. Tutti i padri della Costituzione Italiana possono essere portati ad esempio, citiamoli più spesso molti giovani non conoscono la storia politica di Alcide De Gasperi, Palmiro Togliatti, Ferruccio Parri, Luigi Longo e Giorgio La Pira per citarne alcuni. Inoltre se la Democrazia Cristiana ha governato l’Italia per tanto tempo, la benedizione politica degli altri partiti non è certo venuta mai meno. L’Italia da povera è diventata ricca, oggi questa classe politica na sa gestire questo patrimonio. Macerata ne è un esempio, liti sempre liti. Dal 1990 il Comune di Macerata segna il passo, non riesce a progettare e a realizzare il normale sviluppo di una Città Capoluogo. Credo che in Comune di Macerata ci siano ben sedici gruppi politici, non è facile anzi impossibile metterli insieme. Ecco Dott. Liuti il riferimento alla nostra più recente storia, dove proprio come in questo momento cosi delicato, non solo per Macerata ma per l’intera Nazione, non vedo un disastro, ma un futuro migliore e soprattutto di assestamento. Il Sindaco Carancini, non viene dalla scuola democristiana, non sa far remare a tutti, facendo cosi gira a vuoto poi “speriamo che me la cavo”. Il giovane consigliere Guzzini ha chiesto più volte di coinvolgere nel difficiledibattito,anche la minoranza. Quale occasione migliore di questa per lavorare tutti insieme? Romano Carancini cosi facendo può governare per due legislature portando a termine senza problemi: Via Mattei – La pieve (con la Quadrilatero), Parcheggio Rampa Zara, s.p. 77 traversa urbana Sottopasso Ferroviario Colle Vario, Sitema Natatorio di Fonte Scodella e ampliamento Palasport. Quando una maggioranza è forte e determinata può per dieci anni spolicitizzarsi con il consenso confortevole dei cittadini. Questa giunta può scrollarsi di dosso tutto il suo esclusivo malcontento, affrontando con coraggio queste decisioni politiche, I molti giovani eletti in comune sono certo che possono affrontare questa nuova stagione politica per Macerata. Basta crederci, Lei Dott. Luiti con il suo modo di fare giornalisticamente l’ha provocata.
Liuti è il più grande di tutti!!!
Il Liuto è bravo, ma il violino non scherza!
Per gli allenatori che hanno iniziato male la stagione calcistica ci si interroga se mangeranno il panettone, ovvero se riusciranno a completare il girone d’andata che si chiude solitamente dopo le feste natalizie. Per gli amministratori in odore di “esonero” si può traslare il detto con riferimento al piatto tipico maceratese: la mangerà la papera? visto che ormai è già in pentola o quasi, la risposta è si ma a questo punto si pone un problema di digestione. E un piatto pesante quello che attende in tavola il primo cittadino: bollito troppo a lungo!