di Alessandra Pierini
L’Ircr di Macerata diventerà un’Azienda pubblica per i servizi alla persona o una Fondazione? Tutte e due, stando alla delibera proposta dall’amministrazione e discussa ieri pomeriggio nel corso della riunione delle Commissioni Affari Istituzionali e Servizi Sociali.L’atto presentato dall’assessore Stefania Monteverde propone che, alla scadenza del 30 giugno, termine ultimo per la scelta, l’ex Ipab maceratese diventi un ‘azienda pubblica per i servizi alla persona. Sarà poi l’azienda a dotarsi di un ente strumentale previsto dal codice civile, appunto la fondazione, che si occuperà della gestione del patrimonio dell’ente che si aggira sui 30 milioni di euro.
«La Fondazione servirà a garantire il patrimonio – ha spiegato Narciso Ricotta, capogruppo del Pd che ha anche rispostoa quanti sollevavano dubbi in merito alla trasparenza dell’operato della fondazione- starà poi a noi stabilire le linee di indirizzo e dare indicazione sulle modalità di accesso ai documenti e ai processi interni».
Bruno Mandrelli, consigliere Pd, ha definito quello che è stato fatto un ottimo lavoro da parte di tutti: «Si conferma l’azienda pubblicae allo stesso tempo il patrimonio viene gestito da una fondazione, a completa partecipazione comunale e con amministratori nominati dal Comune. Lo scopo chiaro della Fondazione è solo quello di devolvere le rendite all’azienda proprio come accade oggi».
Un coro di critiche si è levato invece dai componenti dell’opposizione. Deborah Pantana del Pdl ha sottolineato l’aspetto politico: «Se non fossimo stati noi a sollevare la questione la giunta non avrebbe ancora deciso». Fabio Pistarelli (Pdl) ha invece richiamato la legge regionale di riferimento: «Il legislatore voleva dare una divisione certa, noi qui invece inseriamo una terza fattispecie ibrida». Solleva una ulteriore questione Francesca D’Alessandro di Macerata è nel cuore: «Oltre al fatto che non capisco questa volontà di proteggere il patrimonio dalla Regione, descritta come orco pronto a portare via tutto, vorrei anche sapere quando sarà fatto il trasferimento del patrimonio dalle 3 opere pie che lo hanno lasciato all’Ircr».
Presente in commissione anche il presidente dell’Ircr Paola Agnani. In merito alla strada da prendere il consiglio di amministrazione dell’ente si pronunciò già qualche mese fa in favore dell’azienda pubblica. La scelta era stata condivisa anche dai famigliari degli anziani ricoverati che nei giorni scorsi hanno diffuso una lettera critica nei confronti dellapolitica e dell’amministrazione (leggi).
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Sulla questione è intervenuto anche il consigliere regionale Angelo Sciapichetti : «Alla vigilia di ogni decisione importante che riguarda la città, da qualche tempo a Macerata, si scatena uno scontro frontale tra parti contrapposte che, anziché confrontarsi nel merito dei problemi, preferiscono la rissa e la delegittimazione dell’avversario. L’Amministrazione comunale e quanti hanno a cuore le sorti della città dovrebbero contribuire a stoppare in fretta questo andazzo pericoloso: l’essere fiancheggiatori, anche silenziosi, di chi intende avvelenare i pozzi serve soltanto a danneggiare i maceratesi che, almeno nella stragrande maggioranza, non si riconoscono in questo modo di operare. Così, dopo la vicenda “Giorgini”, oggi ci troviamo di fronte alla questione della trasformazione dell’Ircer. Il comunicato a firma di Mario Zega della Cgil, a nome del Comitato dei famigliari e degli ospiti della casa di riposo di Villa Cozza, non può passare sotto silenzio perché, tra allusioni e affermazioni esplicite, vuol delegittimare intere generazioni di classi dirigenti e dimostrare l’esatto contrario della realtà. La verità è che gli amministratori che, nel tempo, hanno guidato l’Ente lo hanno fatto oculatamente, gratuitamente e con senso di responsabilità. L’ingente patrimonio è stato ben amministrato se i famigliari degli anziani ricoverati, che usufruiscono di un ottimo servizio, possono pagare una retta più bassa grazie alla reddita ricavata dagli stessi. Dove sta, quindi, lo scandalo, se qualcuno pensa di mantenere in mano pubblica, attraverso la costituzione di un’azienda, i servizi alla persona, contemporaneamente salvaguardando e valorizzando, attraverso una Fondazione, le ingenti proprietà dell’Ente?
Perché la Cgil non dice ai cittadini che questa soluzione, così tanto avversata a Macerata, è stata realizzata proprio ieri sera dal Comune di Recanati con il consenso di tutte le forze sociali? Perché a Recanati si può fare e a Macerata è ‘delittuoso’ soltanto parlarne? Non sarà la sua ‘targa-ricordo’, caro Zega, ma la storia, come sempre, a distinguere i ‘benefattori’ dai ‘malfattori’. La verità e che ‘certo sindacato’ andrebbe tenuto lontano come quella che lei definisce ‘certa politica».
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Intanto la questione Ircr sarà affrontata nel consiglio comunale di lunedì e martedì prossimi, 27 e 28 giugno, alle ore 16,30. Si inizia con tre interrogazioni che saranno discusse lunedì 27 un’ora prima dell’inizio della seduta (15,30/16,30).
La prima, presentata dai consiglieri Blanchi, Savi, Ciarlantini, Borgiani, Lattanzi, Carlini, Bianchini e Tartabini, riguarda la visita del ministro Gelmini a Macerata e la riforma universitaria. La seconda, presentata invece da Fabio Massimo Conti, si riferisce al taglio dell’erba nelle zone verdi della città mentre l’ultima, a firma dei consiglieri Pizzichini, Tacconi, D’Alessandro e Ballesi, è incentrata sulla “Family card”.
Subito dopo spazio alle delibere. I primi due punti all’ordine del giorno riguardano la modifica di due articoli dello Statuto comunale, il numero 28 relativo al Consiglio delle donne e il numero 2 che si riferisce invece al riconoscimento dell’acqua come bene comune e diritto umano universale. A seguire l’atto di indirizzo per l’attuazione della legge regionale n.5/2008 in materia di Riordino delle Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (Ipab). Sullo stesso tema, quindi sulla trasformazione dell’Ircr in azienda pubblica a servizio della persona, la mozione presentata dal gruppo consiliare del Pdl, che verrà discussa al punto successivo.
Altri tre poi gli argomenti che l’assise dovrà affrontare. Si tratta della Minitematica, tema introdotto da una mozione dei consiglieri Pantana, Guzzini e Conti, l’accesso al centro storico nei giorni festivi, portato all’attenzione del consiglio da una mozione di Guzzini del Pdl e infine il Fondo nazionale per le politiche sociali, argomento portato in aula con un ordine del giorno di alcuni consiglieri del Pd. La seconda convocazione è fissata per il 28 giugno.
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Premesso che non ho pregiudiziali a che una fondazione gestisca il patrimonio dell’IRCR a nome e per conto dell’ente e parimenti del Comune, chiedo solamente – come ho sentito dire – se è vero che la fondazione, in quanto tale – ossia come previsto dalla legge dello Stato in tema di fondazioni -, può alienare parte del proprio patrimonio (che so, ad esempio i terreni) mediante una trattativa privatistica, indipendentemente – come in questa fattispecie – dal consiglio comunale.
Qualcuno mi può rispondere?
I.R.C.R. o I.R.C.E.R. (ISTITUTI RIUNITI DI CURA E RICOVERO)?
Questo tipo d’istituto che una volta viveva sulle donazioni sopravvive solo a Macerata e Recanati. Infatti in altri comuni questi istituti caritatevoli, ai tempi delle suore, sono stati sostituiti da un nuovo acronimo: I.P.A.B. (Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza).
Qualcuno avverta il consigliere Sciapichetti che anche quell’edificio in p. Mazzini, in eterno restauro, rientra tra i beni immobili dell’Ircer.
Tralaciandio l’aspetto NON secondario di chi andrà a far parte del Consiglio di Amministrazione dela Fondazione (perchè il sospetto forte è che si corre il rischio di ritrovarcelo infarcito di trombati, riciclati, galoppini e portabotse pronti a votare come il padrone politico comanda) ci sarebbe anche da fare un pò di chiarezza sulle tante voci che, da anni, si rincorrono sul Centro Fiere di Villa Potenza dove, se non mi sbaglio, contigui ci sono dei terreni dell’IRCER e del CEMACO.
Perchè da anni oramai sottobanco in città circolano, insistentemente, le voci di un mega complesso commerciale/industriale (e perchè no anche abitativo) da realizzare in quella zona.
Insomma una specie ristrutturazione, ma SOPRATUTTO di “allaramento” del Centro Fiere (con negozi, uffici, magari piscine, ristoranti e qualche civile abitazione ed inutile e costosissimo palazzetto sportico/auditorium polivalente) con l’inglobamento dei terreni vicini.
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PS: chissà perchè sono proprio gli ex democristiani (Sciapichetti, Ricotta) a volere con forza la Fondazione che gestisca il patrimonio: hanno già in mente qualche nome da “collocare” nella stanza dei bottoni???
Scommettiamo che presumibilmente l’Assessore Monteverde , che mette il cappelo all’operazione, resterà escluso da un eventuale rimpsto?
Filippo: l’indicazione che si è data sulla questione da te sollevata è assai rigorosa e tende ad escludere che sia possibile alienare alcunchè senza che della questione sia preventivamente investito il comune, ferme restando in ogni caso le norme di controllo anche preventivo sull’operato delle Fondazioni.
Caro Bruno,
ti ringrazio per l’asciuttezza e la chiarezza della risposta. Sai com’è, sapendo che sono molti gli ettari di terra di proprietà dell’IRCR a Vallebona (non solo a Villa Potenza, come ricorda Gianfranco), sarebbe davvero disdicevole ritrovarsi al risveglio, il giorno dopo, con qualche bel cantierino edilizio bello pronto, per la gioia dei soliti pochi…