Gli imprenditori maceratesi del comparto calzaturiero di ritorno dal Micam fanno il punto sullo stato del settore e la competitività internazionale illustrando i progetti che verranno avviati da Confindustria Macerata nei prossimi mesi. «I nostri clienti storici sono stati riconfermati, Russi in testa –ha spiegato durante la conferenza stampa di questo pomeriggio Fabrizio Donnari, vicepresidente sezione calzature Confindustria Macerata e componente giunta Anci- ma ci sono anche importanti new entry come la Turchia. I toni sono meno trionfalistici di quanto potevamo aspettarci ma siamo lontani dalla crisi che si respirava a marzo 2010». Come illustrato da Donnari a soffrire maggiormente per la congiuntura economica negativa, il settore delle suole, di cui Macerata rappresenta il primo distretto a livello mondiale, e quello della calzatura da bambino.
Durante la conferenza Carlo Cipriani, responsabile servizio internazionalizzazione di Confindustria Macerata ha illustrato le attività promosse sul piano della formazione: dalla costituzione di un ITS Fondazione per l’ Istruzione Tecnica Superiore “Nuove Tecnologie per il made in Italy” che coinvolge l’ITIS Montani di Fermo e l’ITC “Corridoni” di Civitanova Marche al corso per tecnico superiore per prodotti di alta qualità nel settore delle calzature che avrà inizio a maggio. La realtà calzaturiera della provincia è costituita da circa 13.000 addetti che lavorano in circa 1000 aziende, 130 delle quali di tipo industriale e associate a Confindustria Macerata.
Il settore delle calzature rappresenta il 30% dell’intera economia provinciale, con più di 1.700 milioni di euro di fatturato ed una quota relativa all’export che copre il 60% del totale del prodotto provinciale esportato.
La formula è quella di una “economia integrata” che concorre a determinare un primato spesso sconosciuto: nella provincia di Macerata, in particolare nel comprensorio di Civitanova Marche, esiste il più importante e qualificato raggruppamento di aziende produttrici di componenti (suole in particolare) per calzature al mondo.
Oltre l’80 % della produzione locale viene esportata; le principali direttici di vendita all’estero interessano la Germania (11%), la Francia (10%), il Regno Unito (8%), gli U.S.A. ( 7%), i Paesi Bassi (6%) , i Paesi asiatici (Cina, HK, Giappone, ecc.) con il 10 % e il mercato Russo e paesi ex URSS con oltre il 14% (l’80% delle calzature italiane che vanno in Russia appartengono al distretto calzaturiero marchigiano).
(Foto di Guido Picchio)
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Peccato che la ripresa dell’economia non vada di pari passo con quella dell’occupazione…
Peccato che si sta parlando di una minoranza di calzaturifici, che spesso non vendono qualità ma solo il nome…
Il distretto calzaturiero cosi’ come qualsiasi altro distretto produttivo, soffre moltissimo per il fatto di non essere competitivo rispetto ai paesi come la Cina. Competitività, parola che piace tanto a Della Valle e che applica in maniera perfetta verso i suoi fornitori, vol dire dare la stessa qualità ad un prezzo minore. Se gli articoli prodotti in Cina hanno una qualita’ minore e costano meno, di quelli prodotti in Italia, dove è il vantaggio? A seconda di quale compero, pago il giusto, meno per quello di bassa qualita’, di piu’ per l’altro.Il vero problema e’ come riuscire a competere con paesi dove un operaio costa 100 dollori tutto compreso, per non parlare della massiccia richiesta di materie prime. Nell’articolo si parla del mondo dell’accessoristica, in particolare delle suole.Essendo un mondo che conosco bene, dico solo che le materie prime come la gomma nel corso di un anno ha avuto un aumento compreso tra il 100% ed il 200% oltre alla scarsissima reperibilita’. Di questo passo se la situazione non cambiera’ nei prossimi mesi la vedo non dura, ma drammatica per tutti, Della Valle compreso.
Mi sembra che i “marchi” (non solo della calzatura, ma anche abbigliamento, accessori, costumi da bagno, rubinetteria, ecc. ecc.ecc.) abbiano già spostato parte della loro produzione in Oriente, dove lo stesso articolo costa la metà (quindi più ricavi visto che il prezzo finale non scende)