di Alessandra Pierini
«E’ impossibile cancellare le tracce lasciate nella nostra architettura e nei monumenti dal fascismo e lo dico senza colore politico». Così Gabor Bonifazi, noto architetto e intellettuale maceratese, commenta l’inaugurazione del restauro nel Palazzo dei Priori a Montecassiano. Per dimostrare che le sue parole sono fondate mostra foto di esempi di lasciti fascisti sparsi in tutta la nostra provincia e ne fa un accurato elenco: «Nell’ufficio del Sindaco ci sono le due scritte fasciste Fascis Unus e Italia Omnis, sulla chiesa di San Lorenzo di Treia c’è una croce celtica, c’è poi Villa Aiello a Penna San Giovanni dove le scritte campeggiano su diversi muri, alla Sfercia è ancora visibile una testa di Mussolini, a Montecavallo c’è una lapide contro ‘le sanzioni’ e potrei continuare ancora a lungo».
Neanche la città di Macerata è estranea ad elementi di questo genere: «Capita di trovare i fasci – va avanti Bonifazi- sulle fogne in ghisa o sui cancelli di Palazzo de Vico per non parlare della Casa del Fascio che ha una storia a sé. La Casa del Fascio venne inaugurata domenica 11 novembre 1928 da S.E. Giuseppe Bottai, il comm. Oliveti, il Segretario Federale cav. Cingolani e il Podestà di Macerata comm. Benignetti. L’opera pubblica venne realizzata in appena sei mesi di restauro del settecentesco palazzo dell’ospedale. La destinazione era molto importante perché, come diceva Terragni: “La casa del Fascio non deve essere più fortino o rifugio o covo, ma casa, tempio, scuola”. Doveva essere quindi un edificio altamente simbolico e con questo spirito l’ex ospedale venne trasformato, oltre che all’interno, nella facciata che, pur mantenendo i caratteri settecenteschi venne radicalmente cambiata con l’aggiunta di caratteri stilistici marmorei. Venne inoltre trasformato il campanile della chiesa di s. Pietro in una originale torre con faro per illuminare con un fascio di luce la città nelle notti delle date festive e commemorative. Ancora oggi, nonostante la sua funzione sia cambiata si legge ancora PNF sulle sue ringhiere» .
Secondo Bonifazi il lavoro fatto a Palazzo dei Priori a Montecassiano è scientifico e dovrebbe suscitare un dibattito di tutt’altro tenore: «La storia, nel bene o nel male, passa attraverso le famiglie e le città. Le frasi scritte sulle travi sono tratte dai discorsi di Mussolini come evidenzia molto bene il bellissimo testo “I muri del Duce” e certo sono una forma di propaganda ma la dicono lunga anche sulla vita dell’epoca. Scrivere su una trave è una cosa molto modesta, è un indicatore di povertà e del fatto che avevano solo la vernice. Mi hanno poi molto colpito le pianelle a losanghe di quel colore rosso vivo che sono un dettaglio molto più interessante delle scritte stesse. Non deve inoltre essere trascurata la figura di Guido Cirilli, allievo del grande Giuseppe Sacconi, che curò il ripristino del Palazzo dei Priori a Montecassiano. Il mondo era così e non si può cancellare, sono altri gli elementi sui quali riflettere ».
Cosa consiglia l’architetto a Mario Capparucci, sindaco di Montecassiano? «Se il Sindaco saprà usare la sala come risorsa, potrebbe essere un importante richiamo turistico. Non capisco invece la paura che ad esempio ha assalito il sindaco di Corridonia che ha una piazza metafisica, anche se è servita per un solo giorno, ma non ha saputo sfruttare il dipinto che si è trovata e lo ha fatto trasformare in un ectoplasma irriconoscibile».
Dal punto di vista tecnico, Gabor Bonifazi non ha nulla da ridire sul restauro di Palazzo dei Priori a Montecassiano: «Il restauro conservativo funziona così. Se avessero cambiato le travi il discorso sarebbe stato differente ma così non è. Io credo che in un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando, non abbiamo la fantasia per andare avanti e ci rifugiamo in questioni di poco spessore. E’già accaduto negli anni ’80. Credo invece che sia il momento di guardare avanti».
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Io sono favorevole al mantenimento delle scritte: dovrebbero servire a ricordare al popolo come con le cialtronerie e gli slogan non si vada avanti. La politica del “posto al sole” ha significato distruzione e morte di migliaia di innocenti, e la politica filonazista, razzista e guerrafondaia del regime la distruzione dell’Italia stessa. Che, non a caso, è uscita dal novero delle potenze mondiali dopo la seconda guerra mondiale.
Ed anche lo stesso “duce” se la stava svignando in Svizzera, smentendo le stesse scritte e motti che oggi portano alla ribalta Montecassiano ed il famoso restauro.
Io distinguerei le parole scritte dagli edifici o comunque dagli altri elementi urbanistici che adornano le città italiane. Per esempio, non so se fascista o meno ma penso che il periodo sia più o meno quello, il “Campo dei Pini” mi piace tantissimo. Mi piacciono meno quei “casermoni” alti e squadrati che adornano altre città, tipo Forlì, dove ad ogni passo ci si imbatte in aquile e fasci.
Ovviamente, questi sono gusti; la questione profonda è fare i conti col proprio passato e la propria memoria. Ed il signor Bonifazi, che è un uomo intelligentissimo, sicuramente ne è a conoscenza, e sicuramente è a conoscenza del fatto che in Polonia, per esempio, si dibatte moltissimo sull’abbattere i monumenti lasciati dal passato del regime comunista-stalinista. Un passato altrettanto “duro”, tuttavia con alcune differenze: i polacchi subirono la dittatura dello straniero, noi ce la costruimmo in casa. E comunque è un’eredità molto più fresca, visto che l’URSS è crollata nel 1991.
Forse per questo in Italia, ancora oggi, molti fanno fatica a interiorizzare quel periodo storico e si mettono a discutere del sesso degli angeli invece che del problema reale. Abbiamo fatto, come italiani (e maceratesi) i conti con il nostro passato, al di là dei simboli del regime che sono rimasti?
Si vuole continuare a girare intorno all’argomento con tesi, sempre più “ardite”, per cercare di giustificare una sciocchezza che, di conservativo, non ha proprio nulla ed è stata una cretineria.
Le originarie scritte, oramai cancellate non l’altroieri ma quasi 70 anni fa, erano state apposte con vernice bianca.
Scritte non realizzate da un pittore famoso e scritte di ridicolo spessore culturale.
Si è voluto far ritornare, giustamente, agli antichi splendori il Palazzo dei Priori e pertanto non c’era alcuna motivazione storica, culturale o artistica per recuperare quelle scritte.
Ed il tentativo maldestro, di esperti che quando cadono nella nostalgia sono tutt’altro che obiettivi, di giustificare questo recupero è un’offesa all’intelligenza di tutti.
Inoltre, e sta qui la provocazine stupida o l’imbecillità di chi ha eseguito il restauro, queste scritte non sono state riportate all’origine ma colorate in oro in modo che spiccassero volutamente, che fossero più visibili di quelle che originariamente erano in bianco.
Che poi, dopo 20 anni di dittatura, siano rimasti dei segni tangibili del fascismo (che nessuno si sogna di abbattere) in costruzioni, stadi, monumenti non giustifica assolutamente l’opera provocatoria di recupero di quelle scritte a Montecassiano.
Inanzitutto perchè un conto è un edificio ed un altro è una scritta apposta sullo stesso, secondariamente perchè di tutte le boiate che disse Mussolini quelle che appaiono a Montecassiano sono proprio le peggiori tra quelle di un oceano di banalità e pertanto di nessun valore storico.
Che poi, dopo 70 anni, in altre parti dell’ex “impero italico” vi siano ancora scritte che capeggiano sui muri (privati) o simboli (nemmeno fascisti) su chiese (altretanto private) è tutto un altro discorso e volerlo, a forza, ficcare nella discussione sulle scritte di Montecassiano è solo un’altro tentativo di chi dice di guardare avanti ma mentalmente è rimasto ai fasci di combattimento e non riesce a digerire che quell’epoca (per fortuna) è oramai storia.
Se invwece si volesse aprire una discussione sui “conti del passato” senza arroccarsi su posizione precostituite è un altro paio di maniche, ma che con le scritte di Montecassiano nulla c’entra…
@Cerasi
Nel compiacermi per le sue solite sicumere le ricordo che il buon Bettino aveva in mente un grande progetto finalizzato a lasciare una testimonianza concreta del suo passaggio in questa vita terrena: 100 nuove piazze. Purtroppo tangentopoli non gliene lasciò il tempo.
@ Bonifazi
Non comprendo cosa c’entri Craxi con le reliquie fasciste.
“lo dico senza colore politico?” Bonifazi? su un articolo sul fascismo?
ragazzi sto ridendo a crepapelle, bellissima questa battuta, fatelo scrivere a gabor cronache marziane
Vero signor Bonifazi che il fascismo ha lasciato tracce in tutta la provincia….e non solo nell’architettura e nei monumenti, ma anche nei cuori di tanta gente che ha sofferto, non dobbiamo dimenticarlo. Mai.
X Bonifazi
Cerasi si dissocia da tutto pur avendo sostenuto il tutto
Tempo perso…
@Pareto
Ho l’impressione che lei non comprenda assolutamente cosa gli altri scrivono.
Che poi lo faccia apposta oppure sia una sua mancanza non so, ma non importa, tanto il risultato è lo stesso…
@ Pareto
Dialogare con certe persone è come fare a cappellate coi passeri. Quindi è meglio evitare provocazioni da parte di chi si considera depositario della verità e che affronta con faciloneria argomenti del tutto sconosciuti.
Condivido l’architetto Bonifazi. Il restauro conservativo sembra ben fatto e risulta essere la scelta migliore secondo le ultime tendenze dell’archi restauro. Inoltre rappresenta una decisione coraggiosa, visto che si continua a fare polemiche sterili guardando la storia con le lenti da miope. Anche a Versailles hanno fatto risplendere gli ori monarchici anche in tempi Repubblicani, eppure nessuno protesta.
Come accade ormai da più di 60 anni si continua a voler cancellare pagine nel libro della storia. Si è cercato di sradicare simboli, estirpare testimonianze, sfregiare prove dell’esistenza del fascismo come se eclissando questo periodo della nostra storia potesse radicarsi tra la gente l’idea che non è sufficiente sconfiggere l’avversario, ma alla sconfitta deve succedere l’annientamento e l’oblio. Forse il caso di Montecassiano aggiunge poco al libro della Storia, ma è la testimonianza del fatto che le libertà che la nostra democrazia ci garantisce possono andare oltre il rancore e l’odio dell’antifascismo dalle quali sono state generate.
LA STORIA LASCIA SEMPRE DELLE TRACCE!!!
caro sgnor Bonifazi,credo che sul fatto che la croce celtica situata sul tetto della chiesa di San Lorenzo di Treia sia riconducibile ad un simbolo fascista devo smentirla.Credo invece che sia un segno di riconoscimento nei confronti di San Patrizio patrono di Treia,il quale fu il primo ad introdurre in Irlanda per la prima volta il simbolo della croce celtica.
noi lasceremo centri commerciali e tanti capannoni vuoti…………..
inviterei la redazione di Cronache Maceratesi ad aprire un blog o a fare un articolo sui simboli architettonici del c.d “antifascismo”.
Non è una provocazione. Anzi è motivo di riflessione sull’eredità visiva di 60 anni di svilimento stilistico.
Preciso ulteriormente (soprattutto per il blogger Cerasi ) che in questo intervento l’ideologia non c’entra nulla.
La mia curiosità mi spinge a fare un raffronto sulla ricerca e sulla raffinatezza di certi stili che giornalmente possiamo osservare con una semplice passeggiata per la città.
Sdrammatizziamo per un po’…
Non leghiamo ideologia e stile altrimenti gli interventi saranno sempre stucchevoli e fuori tema.
Non mi risulta che vi sia mai stata una corrente di pensiero architettonico che abbia realizzato piazze, quartieri, stadi e monuumenti denominata “antifascismo”.
Esiste invece una pseudocultura architettonica fascista (degli alloggi popolari realizzati come scatole di scarpe) pseudocultura che, con poche variazioni, è perseguita negli ultimi 60 anni in Italia.
Non a caso gli edifici/dormitorio che si sono realizzati velocemente all’Aquila assomigliano tanto, ma tanto, agli edifici popolari costruiti dal fascismo: così assomiglianti (e così brutti) che, al confronto, gli edifici di edilizia popolare fine anni ’40 inizio anni ’50 (brutti anch’essi) sembrano delle mirabili e avvenieristiche perle architettoniche
In quanto alla raffinatezza di certi stili, che possono piacere o meno, si entra nell’estetica e nella visione personale, anzi visione personalissima di quanto vedi.
C’è chi pensa che, architettonicamente, il fascismo abbia fatto delle belle cose e chi invece pensa che siano porcherie e scimmiottamenti dell’Impero Romano; ma del resto c’è chi apprezza determinati stili costruttivi americani o francesi o tedeschi o russi e chi li trova assolutamente pacchiani, grigi, anonimi e brutti….
Cerasi lei mi delude. Ma come non sa che il GRA di Roma era formato da architetti antifascisti con tessera Pci ?
E i vari ” Gruppi ” di architettura forse nelle loro presentazioni non ostentavano il credo antifascista (siamo nei primi anni 60…)
Mi spiace ma debbo dare ragione all’arch. Bonifazi sulla questione delle “cappellate coi passeri”.
Il paragone con l’Aquila è proprio fuori luogo . Si documenti.
Concludendo ; lo sa che le facoltà universitarie dei nostri liberatori angloamericani vengono da noi a studiare l’E 42 per giorni interi ?
Eviti di fare il tuttologo.
@Pareto
Nemmeno le replico visto che continua a non capire, o finge ipocritamente di farlo, il senso del mio intervento precedente.
Eia eia, alalà…
@ Pareto
La modernità, e la pochezza di idee, dei compagni è rappresentata egregiamente dal cartello stradale “Città della pace”, voluta da quell’assessore alla pace che voleva mandarci tutti i bicicletta fino ad Urbisaglia. Proprio uno diquei compagni che ora gridano vergogna e che continua a vivere come un garibaldino di antifascismo, resistenza, costituzione, democrazia ed altre amenità dei tempi andati.
Per fortuna nostra e per grazia ricevuta che abbiamo mirabilissimi e fulgidi esempi di imperiali antichità e oceanica ricchezza dialettica rappresentati da illustrissimi e intellettuiali commentatori, che ritengono resistenza, antifascismo e democrazia delle amenità…
Con altre amenità intendevo i condannati in contumacia per tangenti. Da troppi anni c’è gente che vive di rendita coi profitti di un passato ormai remoto.
E basta. Un po di buon senso, di senso della storia. Ad essa non si puo tirare la giacchetta. Cosa volete che importi a mio figlio di leggere una vecchia scritta, su un muro…. la guarda e sghignazza:
“papà tu credevi a quelle cose?”
“Io non ero nato ma c’è stata gente che c’ha creduto, percui caro non prendere mai per oro colato quello che leggi…..”
Ecco quello che direi!
Comunque cari intellettuali e basta finitela le vostre vechie ideologie ottocentesche sono annegte in un mare di sangUe e genocidi c’è ben poco da essere fieri. Lo so per voi è impossibile, vedo come al nostalgico fascista inumidisce l’occhio la retorica scritta, immagino come scaldi il cuore all’attempato compagno vivere in via Stalingrado….
@ Bonifazi
Sia più chiaro e faccia i nomi di chi vive di rendita e perchè….
Condivido tutto quanto scritto da Gregorio MAgno!
Complimenti Gregorio!!!
Buon senso, sembra una parola d’altri tempi, cosi’ come sono di altri tempi le scritte: Lei ha saputo ben “posizionarle” lasciando il senso critico a chi le legge e facendo una “morale” istruzione a suo figlio…..
Sig. Bonifazi nella risposta a Pareto lei dice:
“….democrazia ed altre amenità dei tempi andati”.
Quindi, mi corregga se sbaglio, la DEMOCRAZIA è una amenità dei tempi andati? Cosa vuol dire che ora non c’è piu’ o forse che è una cosa senza valore?
Forse sono duro a comprendere. Mi spieghi per favore.
@ Giuepppe
Volevo soltanto sottolineare che certi concetti sono talmente scontati e che nello stesso tempo sono ripetuti come slogan fino alla noia. Insomma un refrain da trapassato remoto.
@ Gregorio Magno
Sono perfettamente d’accordo con lei anche se ai miei figli ho sempre spiegato il significato di tante epigrafi da quelle del cimitero in poi come pure la storia di quei personaggi che danno il nome alle nostre vie. Tuttavia quelle scritte riapparse sulle travi del Palazzo dei Priori sono rare e interessanti.
gabor bonifazi il 2 febbraio 2011 alle 21:23
Gianfranco Cerasi il 2 febbraio 2011 alle 22:16
Una cosa è conservare scritte e simboli residuali, altra cosa è impegnarsi e spendere soldi pubblici per conservare delle scritte inneggianti a persone e a fatti che tanto male hanno fatto all’Italia.