di Giancarlo Liuti
Negli ultimi tempi il Pdl e lo stesso governo sono stati messi a dura prova da una focosa effervescenza femminile che ha avuto le sue cadute di stile ma ci ha fatto venire in mente un’espressione poco elegante e tuttavia molto efficace: donne con le palle. Naturalmente ci riferiamo ai casi delle ministre Mara Carfagna e Stefania Prestigiacomo con le relative e pittoresche reprimende da parte della presidente di commissione parlamentare Alessandra Mussolini e della sottosegretaria Daniela Santanché, tutte in prima fila sulla ribalta della politica nazionale. Eccessiva animosità? Diciamolo pure. Ma, sotto, c’è qualcosa di più complesso. Ed è che queste donne non accettano il ruolo di gregarie e si ribellano al consueto modo maschile di far politica, così tatticistico, calcolatore, compromissorio, traffichino. Esse, al contrario, dicono pane al pane, lo dicono a voce alta, vengono allo scoperto, non amano le manovre sottobanco e i giochi di corridoio. Si obietterà che la stessa cosa non accade nel Pd, dove sembra che il ruolo delle donne – Rosy Bindi, Anna Finocchiaro, Livia Turco, Debora Serracchiani e altre- stia perdendo mordente. Ma non lasciamoci ingannare dalle apparenze. Può darsi infatti che lo spazio dell’effervescenza dialettica sia ora tutto occupato dagli uomini (Bersani, Veltroni, D’Alema, Chiamparino, Renzi, Parisi, Cacciari) e le donne, per il momento, li lascino cuocere nel loro brodo aspettando, furbe furbe, tempi più consoni all’esplodere del proprio temperamento.
Veniamo a Macerata. Anche da noi l’anno che si è appena chiuso ha registrato una crescita del potere delle donne, sia in politica, sia nelle adiacenze della politica, sia nelle sedi amministrative. Senza scontri, questo va detto, né fra loro né con l’altro sesso. Il che va benissimo (ma non è detta l’ultima parola, perché fra gli uomini dell’Ancien Régime già si mormora di scarsa competenza e scarsa esperienza delle loro concorrenti, e può darsi che prima o poi sprizzi qualche scintilla). Però c’è un fatto. E riguarda il favore con cui ampi settori dell’opinione pubblica hanno visto la crescita della presenza femminile nelle cosiddette stanze dei bottoni. Una delle carte vincenti della “nuova storia” di Romano Carancini è la carica di vicesindaco attribuita a Irene Manzi, con l’entrata in giunta di altre due donne, Stefania Monteverde e Federica Curzi. E la presidenza di una delle più importanti “partecipate”, le Ircer, è stata affidata a Paola Agnani. In consiglio comunale le donne non sono molte, ma resiste Anna Menghi (l’antesignana – fu addirittura sindaco – di questa svolta di genere) e, neoelette, c’è Gabriella Ciarlantini, capogruppo dei Verdi e protagonista di episodi clamorosi (uscì dall’aula in segno di protesta contro la retorica bellicistica per i caduti in Afghanistan), c’è Francesca D’Alessandro di “Macerata nel cuore” che si batte con energia per la condizione femminile nei luoghi di lavoro, e, in particolare, c’è Deborah Pantana, che nelle file dell’opposizione di centrodestra indossa la maglia del centravanti da sfondamento (ha già chiesto le dimissioni di Carancini e il commissariamento del Comune!).
Ma in questo fenomeno va rilevato qualcosa che non riguarda soltanto il progressivo mutamento del rapporto fra donne e uomini nelle leve del potere (un rapporto ancora squilibrato, intendiamoci), ma, altrettanto in profondità, si collega alla crescente disaffezione popolare verso la politica tradizionale, una disaffezione che coglie nella mentalità femminile un modo nuovo, più diretto e più concreto, di interpretare il cosiddetto “bene comune”. Non è un caso, forse, che manifestazioni di simpatia continuino ad arrivare, dal basso, per donne che non fanno parte della politica come il viceprefetto e ora vicecommissario provinciale Tiziana Tombesi, da qualcuno, proprio su CM, ritenuta la miglior candidata alle prossime elezioni in Provincia. E non è un caso, forse, che sia stato salutato con lieta enfasi – inusuale, per questo ufficio – l’arrivo di Antonella Petrocelli nel ruolo di segretario comunale. Insomma, per tornare a quell’espressione non tanto scherzosa, stiamo entrando nell’epoca delle donne con le palle.
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Spero proprio che il Suo auspicio possa diventare realtà dott. Liuti!!
Condivido sostanzialmente il Suo articolo e voglio provare a dare il mio contributo alla luce di un’esperienza politica abbastanza lunga e in ruoli di una certa responsabilità, tra questi quello di Vice-Presidente della Commissione regionale delle pari-opportunità!
Per lungo tempo mi sono chiesta se, all’epoca in cui sono stata Sindaco di questa città, ci fosse stata una donna in consiglio comunale come sarebbe andata! Sono convinta che quella ipotetica donna non sarebbe stata ai giochi di potere!
Come sono convinta che in questo la peggiore donna è migliore del migliore uomo, semplicemente perchè, a mio modestissimo avviso, il modello maschile di gestione del potere è in crisi!
Ma allora perchè, continuo a chiedermi, le donne fanno ancora tanta fatica?!
Provo a dare il mio contributo: innanzitutto sbagliano le donne, compresa io, quando diventano donne “con le palle”, emulando il modello maschile!
Fanno talmente tanta fatica a raggiungere determinati ruoli che poi a volte, dimenticano di indossare il guanto di velluto sul pugno di acciaio!!
Determinazione si, sano pragmatismo, senso del limite, uniti però a tanta dolcezza ed umanità, per coniare un modello al femminile che si opponga a quello maschile ormai consunto!!
E poi però ancora ci manca un gioco di squadra, di cui gli uomini sono ancora abbastanza detentori!
Sono convinta anche io però che siamo su questa strada!
Il futuro è femmina, recitava tanti anni fa il titolo di un film!
Speriamo dott. Liuti che non debbano ancora passare dei lustri prima che tutto questo diventi realtà!!
Anna
Brava Anna sono d’accordo con le tue riflessioni anche se credo che le donne da sempre hanno avuto i cosiddetti “attributi”, è solo che oggi hanno i modi e le possibilità di poter esprimere il loro pensiero a differenza di un passato dove non potevano neppure alzare lo sguardo per incrociare gli occhi del marito. Viviamo un’epoca di un ritrovato femminismo, in cui le donne sono sempre più vere,si sentono libere di mostrare le loro tante virtù e non hanno paura di far vedere i propri limiti che sono comunque dei doni. Probabilmente oggi gli uomini di fronte a questo cambiamento dei modi di fare delle donne non sanno come adeguarsi, un pò per pigrizia e un pò anche per paura di aprirsi perchè magari i loro padri gli hanno insegnato che essere se stessi è un segno di fragilità, allora tendono a sfuggire alle donne, non si prendono impegni, non amano lunghe relazioni con donne che vogliono conoscerli fino in fondo.