Sì alle energie rinnovabili
Mobilitazione anche a Macerata

Convegno al Claudiani - Redo Fusari: "Nella nostra provincia temperature in crescita"

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di Marco Ricci

Eric il Rosso – intorno al 900 dopo Cristo – sbarca con le sue navi sulle coste della Groenlandia e la colonizza. Le popolazioni vichinghe iniziano un’espansione che dura fino al tredicesimo secolo quando il clima comincia a cambiare. L’emisfero boreale si raffredda, la Groenlandia lentamente viene ricoperta dalle nevi e dal ghiaccio. L’etnia vichinga e la sua società declinano inesorabilmente finchè – nel 1300 – non vi è più traccia di loro. Nel frattempo un popolo di cacciatori e di pescatori, gli Inuit, si diffonde nelle terre groenlandesi prendendo il posto dei vecchi agricoltori vichinghi. Gli Inuit crescono di numero. La loro società si sviluppa, si stabilizza su quei territori e l’etnia Inuit sopravvive in Groenlandia fino ad oggi, quando però il clima comincia di nuovo a cambiare. Le temperature salgono di nuovo, le nevi si sciolgoni, le prede si spostano a latitudini sempre più settentrionali e la società Inuit entra in crisi. Disoccupazione, povertà, emigrazione, il riscaldamento globale rischia di cancellarli per sempre.

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Con questa narrazione Redo Fusari – ricercatore e meteorologo dell’Osservatorio Geofisico Sperimentale di Macerata – ha introdotto ieri pomeriggio all’Hotel Claudiani il suo intervento al convegno organizzato dal Comitato Provinciale SI ALLE ENERGIE RINNOVABILI, NO AL NUCLEARE che lo ha visto, insieme ad altri quattro esperti del settore ambientale e tecnologico, approfondire il tema in questione e promuovere la raccolta di firme per la legge di iniziativa popolare “Sviluppo dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili per la salvaguardia del clima”.

Nonostante gli allarmi degli scienziati, nonostante gli effetti visibili anche alle nostre latitudini del global warming – il professor Fusari ha parlato a questo proposito di un aumento medio di temperatuta nella nostra provincia di circa 1 grado, 1 grado e mezzo dagli anni ’80 ad oggi – e nonostante i preoccupanti effetti dell’antropizzazione sulla circolazione atmoferica e marina, i vertici internazionali sembrano ad un punto morto e con ogni probabilità anche il prossimo incontro – previsto a Cancun – si rivelerà un fallimento.

“Creare una consapevolezza diffusa del problema e delle dinamiche energetiche, diffondere un programma partecipato e distribuito basato sul risparmio energetico, questo è il primo motivo di questa legge di iniziativa popolare”, ha spiegato nel suo intervento Valerio Calzolaio, Coordinatore Nazionale del Forum Ambiente di Sinistra Ecologia e Libertà. “Il secondo punto in questione è dire NO al nucleare dando allo stesso tempo spinta alle energie rinnovabili. Con il referendum del 1987” , ha proseguito Calzolaio, “non si abbinò a quel NO una svolta per la politica energetica. Oggi invece facciamo una proposta positiva, più organica e complessa, basata su tre parole d’ordine: rinnovabilità, risparmio, efficienza”.

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Su questa strada si è già incamminata l’Europa con la propria decisione unilaterale di raggiungere entro il 2020 l’ambizioso obiettivo 20-20-20: ovvero riduzione delle emissioni del 20%, aumento del 20% dell’efficienza energetica e produzione del 20% di energia da fonti rinnovabili.

Secondo dettagliati studi della McKinsey, nota società di consulenza manageriale e strategica, uno scenario plausibile è che l’Europa possa produrre il 100% dell’energia da fonti rinnovabili entro il 2050. Anche per questo motivo la scelta del Governo Berlusconi di un ritorno al nucleare è anti-storica, anti-economica e tecnologicamente arretrata” – ha invece spiegato Stefano Ciafani, ingegnerie ambientale, responsabile scientifico e membro della Segreteria Nazionale di Legambiente che ha inoltre illustrato come l’attuale realizzazione in Finlandia di un reattore EPR – analogo a quelli commissionati dal Governo Italiano – stia incontrando notevolissime difficoltà. “Raddoppio del prezzo di commessa, riprogettazione parziale a causa di insufficienti sistemi di sicurezza, raddoppio dei tempi di realizzazione, nel mondo almeno cinque paesi hanno già disdetto le commesse alla francese EDF per la costruzione di tali impianti, oltre alla rinuncia di 75 miliardi di dollari di crediti agevolati del Governo da parte di un consorzio privato per la realizzazione di un analogo reattore negli Stati Uniti. Questi sono tutti segnali che qualcosa non va. Gli inglesi usano quattro parole per definire l’energia nucleare e le scelte attuali di costruire nuovi impianti: ”too little, too late, too expensive, too dangerous.”

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Borgani, Dignani e Desanti

Toppo piccola, troppo vecchia, troppo costosa e troppo pericolosa. Se per Ciafani bisogna investire verso le energie rinnovabili con agevolazioni e procedere verso una legislazione chiara – in primis verso il fotovoltaico che pure nella Provincia di Macerata suscita varie perplessità quando il suo utilizzo mina terreni altamente produttivi e paesaggisticamente importanti – Adrea Dignani, geologo ambientale ed ex Presidente Regionale del WWF Marche, ha illustrato compiutamente le nuove tecnologie idroelettriche e in particolare i coseddetti impianti basati sul mini e sul micro idroelettrico. “Già oggi l’Italia produce il 15% della propria energia da centrali idroelettrice”, ha spiegato, “frutto per di più di impianti di notevoli dimensioni spesso estremamente invasivi del territorio. Attualmente però esistono tencologie poco impattanti, poco costose e alla portata anche di piccole imprese e di piccole comunità in grado di produrre questo tipo di energia.”

Ancora più drastico verso il nucleare è stato l’intervento di Massimo de Santi di Rifondazione Comunista, fisico nucleare livornese, pacifista, con un lunghissimo curriculum nazionale e internazionale alle spalle, che ha parlato senza mezzi termini di speculazioni e di scelte nucleariste dettate unicamente dai grandi consorzi di costruttori. “Se il ponte sullo stretto può avere al limite un suo senso”, ha affermato, “la scelta nucleare è culturalmente umiliante e arretrata.” Infine si è concentrato sul delicatissimo problema dello smaltimento dei rifiuti radioattivi e della salute pubblica.  “Nel migliore dei casi”, ha affermato con un certo sarcasmo livornese, “in caso di incidente l’unica terapia è quella di ingerire capsule di iodio. Praticamente”, e ha allargato le braccia, “non si può fare niente.”

L’incontro di ieri e la preoccupante introduzione del professo Fusari hanno dunque ancora una volta posto l’accento sul necessario cambiamento di tecnologie necessario per fare fronte ai problemi climatici, sia sul versante dell’utilizzo che della produzione di energia. Un nuovo paradigma, una serie di drastiche scelte anche locali che potrebbero essere un nuovo volano per l’economia ma anche una svolta culturale e ambientale, uscendo dal circolo vizioso produzione-inquinamento che sta cambiando gli equilibri globali della biosfera.

Gli Inuit, in Groenlandia, sono alle prese con una scelta drastica di questo tipo.

Il loro sottosuolo è ricco di petrolio e lo sfruttamento petrolifero sarebbe una manna per un’economia in declino e una società a pezzi. Eppure il governo Inuit, nonostante le enormi difficoltà, si sta interrogando ed è a un passo dal fermarsi.

Ha senso sfruttare i giacimenti nel momento in cui proprio l’utilizzo del petrolio sta devastando il nostro ambiente?

Sarebbe una scelta responsabile per le generazioni future?

Al termine degli interventi, dato l’elevato spessore della discussione, la coordinatrice cittadina del circolo di Macerata di Sinistra Ecologia e Libertà, Marilisa Cannarsa, ha proposto con piena soddisfazione degli intervenuti la realizzazione di un opuscolo che conterrà gli atti di questo convegno e che verrà messo a disposizione della cittadinanza.



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