di Alessandra Pierini
Non sempre è facile orientarsi nella vita politica cittadina. Molto spesso i discorsi affrontati e le delibere redatte riguardano temi che sfuggono al cittadino perché sono molto tecniche e comprensibili solo se inserite nel contesto di riferimento. Per permettere anche a chi, per motivi di vario genere, non riesce a leggere tutti i giorni o semplicemente a chi vuole approfondire sul significato degli strumenti utilizzati dagli organi istituzionali, cerchiamo di fare un po’ di chiarezza sui termini più utilizzati in questi mesi.
Suap: è lo Sportello Unico per le Attività Produttive, un organismo appositamente normato preposto ad erogare servizi di tipo autorizzativo in materia di edilizia, urbanistica, sicurezza, sanità, alle imprese artigianali o industriali., è stato introdotto e disciplinato con il D.P.R. 20 ottobre 1998, n. 447 come modificato dal D.P.R. 7 dicembre 2000, n. 440 “Regolamento recante norme di semplificazione dei procedimenti di autorizzazione per la realizzazione, l’ampliamento, la ristrutturazione e la riconversione di impianti produttivi, per l’esecuzione di opere interne ai fabbricati, nonché per la determinazione delle aree destinate agli insediamenti produttivi, a norma dell’articolo 20, comma 8, della legge 15 marzo1997, n. 59.”
In sostanza per la localizzazione degli impianti produttivi di beni e servizi, la loro realizzazione, ristrutturazione, ampliamento, cessazione, riattivazione e riconversione dell’attività produttiva, nonché per l’esecuzione di opere interne ai fabbricati adibiti ad uso di impresa, l’imprenditore o l’artigiano deve rivolgersi ad un unico sportello, appunto il Suap, che dovrà provvedere a tutti gli adempimenti. Il Suap è nato con l’obiettivo di semplificare il procedimento amministrativo.
Semplifichiamo ulteriormente e fingiamo di essere degli imprenditori che intendono ampliare un’attività produttiva. Anziché vagabondare da un ufficio all’altro per richiedere permessi di vario genere, inizieremo con la presentazione di un’unica domanda al Suap, la quale adotta direttamente o chiede alle amministrazioni di settore o a quelle di cui intende avvalersi, gli atti istruttori e i pareri tecnici. Le amministrazioni saranno tenute a far pervenire tali atti e pareri entro un termine non superiore a novanta giorni decorrenti dal ricevimento della documentazione. Poniamo che la nostra richiesta debba essere sottoposta a valutazione di impatto ambientale, in questo caso il termine è di centoventi giorni, fatta salva la facoltà di chiederne, ai sensi della normativa vigente, una proroga, comunque non superiore a sessanta giorni.
Immaginiamo ancora che l’amministrazione competente per la valutazione di impatto ambientale rilevi l’incompletezza della documentazione trasmessa, allora potrà chiedere al Suap, per una sola volta, l’integrazione, entro trenta giorni. Se, entro i termini, una delle amministrazioni si pronuncia negativamente, la pronuncia ci sarà trasmessa entro tre giorni e il procedimento si intenderà concluso. A questo punto noi, entro venti giorni dalla comunicazione, potremmo chiedere alla struttura di convocare una conferenza di servizi al fine di eventualmente concordare quali siano le condizioni per ottenere il superamento della pronuncia negativa.
Unico punto di riferimento per noi sarà il Suap , le altre amministrazioni pubbliche coinvolte nel procedimento non possono rilasciare al richiedente atti autorizzatori, nulla-osta, pareri o atti di consenso anche a contenuto negativo, comunque denominati. Tali atti qualora eventualmente rilasciati, operano esclusivamente all’interno del procedimento unico. In ogni caso le amministrazioni hanno l’obbligo di trasmettere, senza ritardo e comunque entro cinque giorni, eventuali domande ad esse presentate alla struttura responsabile del procedimento, allegando gli atti istruttori eventualmente già compiuti e dandocene
Decorsi inutilmente i termini di 60 o 120 giorni (in caso di valutazione di impatto ambientale) entro i successivi cinque giorni, il responsabile del procedimento allo sportello Suap, convoca una conferenza di servizi che procederà all’istruttoria del progetto ai fini della formazione di un verbale che tiene luogo degli atti istruttori e dei pareri tecnici comunque denominati, previsti dalle norme vigenti o ritenuti necessari. La conferenza fisserà anche il termine entro cui pervenire alla decisione, in ogni caso compatibile con il rispetto del termine di 5 mesi e 9 mesi per le opere sottoposte a valutazione ambientale.
Può poi accadere che il nostro progetto sia in contrasto con gli strumenti urbanistici o richieda una sua variazione. In questo caso il Suap rigetta l’istanza. Se invece il progetto è conforme alle norme vigenti in materia ambientale, sanitaria e di sicurezza del lavoro ma lo strumento urbanistico non individua aree destinate all’insediamento di impianti produttivi o se queste sono insufficienti in relazione al progetto presentato, il responsabile del procedimento può, motivatamente, convocare una conferenza di servizi, dandone contestualmente pubblico avviso. Alla conferenza può intervenire qualunque soggetto, portatore di interessi pubblici o privati, individuali o collettivi nonché i portatori di interessi diffusi costituiti in associazioni o comitati, cui possa derivare un pregiudizio dalla realizzazione del progetto dell’impianto industriale.
Se l’esito della conferenza di servizi comporta la variazione dello strumento urbanistico, la determinazione costituisce proposta di variante sulla quale, tenuto conto delle osservazioni, proposte e opposizioni formulate dagli aventi titolo si pronuncia definitivamente entro sessanta giorni il consiglio comunale.
E’ questo il caso dell’azienda Giorgini. In questo caso quello che è nato come uno strumento di semplificazione, è divenuto invece inizio di un iter complesso e molto più lungo.
Passiamo all’altro tema caldo dell’urbanistica maceratese, la minitematica.
La minitematica è una variante al piano regolatore e propone piccoli ritocchi alle previsioni del Piano regolatore generale richiesti nel corso del tempo dai cittadini per sistemare piccole incongruenze del PRG o risolvere particolari problematiche che dagli stessi venivano evidenziati. Tutte le istanze sono state raccolte e inserite in un’unica maxilibera. Le volumetrie complessive da immettere nel piano regolatore tramite minitematica corrispondevano a circa 323.000 metri cubi di cui 109.000 residenziali e 214.000 extraresidenziali, dopo le osservazioni fatte dalla Provincia di Macerata, molti di questi interventi sono stati stralciati e sarebbe necessario un riconteggio per comprendere l’effettiva portata dell’intervento. Per comprendere la complessità dell’atto basta pensare che si trascina già dal primo mandato dell’ex sindaco Giorgio Meschini.
Alla minitematica si legano molti altri strumenti e termini tecnici. Il Protocollo Itaca ad esempio è un sistema di valutazione della qualità ambientale per gli edifici residenziali ed è il sistema di certificazione in vigore scelto dalla Regione Marche. La valutazione avviene tramite due gruppi di schede: il primo gruppo riguarda il “consumo delle risorse” e contiene le schede di valutazione del contenimento di consumi energetici invernali ed estivi, della produzione di acqua calda sanitaria, dell’illuminazione naturale, della quantità di energia elettrica da fonti rinnovabili, dell’uso di materiali eco-compatibili, dei consumi di acqua potabile e del mantenimento delle prestazioni dell’involucro edilizio. Il secondo gruppo verifica l’incidenza dei “carichi ambientali”, analizzando, come fattori, l’emissione di gas serra, i rifiuti solidi e liquidi prodotti e la permeabilità delle aree esterne. In base alla specifica prestazione, l’edificio per ogni criterio e sotto-criterio riceve un punteggio che può variare da -1 a +5. Lo zero rappresenta lo standard di paragone riferibile alla pratica costruttiva corrente, nel rispetto delle leggi o dei regolamenti vigenti.
Nella minitematica la delibera di Giunta prevedeva che gli interventi dovessero avere un punteggio 4, criticato dalla Commissione che ha invece previsto uno standard pari a 2.
Passiamo ad un’altra questione annosa e ormai giunta a conclusione con la passata amministrazione, il Piano casa.
Il Piano Casa è il programma di sviluppo dell’edilizia economica e di riqualificazione urbana attraverso l’inclusione di aree a potenziale vocazione edilizia per il completamento delle previsioni del vigente PRG che si attua con una serie di lottizzazioni in varie aree della città. E’ stato introdotto con la delibera n.87/2002 prevede che determinate aree, individuate in varie parti del territorio comunale, possano divenire edificabili secondo una logica di collaborazione pubblico/privato. Tra i principali obiettivi del Piano Casa la cessazione della gratuità del beneficio urbanistico e la possibilità di soddisfare esigenze abitative delle fasce deboli della popolazione. Gli amministratori, in passato, hanno più volte sottolineato come gli introiti del Piano Casa permetteranno di finanziare in particolare nuove dotazioni infrastrutturali. La cessazione della gratuità si traduce nella cessione gratuita al Comune del 25% delle aree oggetto di trasformazione urbanistica e nella cessione alternativa di volumi edificati in termini di alloggi di tipo economico e in una partecipazione monetaria all’onere di riassetto e miglioramento del tessuto urbano esistente.
Queste sommarie spiegazioni non hanno pretesa di completezza ma vogliono essere un piccolo prontuario per orientarsi nei processi che stanno interessando la nostra città
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Cara Alessandra Pierini,
ho letto in questi giorni la richiesta a CM di avere delucidazioni tecniche sulle varianti urbanistiche che riguardano la città di Macerata.
Ho trovato un po’ paradossale che si chiedesse ad un giornale di svolgere una funzione divulgativa di questo tipo che dovrebbe essere rivolta soprattutto agli amministratori. Lo spazio di una rivista non può colmare questo vuoto e soprattutto non è pensabile che in cinque minuti anche la persona più esperta riesca a spiegare strumenti e procedure così complicate.
Non credo debba passare l’idea che basti un clik per capire una variante…
Ottima in ogni caso l’idea di fornire un glossario e le faccio i complimenti anche solo per aver tentato una sintesi!!!
Segnalo quindi ai più volenterosi che, per quanto riguarda la minitematica (che è l’argomento più sentito in questi giorni), si può accedere a questo pagina sul sito del Comune:
http://www.comune.macerata.it/Engine/RAServePG.php/P/126391CMC0120/PRG/11
il 1° link istruisce sulla consultazione;
dal 2° al 5° link, in azzurro, si possono individuare le aree interessate dalla variante;
il 6° link descrive in ogni area cosa è previsto;
nel 7° le variazioni alle Norme Tecniche di Attuazione
gli elaborati sono tecnici e richiedono un po’ di pazienza ma sono comunque utili a farsi una prima idea. Per eventuali dubbi sono sicura che tra i molti lettori ci saranno persone capaci di dare spiegazioni.
buona lettura!
il quadro di unione
bravi a CM, tanta gente quando si parla di sigle e nomi strani non ci capisce…in realtà tante cose poi sono più semplici di ciò che sembra!
Fabio.. Ma le battute proprio te le tiri ?????????
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Se le ha capite pure lui….
🙂
??
nn ti seguo, facevo solamente i complimenti x un articolo sensato..
Per Alessandra: l’articolo sulla minitematica è corretto.C’ un punto non esatto sul protocollo Itaca. Tu dici che la Giunta ha invioato alla Porvincia una Itaca con protocollo 4. Questo non è vero, per due motivi: 1- la Giunta non ha inviato nessun protocollo alla Provincia.L’Ufficio Ambiente, invece, ha integrato con un “suo” documento l’adesione al Protocollo Itaca, scrivendo 4. Ciò è errato, poichè il Regolamento Comunale, per il Protocollo Itaca, dice che il punteggio massimo per M;acerata è fino a 2.Talchè, nel testo inviato alla Provincia dall’Ufficio Ambiente, non risulta alcuna firma dirigenziale. Nessun dirigente avrebbe firmato un Protocollo con 4, anzichè il 2, previsto dal Regolamento del Comune.Relativamente alla Regione, è cosa nota che tra qualche mese verrà abolito il protocolo Itaca. La Provincia ha tolto molti metri cubi, come tu dici, ed è vero. Infatti la Commissione è in pieno accrodo con la Provincia e non vuole controdedurre, cioè non vuole far “rientrare” ciò che la Provincia a cassato. Il riconteggio dei metri cubi rimenenti è stato ampiamente fatto. Ci si mette mezzora.
Per Alessandra: perfetto quanto si sostiene sul Piano Casa. Vorrei aggiungere che tale piano casa, prevedendo “anche” una obbligatoria quota partecipativa, farebbe rientrare nelle casse comunali una cifra notevolissima. Non ricordo se 20 o 30 milioni di Euro. Che non sono pochi, di questi tempi.
finalmente ho capito cos’è la minitematica della quale leggo da parecchi giorni!
Me vene da pensà: ma garufi e l’altri consiglieri sa che vordì protocollo ITACA 4 e 2? Me lo spieghi Garufi, stasera hai da votà e pure io voglio sapè. Grazie
Da capogruppo consiliare del PD Carancini ha votato insieme alla commissione tutti gli atti preliminari della “minitematica”. Ora mi sembra normale e coerente che da Sindaco cerchi di difendere la variante urbanistica nella stessa sostanza volumetrica deliberata dal Comune, contro i tagli (130 mila mc.) e le prescrizioni introdotte dalla “avversaria” Provincia di Capponi. Su questa vicenda parte della maggioranza attacca violentemente il proprio Sindaco accusandolo ,forse strumentalmente, di cementificazione. L’anomalia rispetto alla prassi consolidata, ma del tutto legittima rispetto alle norme scritte, è che i consiglieri di maggioranza, attraverso un uso eccessivo dei poteri della Commissione Consiliare, ha predisposto una delibera alternativa a quella della Giunta e del Sindaco.
Il conflitto è del tutto evidente, e mostra un elevato grado di diffidenza tra consiglieri di maggioranza e Sindaco.
Tuttavia, se da un lato il Sindaco ha ragione a voler difendere la delibera comunale originaria, dall’altro – essendosi tenuta per se la delega all’urbanistica e avendo nominato un dirigente del servizio di sua esclusiva fiducia ma completamente ignaro della pratica- alimenta di fatto la dffusione sull’intero corpo consiliare e su parte di quello burocratico, un senso di incertezza e inquietudine rispetto alle ultra decennali aspettative sottese alla minitematica.
@ Garufi.
Dici che il Piano casa è una scelta positiva perchè porterà milioni nelle casse comunali. Vorrei farti osservare:
1) E’ questa la finalità dell’urbanistica?
2) Servono case a Macerata? Se si, quante?
3)Per avere risorse finanziarie da bruciare in due tre anni, è giustificabile bruciare per sempre risorse ambientali, agricole, territoriali? Lo scambio merita il plauso che gli concedi?
4) Se l’obiettivo è fare incassi a prescindere, perchè prendersela con il civitanovese che fa prostituire la moglie?
5)Completata la rapina del territorio, proporrai che il Comune diventi socio di qualche gang di scassinatori?
6)Ai tuoi figli che pensi di lasciare?
7)Docente di storia e filosofia, sono questi i valori che insegni ai ragazzi? Anche a loro dici che la violenza, la rapina, il meretricio, sono buone cose se rendono finanziariamente?
8)Tu saresti un rappresentante del partito che predica legalità?
9)Lascio spazio a chi vuol aggiungere altri interrogativi e concludo con una riflessione più personale: so che il prof.Garufi è capace di andare oltre. Spero che lo faccia!
Condivido tutte le domande di mus rugens, purtroppo….
Ancora non capisco come l’IDV possa accettare tra le sue fila, ‘ideologi’ di questo calibro.
Mus rugens: non comprendo le osservazioni che fai sul Piano Casa ampiamente votato dalla maggioranza. Il Piano Casa, semmai, ritardò perchè contrastava il “cartello” edile di Macerata. La quota partecipativa fu una opzione della sinistra che volle “tassare” la proprietà fondiaria, vale a dire i proprietari dei singoli lotti.Tale tassa dovrebbe far rientrare la cifra che ho segnalato.Non vedo il rapporto tra questa “tassa” e i paragoni che fai. Axel: come ti ho suggerito l’altra volta, iscriviti tu all’IDV, ne seremmo tutti felici.
Oh Garufi perché non me risponni? Te lo dico io, me sa che tu come tutti l’aldri consiglieri non sapete cosa del protocollo ITACA e ve scannete per issu. Ma che gliete a votà in consigliu?
@Garufi,
Grazie per i che fanno tabula rasa di tante mie arcaiche convinzioni. Tu dici:
1)”il Piano Casa è stato ampiamente votato dalla maggioranza”. Osservo: anche le leggi fasciste sulla razza e quequelle Berlusconiane ad personam sono state approvate a larga maggioranza. Basta questo per giustificarle?
2)”Il Piano Casa contrastava il cartello degli edili”. Osservo: avevo chiesto se era rispondente alle previsioni di P.R.G. e non se si doveva o meno scontentare il “cartello degli edili”. Pensavo, infatti, che la finalità doveva essere il bene comune, non altro. Altrimenti, se l’atto amministrativo mira ad accontentare o scontentare qualcuno a danno della comunità si configura come illegittimo, illecito e profondamente insensato e grave anche sotto il profilo penale. Come qualifichi il baratto del pubblico interesse con la dazione di denaro? Ne vai orgoglioso?
3)”la sinistra volle “tassare la proprietà fondiaria”: Vuoi scherzare? Quindi il fine non era la corretta gestione urbanistica del territorio, ma di altra natura, come avevo cercato di farti comprendere.
4)non vedi il rapporto tra “questa tassa” e i confronti che ti avevo proposto. Osservo: non posso farci nulla, se non raccomandarmi alla clemenza della corte(parlo dei cittadini, non delle corti penali)e alla capacità di discernimento dei tuoi discenti.
5)Comunque, non me ne volere se sono all’antica e se riesco a capire le tue buone e sane ragioni che privilegiano la distruzione del territorio. In fondo non sono un docente e non sono un cane da tartufo. Consentimi di chiederti di riconsiderare meglio tutta la tematica e le ragioni che hanno motivato il tuo voto e di riflettere un poco se i tuoi ragionamenti sono più in linea con i pensieri della sinistra o con i nuovi Unni.
Guido Garufi:
Anche se talvolta ci sono toni un pò sopra le righe, cerca di capire il punto di vista altrui e se c’è del vero in ciò che ti si dice/rimprovera.
Per la tessera, non se ne parla proprio… ma non all’IDV, a tutti i partiti, vista la crisi che li colpisce, anzi, se devo dirti come la penso, per me l’idv è tra i migliori, nonostante te…. (scherzo..)
@axel
Se proprio vuoi distinguerti dalla massa, ed entrare a far parte del club più esclusivo d’Italia, vieni nei socialisti (quelli senza alcun partito).
Un club così esclusivamente esclusivo, così dannatamente dannato snob, così laicamente laico (da sembrare quasi confessionale), così particolarmente particolato (che per vederlo serve un microscopio), così liberamente libertario (ed anche liberato), così progressivamente progressista (che non siamo avanti, siamo finiti ben oltre) che, pensa un pò, da quanto è elitario, esclusivio, privilegiato, ristretto e selettivissimo ci conosciamo tutti per nome e cognome…
🙂
Gianfranco,
la parola socialista fa troppo rima con Craxi e denota una ‘sinistra’ assonanza con Berlusconi…. mi spiace, ma non è per me.
@axel
Il socialismo che intendo io non è ne quello di Craxi ne tantomento quello di quei speudosocialisti che sono finiti dentro il PdL
Per Axel:discutere come tu fai del Piano Casa è riduttivo. Occorrono chiarimenti. Qaundo dico che fu votato da tutta la maggioranza, a quei tempi il Sindaco era Capogruppo del PD, voglio dire semplicementeche alla maggioranza la cosa piacque.Ti segnalo che l’IDV non faceva parte di quella maggioranza. Qaundo dico che la delibera pendeva a “sinistra”, intendo dire che la delibera, ai tempi, citava queste esatte parole: ” ai fini di scoraggiare il latifondo e la rendita di posizione”. Come intepretare questa frase apparentemente sibillina ( ecco che Parlare del Piano Casa è qui riduttivo): Il Piano Casa prevedeva che il prprietario del fondo avrebbe dovuto cedere al Comune, oltre al 25% per l’edilizia agevolata e convenzionata, anche un cifra X per ogni metro cubo concesso dal Comune. In questo senso ho parlato didascalicamente di tassa. Nelle lottizzazioni “normali” (= senza tassa) il Comune “incassa” solo gli oneri di urbanizzazione dovuti epr legge. Col Piano Casa molto di più.Credo questo sia chiaroSi dirà? Chi ci ha rimesso? L’impresa o il prprietario del fondo. Ci ha rimesso il prprietario del fondo, poichè l’impresa, giustanmente, ha pagato al prprietario un valore al metro cubo inferiore al prezzo di mercato. Di quanto inferiore? Della cifra che il Comune aveva messo cion la sua “tassa”. E ora vengo akl dunque. Cioè mi faccio una diversa domanda ( retorica): perchè il Piano Casa ci mise molti anni a realizzarsi? Mia risposta o tesi: perchè il “cartello” ( gruppo di edili) non gradiva il Piano Casa? Perchè? Perchè altri metri cubi nel mercato avrebbero fatto “eccessiva” concorrenza. Al contrario se il “cartello” realizza case “ad orologeria” tiene alto il prezzo al metro quadro. Sai quanto costa costruire una casa al metro quadro: circa mille euro.Le case a Macerata hanno sempre avuto prezzi esorbitanti, come si stesse a Portofino. Ma guarda un po’. A Berlino le case costano di meno.Vorrei concludere questa panoramioca con una riflessione conclusiva:quanto costa l’edilizia convenzionale o in cooperativa? Molti credono poco, o, di meno. Non credo sia così, o, forse, non sempre.Meglio sarebbe, ma è una mia ipotesi, che il Comune cedesse delle aree “unicamente” alla Istituzione Case popolari e che queste le realizzassero. Tu vedresti che bello “smascheramento” tra cooperative “solidali” o meno. Ma questo, nessuno, lo fa.