di Gabor Bonifazi
Mentre i bambini giocano con il secchiello quasi a voler svuotare il mare e le mamme si rosolano pigramente al sole come lucertole rigirandosi sui lettini e assumendo le posizione più strane, arriva puntuale una voce che si fa sempre più vicina, quasi una nenia africana che annuncia l’arrivo di una partita di teli da mare: «Regàs!», «Regàs!». E’ il nome del veterano dei vù cumprà: Regàs ed è proprio il caso dire che il detto “nomen omen” non è stato mai più appropriato. Questo venditore ambulante ha un buon rapporto coi bagnanti in quanto ogni giorno d’estate percorre e ripercorre quel tratto di spiaggia che va dalla foce del Musone a quella del Potenza. Regàs è un tipo simpatico e socievole. Egli è nato a Rabat quarantasette anni fa e da venticinque svolge la sua funzione di mercante per l’intera stagione balneare, alloggia a Marcelli e si ciba di pollo e coniglio arrosto alla rosticceria di Castelnuovo: “La Paella”. Questo personaggio magro cotto dal vento e dalla salsedine con in testa un cappellino rosso e occhiali tipo ray-ban si muove come un manichino in un vetrina, esponendo contemporaneamente una ventina di coloratissimi teli regolarmente Made in Egitto. Superata la prima diffidenza il discorso potrebbe continuare tra il sibilo del vento e l’urlo dei gabbiani, mentre una Venere poco più in là della battigia divarica le gambe, scruta l’orizzonte per godere di quell’istante in cui il traghetto porterà quell’ondata anomala rigeneratrice, quasi come il forte getto dell’acqua dentro una vasca Guzzini con l’idromassaggio. Regàs riprende il cammino e pensa che a settembre partirà da Porto Recanati per raggiungere il Marocco attraverso la Spagna, per poter riabbracciare la moglie e i quattro figli.
La nenia «Regàs!», «Regàs!» del mercante di Rabat si fa sempre più flebile fino a scomparire del tutto. Qualche giorno fa, animato improvvisamente dallo spirito romantico dei cercatori d’oro, ho acquistato un telo nero con lugubri teschi e omeri che ricordano la bandiera dei pirati.
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Troppo facile dire , che tipi da spiaggia, però viene a vedervi così svestiti e così addobbati! Dove vado io, mai visto. Da me passa Mustafà ,che si annuncia qualche metro prima ” Oh come se fà, è arrivato Mustafà !” che vende tutto e niente in pratica: basta chiedere, cerca nel borsone e trova quello che ti serve. I teli da mare invece li smercia Abdul, che si fa chiamare Giacomo perchè “fa italiano”….capirai chi ci crede, è nigeriano. Complimenti Gabor, un pezzo piacevolissimo in questa metà notte di metà agosto , con una nota poetica di tutta efficacia descrittiva…..Questo personaggio magro cotto dal vento e dalla salsedine ….
Veramente, io io avevo preso quel regàs per un modo che egli avesse per interpellare i bagnanti (di sole e di mare)!