di Beatrice Cammertoni
La scissione tra Berlusconi e Fini mobilita anche i fedeli maceratesi del Presidente della Camera. Giulio Conti si dice pronto ad aderire con i suoi al nuovo progetto di “Azione Nazionale” annunciato nelle ultime ore da Roma. Rancori e divisioni quelle che hanno portato alla rottura sentite anche a livello locale e con particolare intensità da Conti, che tra l’altro in occasione delle scorse comunali ha ricevuto l’ordine di fare un passo indietro e di non presentare la sua candidatura dai vertici del Pdl. “La Russa mi disse di non interferire con la corsa di Pistarelli ed io che credo nella disciplina di partito e nelle regole interne mi sono fatto da parte. A Macerata è stato commesso un errore, si poteva stravincere: lo stesso atteggiamento di Carancini, che sta fronteggiando problemi con i suoi stessi alleati dimostra come la sua elezione non fosse data assolutamente per scontata.” Uno sbaglio, dunque, che la destra maceratese ha commesso e che porta anche i nomi di Ciccioli e Ceroni: “Non si può dire cosa sarebbe successo con un altro candidato, ma la prassi di un partito non può essere quello di errori mai pagati”. Conti si dice ringiovanito, l’approdo a questo discusso divorzio sembra farsi definitiva soluzione dei dissapori e delle incompatibilità che da troppo laceravano i rapporti tra le due anime del Popolo delle Libertà. Fini, al centro del ciclone mediatico anche per le aspre critiche che la componente berlusconiana e lo stesso Premier non riservano di indirizzargli, ha secondo Conti agito in modo onesto, non uscendo dalle competenze del suo ruolo istituzionale e dando un seguito alle responsabilità che il dover rappresentare la gente gli attribuiscono. Il caso Brancher, il Lodo Alfano, la scelta di Verdini ai vertici del partito: i nodi di questa rottura si sono rivelati troppo difficili da sciogliere e per Conti la disillusione degli ex-Alleanza Nazionale confluiti nel Pdl non poteva non portare ad un ritorno alla moralità della politica.
Dal livello nazionale a quello locale, l’interrogativo immediato è quello relativo alle prossime elezioni provinciali. “A questo punto il mio compito sarà quello di ricompattare la componente finiana. Nonostante gli attacchi che riceveremo dai nostri ex-alleati, dovremo ricostituire il gruppo sui principi comuni fondamentali, in un contesto nel quale il pressapochismo qualunquista berlusconiano è in calo”. Quel che è certo è che Conti e suoi presenteranno una lista autonoma marcata dei simboli di Azione Nazionale ma: “Come partito di destra, ci identificheremo in un governo di centro-destra, anche se tutto dipende dalla risposta locale dei nostri. Ad ogni livello di governo, intanto formeremo dei gruppi consiliari dove i numeri lo permettono.”. Mentre il centro-destra discute della ricandidatura di Capponi, la posizione dell’Onorevole è in linea di massima a favore. “La legislatura non si è interrotta per motivi politici, non è mancata la compattezza della maggioranza. Quella di ripresentarsi è una scelta che mi sembra non abbia nessun ostacolo se non nelle eventuali valutazioni contrarie dello stesso Capponi. Se sente di poter vincere si ripresenti, ma tenga conto di quale posizione potrà assumere l’UDC visto che il coordinatore provinciale del PD Cavallaro ha promesso in cambio dell’accordo la presidenza e del fatto che l’onda di riflesso della brusca interruzione del precedente governo potrà giocare a suo vantaggio ma se si riuscirà a votare in un breve periodo.”
Il recente vertice del PDL locale ha però già visto l’Onorevole Conti lontano dalle posizioni del partito in merito a questioni al momento prioritarie nella nostra provincia: “Mi sono esposto in maniera contraria all’unione dei due atenei maceratesi dal momento in cui un’antichissima università come quella camerte rischia di esserne svantaggiata e ho espresso perplessità in merito alla questione dei rifiuti. Oltre ai dubbi sull’accordo Macerata-Fermo, come si può dire di no ad ogni ipotesi di discarica se poi servono per poter mantenere il Cosmari?” Il terremoto politico che ha colpito il centro-destra in questi giorni, dunque estende i suoi effetti a livello locale, in un modo che Conti auspica risolutivo anche per superare le divisioni che negli anni hanno frammentato l’ala meno moderata della coalizione: “Nella lista che presenteremo troveranno posto coloro che hanno lasciato il partito per problematiche interne, quindi speriamo di ricucire con La Destra di Storace: è notizia di oggi che i consiglieri di Ancona si uniranno a noi. Ci sarà anche posto per quei nomi che nel Pdl non venivano presentati perché ritenuti troppo di destra”. Presente alla conferenza stampa di oggi anche Tonino Quattrini, a sua volta soddisfatto per la scissione: “Finalmente la componente ambientalista del Pdl trova il suo spazio. Io per poter affrontare queste tematiche e non dover rimanere in silenzio ho dovuto accettare la candidatura con la Fiamma Tricolore, ora finalmente trovo una collocazione nel mio partito”.
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Il nuovo gruppo parlamentare, ‘Futuro e Liberta”, potrà contare su 34 deputati, mentre al Senato è stata toccata la soglia minima necessaria di 10 parlamentari. Fini ha chiarito che il nuovo gruppo parlamentare sosterrà “lealmente il governo” quando questo sceglierà “nel solco del programma” e non ledendo “l’interesse generale”. Il presidente della Camera ha ribadito di non avere nessuna intenzione di dimettersi.
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– Fini: “Il premier ha logica aziendale non liberale”:
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/politica/2010/07/28/visualizza_new.html_1876170066.html
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– Così si erano espressi i rappresentanti del Pdl maceratesi:
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“Futuro e Libertà” rievoca sinistramente quel “Giustizia e Libertà” tanto caro ai partigiani azionisti.
In che senso “sinistramente”?
Non credo proprio che un Fini o un Conti finiranno in una formazione di centrosinistra
Al di là degli schieramenti cui ciascuno appartiene mi sembra che la scelta di Fini fosse rimasta l’unica possibile per un politico del suo livello con ancora una propria dignità Ormai il Pdl porta la libertà solo nel nome: è un partito verticistico pieno di imboscati e di riciclati. Capisco facilmente leparole, a livello locale di Quattrini. Conti mi sembra invece più confuso: si autonomina riferimento di Futuro e Libertà, mira a ricompattare la destra estrema che con Fini ha ben poco in comune, si lamenta di aver dovuto fare un passo indietro in Comune ma è pronto a sostenere Capponi in provincia…
La sua sembra più che una scissione politica una decisione legata ad amizioni personali che lasciano il tempo che trovano.
Rispetto le posizioni di Conti ma è certamente troppo presto per autoproclamarsi leader dei finiani locali. Giulio farebbe bene ad informarsi sull’organizzazione di Generazione Italia e ricordare che la storia della destra e del centrodestra nella provincia di Macerata negli ultimi 15 anni è molto complessa.
Sul piano locale Conti non fa altro che cogliere la palla al volo.
Lo “strappo” di Fini è solo un mezzo, per Conti, per tornare in gioco.
Il vecchio leone della politica del centrodestra maceratese era stato messo all’angolo, era di fatto quasi fuori da tutti i giochi e, anche data l’età, sarebbe stato estremamente difficile che potesse tornare con il pallino in mano.
Uscendo allo scoperto (prima di altri) Conti prova a mettere il cappello a quello che (nei prossmi giorni e nei prossimi mesi) succederà in tutta Italia: Fini ha bisogno di fedelissimi a livelo locale; ovvo che i primi che faranno pubbliche ammissoni di fedeltà al leader saranno i candidati naturali ad essere riferimento, punto di coaugulo per la corrente finiana.
Quindi sul piano locale Conti (che vuole fare ancora politica) non fa altro che fare un abile mossa politica.
Ma credo più interessante, sul piano nazionale, è capire il perchè ed il percome della rottura tra Fini e Berlusconi.
Che Fini (pur non amando Berlusconi) avesse accettato (in silenzio e rassegnazione) di essere il numero 2 del PdL, lo avevano capito tutti.
Solo che, per un motivo e per l’altro, questo essere perenne numero 2 cominciava a stargli stretto.
Essere il delfino (oramai neanche più tanto giovane) a vita di Berlusconi significava (ogni anno che passava) vedersi allontanare sempre di più la possibilità di andare a fare il Primo Ministro…..
E quindi tutti i bocconi amari, i silenzi, le figuracce del Premier, gli intrallazzi, le leggi ad personam, la scelta di questa ultima compagnine di Governo che era di bassissimo livello, ecc. ecc. che Fini (in tutti questi anni) era stato costretto a ingoiare rischiavano di finire per essere cambiali che non sarebbero mai state riscosse.
Inoltre in questi 2 ultimi anni Berlusconi ha compiuto un’opera di aggiramento e soffocamento nei confronti di Fini: piano piano Berlusconi gli ha scippato, da sotto il naso, molti fedelissimi che sono finiti per essere pappa-e-ciccia del Cavaliere dopo che, solo grazie a Fini, erano diventati parlamentari, Presidenti, Assessori, Ministri.
I casi più eclatanti sono quelli di La Russa e di Gasparri, ora alla corte di Silvio: hanno condiviso con Fini tutta l’avventura poliica fino a ieri (anzi probabilmente senza Fini questi coloneli sarebbero rimasti soldati semplici e non avrebbero non solo non fatto i Ministri ma nemeno i Consigieri di Quartiere, dato il pochissimo spessore politico e culturale) ma non hanno esitato un attimo a pugnalarlo.
Fini e la Russa hanno scelto di schierarsi con il più forte (per essere qualcuno oggi) piuttosto che rischiare di essere dei nessuno domani.
Ma dopo le ultime elezoni ci sarebbe da capire perchè Fini, invece di scendere nell’arena politica, abbia preferito fare il Presidente della Camera: incarico sicuramente di prestigio, ma che lo lasciava disarmato e impotente dentro al PdL.
Cioè ci sarebbe da capire (e comprendere qu quale basi e quai accordi segreti, poi sicuramente non rispettati) perchè Fini si è andato ad impiccare da solo portadosi dietro corda e sapone.
Già si era smarcato Alemanno (che facendo il Sindaco a Roma era sparito dalla politica del PdL) e non credo sia possibile che Fini non si fosse reso conto che la Presidenza della Camera era un atto masochistico se, da delfino, voleva provare (senza aspettare altri 10 anni) ad essere il numero 1.
Inoltre ad un’attenta analisi politica diviene anche un pò ridicolo che oggi Fini strappi invocando chissà quali diversità quando, fino a ieri, ha accettato tutto del Cavaliere (tutto quanto fatto in questiultimi anni: in special modo quello che oggi gli contesta, cercando una diversità che, fino a ieri, era uguaglianza ).
Perchè politicamente è ridicocolo che oggi Fini invochi questa diversità dal Cavaliere quando, fino a ieri, era il maggiordomo di Berlusconi ed ha condiviso tutti gli intrallazzi, le leggine, gli accordi, ecc. ecc. ecc.
Insomma non fingiamo che Fini (perenne numero 2 senzaquasi potere, da Almirante in poi) sia una mente politca brillante.
Lo fosse stato (mente politica brillante) non si sarebbe fatto mettere all’angolo così facilmente da Silvio, non avrebbe subito il voltafaccia di molti suoi fedelissimi che non hanno esitato un attimo ad andare alla corte di Berlusconi…..
Inoltre la profondità e l’inteligenza del leader lo si vede anche dagli uomini di cui si circonda: vedendo la Russa e Gasparri, forse, ci si sarebbe dovuto accorgersi da molto tempo che, lo stesso Fini, non è politicamente di molto superiore ai Colonnelli che lo circondavano……
Innanzitutto vorrei ricordare che CONTI è colui che ha fatto perdere le elezioni politiche del 2001 a Baldassarri, ha contribuito a farle perdere a Capponi nel 2004 e voleva fargliele perdere anche nel 2009. Ha tentato di far fuori Pistarelli nel 2010 per poi fare un passo indietro SOLTANTO IN CAMBIO DELLA PROMESSA DI UN POSTO IN GIUNTA per un suo stretto congiunto! Quindi, non diciamo sciocchezze!
Poi, concordo con LUZI: Conti è uno che negli ultimi 15 anni è passato da Finiano ad Alemanniano, a Storaciano, poi di nuovo Finiano. Credevo che avesse sempre fatto dei valori della destra tradizionale e storica il suo cavallo di battaglia. Ora?? Va bene contrastare il liberista e liberale Berlusconi ma… Fini chi è? Colui che tuttora si ostina a ricoprire (arrivisticamente) il ruolo di Presidente della Camera coi voti dello schieramento che ora l’ha cacciato dal partito. Colui che è passato dal “Mussolini miglior statista” al “Mussolini male assoluto”, dall’essere figlio orgoglioso di un repubblichino al voler condannare in modo inequivocabile il ventennio, dal salutare romanamente i camerati al funerale di Almirante, al mettersi la “cuppoletta” in Israele, dalla secca condanna all’immigrazione incontrollata, al voler concedere il voto agli immigrati dopo 3 anni di permanenza nel nostro Paese. Quindi, signori miei, fra Conti e Fini vedo due unici punti in comune: la mancanza di coerenza e l’arrivismo personale.
Matteo Crispiani – Portorecanati
@crispi: chi sarebbe questo stretto congiunto che ha avuto il posto in giunta?
Visto che in 27 anni di militanza io non ho mai cambiato bandiera (tantomeno corrente) mi permetto di fare la mia analisi con un minimo di freddezza e ribadendo che la politica è sì pratica ma anche progettualità.
Fin dalla discesa in campo di Berlusconi i destini di quest’ultimo e di Fini si sono itrecciati per alcune ragioni congiunturali (tangentopoli, l’ implosione dei partiti di governo della prima repubblica, il referundum sul maggioritario, etc.) che hanno coinciso con il dibattito, nella destra politica, sulle strategie per uscire dalla posizione di emarginazione strumentale a cui era stata condannata dalla formula dell'”arco costituzionale”; da anni Tatarella e la maggioranza moderata prima almirantiana e poi finiana dibatteva su queste questioni.
Risultava evidente che, a prescindere dalle alleanze, la destra doveva progressivamente marcare le distanze da un patrimonio di culture ed idee che sembravano ancora legate più al ventennio (culture ed idee che avevano in ogni caso garantito la sopravvivenza politica del M.S.I.)che alla destra democratica di stampo europeo da costruire per dare cittadinanza politica ai moderati.
Il percorso, difficile anche per la grande presa elettorale e la leadership carismatica di Berlusconi, non ha coinciso con uno sfondamento elettorale oltre il 13/15%.
Alla sequenza di esperimenti tattici a sfondo strategico, alcuni falliti (l’esperienza dell’Elefantino con Segni), l’accreditamento come forza di governo a tutti i livelli (centrale e periferico) e la presa di distanza da alcuni temi, che se ancora propagandati avrebbero fatto apparire la destra politica come una forza in difficoltà nel fare i conti con il passato ed accreditarsi come una prospettiva per il futuro, non ha corrisposto l’adeguata forza elettorale per guidare il centrodestra (nel frattempo, infatti, Berlusconi ha sempre più accentuato il suo atteggiamento di leader in sintonia con gli elettori senza filtri e mediazioni e si sa: all’italiano medio è sempre piaciuto colui che comanda e appare come il più forte…).
Nel 2008, complice una cattiva legge elettorale, siamo andati ad elezioni con una novità.
Il PD, infatti, è apparso come l’unica forza politica capace di contribuire, da sinistra, alla semplificazione del quadro politico ed alla riduzione del numero dei partiti dando così la sua risposta alle istanze di gran parte della società civile, da tempo orientata in questa direzione.
Poteva Fini, dopo sì aver bollato la salita del premier sul predellino per convinzione prevedendo l’attuale epilogo, non rispondere a queste stesse istanze provenienti dal popolo di centrodestra e che se non colte cofondando il PDL avrebbero prodotto almeno due rischi connessi tra loro: far apparire AN chiusa su posizioni identitarie, incapace di proseguire nel percorso sopra descritto e lasciare in mano l’arma della semplificazione, del rinnovamento e delle riforme in mano a Berlusconi.
Forse, complici coloro che si vendono al miglior offerente, e vista la indisponibilità di Casini, Berlusconi avrebbe vinto comunque le elezioni del 2008 senza avere tra i piedi Casini (e infatti è all’opposizione) e Fini. Vista la ormai proverbiale predisposizione ed attitudine al comando del premier, allergico ad ogni forma di contrappeso democratico ed equilibrio costituzionale, crediamo sul serio che valesse la pena di correre il rischio?
Il resto è cronaca di oggi.
Saluti
Non penso che la sola ed unica condizione per stare con Fini sia il fatto di non sopportare la PdL e gli atteggiamenti di Berlusconi. Non credo che antipatie locali più o meno legittime possano automaticamente portare a dire “io sto con Fini”.
Non è un attacco a Conti persona ne al Contiano pensiero, ma una mia idea sui contenuti di Fini.
Passare con Fini vuol dire condividerne la maggior parte delle idee, alcune delle quali (voto agli immigrati, viaggi in Israele e difesa comunita ebraica) apparivano piuttosto indigeste alle frange più oltranziste dell’ex AN.
mi sembra troppo facile fare un equazione “pdl sbaglia=sto con Fini”, o meglio non è un assioma. Il fatto di sostenere il Presidente della Camera solo perchè il PdL sbaglia (vero) sia a livello nazionale che locale è decisamente riduttivo.
Ho molta stima e ammirazione per il presidente Fini.Però da quando ho saputo della tempestiva adesione di Giulio Conti alla neonata formazione finiana, mi sono cadute le braccia! haime! se avevo fatto un pensierino per aderire alla nuova formazione di Gianfranco, mi è passata completamente la voglia!!!! Mi dispiace per l’On.le Fini ma con alcuni soggetti politici proprio non mi ci trovo per cui faccio un grande in bocca al lupo al PDL che sicuramente senza Conti sarà più forte e determinato ad iniziare dalle prossime elezioni provinciali novembre o aprile che siano con o senza Capponi! Se ci sarà poi l’appoggio della lista di Conti al PDL non andrò neanche a votare!
La scelta “strategica” di Fini, quando scelse di mandare in soffitta l’MSI, fu quella di perdere un pezzo di nostalgici ( gli eterni fascisti) ma di acquistare un, in cambio, una più consistente fetta di “moderati” di centro.
Cioè la scelta di Fini (è ininfluente che sia stata fata per reale convincimento o per convenienza elettorale) era quella di provare a costruire un partito conservatore di stampo europeo.
L’idea di Fini era anche logica: all’epoca Forza Italia, senza Berlusconi, molto probabilmente sarebbe implosa (perché inesistente sul territorio) e tutti quei voti in larga parte non sarebbero confluiti ne a destra ne troppo al centro-sinistra.
Quindi c’era un appetibile elettorato forzista di 10-15%, che sommato al 10% (di AN) poteva essere intercettato e che l’avrebbero -di fatto- catapultato (senza Berlusconi) ad essere il leader naturale del centrodestra, costringendo gli altri (Casini e Bossi) ad accettarlo come successore del boss di Forza Italia che, lo avevano capito tutti, era sceso in campo solo per salvaguardare gli affari propri e che, dopo averli salvaguardati, non avrebbe certo rimasto a fare il capopopolo per 20 anni.
Ma poiché il primo governo Berlusconi è durato il tempo di uno sputo i giochi si sono di molto intricati.
Silvio ha avuto ben 5 di opposizione anni per costruire una struttura, facendo così terra bruciata intorno a Fini.
Fini che non è più riuscito ad avere una posizione elettorale (almeno quasi paritetica) con il diversamente alto si è trovato ad essere “eterno secondo” fino al trapasso del Capo..
Negli ultimi 2 anni, con una solida maggioranza, Berlusconi non ha fato altro che continuare a fare campagna acquisti: questa volta non più all’estero (l’ultimo “fuoriclasse” preso da Silvio è stato Mastella, uno che ha cambiato tante squadre) ma dentro il PdL, cercando di far scivolare dalla sua parte tutti coloro che potevano essere acquistati.
Fini si è svegliato dal lungo sonno accorgendosi, con ritardo, che molti ex di AN nel frattempo si erano fatti tatuare sul sedere il viso del Capo.
@gaetano
Conti può aderire, come ognuno di noi, a qualsiasi formazione politica ed abbracciare tutte le cause che vuole ma da qui a rappresentare Fini ed eventuali formazioni a lui vicine ce ne corre. Ad oggi l’unica struttura politica vicina al Presidente Fini, in fase di organizzazione anche nella provincia di Macerata, è Generazione Italia. Giulio Conti non la rappresenta in nessun modo.
Luzi e Cerasi: è di grande interesse il dibattito sucitato da Luzi e Cerasi.Io vorrei aggiungere un elemento in più ( o meno, ma è una mia ipotesi). Il divorzio di Fini da Berlusconi si può leggere in vari modi, diversi, ma tutti tendenti a segnalare una sorta di “schiacciamento” dell’area di AN, una volta nato il PD. Ora a me non interessa conoscere la dietrologia di Fini, quanto invece leggere quanto sta avvenendo diversamente. Mi spiego: a sinistra l’errore di Veltroni ( ma è una mia opinione) è di aver creato il Partito unico (il PD). In tal modo il PD ha, per così dire, esorcizzato a “sinistra” i vecchi compagni, tutto in una sorta di orizzonte privo di “positive ideologie”. L’errore veltroniano è come un effetto domino. A destra, invece, Berlusconi al quale si deve riconoscere la “capacità” di vendere un Marchio ( PDL) ha avuto la meglio. Le due strutture portanti ( PD e PDL) entrano, dunque, in un mercato di voti dove vince chi meglio conosce la strategia del target. La sinistra ( il PD) per simmetria “desidera” il bipolarismo perchè questo “sistema” gli consente la sopravvivenza o sufficienti sussulti. Non è casuale che quando governava la Sinistra non si fece la legge sul conflitto di interessi e che quando governava la destra lo scudo fiscale passo coin 28 assenze di parlamentari del PD. Insomma, io credo che Dalema, entro certi limiti, ami tale “dialettica”. Bipolarismo dell’alternanza ma non della alternativa. Ma che la destra è bloccata. Si parla troppo del PDL e poco del vero partito cardine che la tine in vita, la Lega.Dentro questa “palude” appare chiaro, almeno per me, che i movimenti di Fini non debbano ascriversi a semplici o personalistiche reattività. In altre parole ancora, suppongo che a Roma si stia preparando una sorta di “falsa legislatura” che consentira il cambio della attuale legge elettorale.Per finire, ritengo che Fini ( ma non solo lui ) sia a conoscenza di fatti rilevanti e di interesse pubblico che lo inducono ad affrettarsi.
@garufi
E questa è in gran parte l’analisi della “pratica politica” di cui accennavo sopra peraltro, a mio parere, calzante.
Condivido anche la conclusione.
In ogni caso mi auguro, per il bene di tutti gli italiani, che l’accelerazione politica in corso non faccia prevale la tattica alla strategia.
@Luzi
E’ dal 1985 che ci sono soltanto posizini tattiche in politica: si guarda, se va bene, solo alle successive elezioni (e del resto del resto chi se ne frega) pochè manca da almeno 25 anniuna visione complessiva.
Un pò come dilettanti-allo-sbaraglio, tutte iniziative estemporanee, toppe da mettere come capita, il solito discorso di chiudere la stalla quando oramai i buoi sono quasi tutti usciti
@Cerasi
Direi dal 1980-81, quando furono scoperti gli elenchi della P2.
Presumo che la perdita di progettualità resa evidente dal suddetto momento storico sia avvenuta perchè la politica italiana era già da tempo impegnata in tutti gli interessi possibili fuorchè quelli degli italiani.