di Mario Battistini
I morsi della crisi, che non finisce mai, stanno lasciando il segno. Molte aziende, soprattutto le medio-piccole, hanno chiuso i battenti, altre sono sul punto di alzare le mani in segno di resa. La disoccupazione cresce e le famiglie son costrette sempre più a tirare la cinghia. E i giovani? Per loro il futuro è drammatico. Fa impressione leggere che nel nord-est d’Italia, un tempo terra invidiabile per ricchezza e operosità, artigiani e manager si sono tolti la vita perché ossessionati dall’idea di dover licenziare.
Nella nostra provincia la situazione non è meno pesante. Nei primi quattro mesi di quest’anno – dati Inps – sono state concesse ben 2 milioni e 314 mila ore di cassa integrazione con un aumento, rispetto all’anno precedente, di 1 milione e 197 mila ore. E sempre nei primi quattro mesi di quest’anno ben 4.354 sono stati i lavoratori finiti nelle liste di mobilità, che spesso è l’anticamera del licenziamento, mentre un anno prima erano stati 3.364. <Siamo molto preoccupati – commenta Aldo Benfatto, il segretario provinciale della Cgil – soprattutto perché non si vedono spiragli in tempi brevi>. Ma il presidente del Consiglio continua a ripeterci che gli italiani sono i più ricchi d’Europa. Sarà…
La Fontana di Trevi, ricordate?
L’Italia annaspa ed è in (s)vendita. Grazie al federalismo fiscale tanto caro alla Lega, sono sul mercato palazzi storici, monumenti, musei, parchi, laghi, aeroporti, isole, fiumi, facoltà universitarie, le leggendarie cime delle Dolomiti. Un patrimonio di storia e di civiltà a disposizione delle autonomie col compito di valorizzarlo, ma che potranno eventualmente anche alienarlo (cioè, cederlo) per ridurre con gli introiti i debiti degli enti. Ma che brava la Padania! Torna alla memoria in queste ore la straordinaria performance del grande Totò che, in un suo film, vendette la Fontana di Trevi a uno sprovveduto turista americano. Allora, come oggi, il mondo si sbellica dalla risate.
<Anche qui da noi – continua Aldo Benfatto – diverse imprese hanno il fiato grosso. Cala l’occupazione, mentre aumentano in diversi comparti il lavoro in nero e le situazioni di sfruttamento dei lavoratori. Pagano la crisi sempre i soliti: gli operai, gli impiegati, le donne, i giovani e i pensionati. I redditi più elevati non sono minimamente sfiorati dai tagli che il governo ha imposto agli italiani>.
Aiuti alle famiglie
Intanto, il sindaco di Macerata, Romano Carancini, ha mantenuto la promessa che aveva fatto in campagna elettorale. Sarà prioritario – aveva detto – dare un sostegno, nei limiti delle nostre possibilità, alle famiglie più indigenti, per le quali (al momento sono cento) è stato già attivato un fondo di solidarietà di 120 mila euro. Un bel gesto da parte del Comune capoluogo. E non meno significativa è la forte opposizione del sindaco e di tutta la giunta al ventilato insediamento dell’industria chimica Suap Giorgini a Valleverde di Piediripa. Si tratta di un’azienda classificata insalubre di prima classe che andrebbe a inquinare un’area a vocazione agricola, archeologica e turistica. Sarebbe uno sfregio all’ambiente e al buonsenso. Carancini il suo no lo aveva già rimarcato in campagna elettorale e ora non intende certo cambiare atteggiamento, mentre, a quanto pare, di avviso diverso sarebbero alcuni uomini della maggioranza, come pure esponenti del centro destra, i quali, dopo aver dichiarato la loro contrarietà a questo progetto, adesso sembrano ripensarci. <Dobbiamo riflettere>, dicono. Viva la coerenza! L’umanità – scrisse Leonardo Sciascia nel best-seller <Il giorno della civetta>, si divide in cinque categorie: gli uomini, i mezzi uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà.
Tempi duri alle porte
Per gli enti locali si annunciano tempi durissimi. La manovra del governo mette in ginocchio le Regioni, le Province e soprattutto i Comuni, costretti a subire tagli devastanti nei loro bilanci. Lo sostiene pure il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, esponente di punta del Pdl e di Comunione e Liberazione: <Il governo cambi registro altrimenti ci vedremo costretti a restituire le deleghe che riguardano molti settori operativi. Così non si può andare avanti>. Addirittura più dura la presa di posizione del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, non certo un bolscevico: <Il governo si calmi. Se si azzardano a installare caselli per il pedaggio sul raccordo anulare della capitale, li spazzerò via con la mia macchina>.
In Italia – dati Istat di tre giorni fa – la pressione fiscale è in aumento e il debito pubblico è il più alto d’Europa. Lo conferma anche Bankitalia, mentre la Consob (Commissione nazionale per le società e la borsa) lancia un allarme: le famiglie italiane sono fra le più esposte nei titoli rischiosi.
<Non metteremo le mani nelle tasche degli italiani>, ripete il presidente Berlusconi. Ma i tagli ai Comuni cosa sono?, si chiede <Avvenire>, il giornale dei vescovi. <Furbo il governo – sottolinea l’Anci – furbo nel riversare sulle istituzioni locali il carico della manovra. Ma gli enti, coi bilanci strozzati, fra un po’ faranno fatica anche a pagare gli stipendi>. Sarà pressoché inevitabile il blocco di opere pubbliche già programmate, il rinvio delle manutenzioni e la cancellazione di servizi. E poi asili ridimensionati, trasporti a singhiozzo e via di questo passo. Non basta. Luci spente anche in piena notte, minacciano alcuni sindaci del varesotto. Non ci sono alternative: se non si eliminano i servizi, sarà gioco forza inasprire le tasse sui cittadini. Ma la cricca affaristica non pagherà un euro.
<Luci spente?>, è sbagliato rileva Italia Nostra. <In tempi di crisi non si può imbarbarire le città. L’oscurantismo deprime, può provocare anche gesti inconsulti. La Cultura è una buona medicina contro il pessimismo e la rassegnazione. Solo la Cultura, infatti, può ridare slancio ai cittadini, investendo in manifestazioni e spettacoli di qualità in grado di stimolare riflessioni, sano divertimento e una forte circolazione delle idee. I tagli, se necessari, devono riguardare altri settori, ma mai la Cultura e l’industria del Turismo>.
Quanti evasori fiscali
A San Marino, una settimana fa, sono stati scoperti 1.220 evasori che nascondevano i loro soldi nelle banche di questo piccolo Stato indipendente. Si parla di decine e decine di milioni di euro. Benemeriti di questo espatrio di denaro sono nostri concittadini (anche della provincia di Macerata) che di pagar le tasse non ne vogliono sapere: titolari di supermarket, mobilieri, albergatori, personaggi del mondo sportivo, pasticceri e macellai, imprenditori di vari settori. Tutti nullatenenti o quasi in Italia, ma ben dotati finanziariamente al di fuori dei confini nazionali. Cosa rischiano questi signori? Niente. Proprio niente. Ha spiegato il <Corriere della sera> che con lo scudo fiscale, introdotto dal governo, non saranno punibili alcuni reati penali fiscali e societari, compreso il falso in bilancio, mentre per il rientro in Italia di capitati illegalmente esportati basterà versare la modica tassa del 5 per cento, per di più diluita in cinque anni, con l’assoluta garanzia di conservare l’anonimato. In Germania e in Francia, per esempio, i governi applicano una tassa del 25 per cento, obbligando inoltre gli evasori a mostrare il loro volto, rendendo noti nome, cognome e indirizzo.
<La situazione da noi non è affatto bella>, commenta ancora il segretario della Cgil Aldo Benfatto. <Il sindacato, in ogni caso, è tutto mobilitato in difesa dei lavoratori e dei ceti più deboli. Ci battiamo contro le discriminazioni che sono sotto gli occhi di tutti>. Già, ma il presidente del Consiglio minimizza. <Il peggio è passato – ha tuonato dal Canada – non bisogna leggere i giornali che disinformano>. Le notizie scomode disturbano i potenti.
Il taglio dell’erba
Interessante, per finire, il messaggio-appello di un giovane ricercatore universitario (<guadagno meno di una colf filippina>), spedito in busta chiusa a un consigliere comunale. <C’è chi si lamenta del mancato taglio dell’erba in diverse zone di Macerata e non solo. Detto che si tratta di un piccolo, piccolissimo problema coi tempi che corrono, se i soldi non ci sono si dia questa incombenza a qualcuno di quei signori che hanno esportato milioni di euro a San Marino. E’ troppo chieder loro un legittimo pentimento?…>
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Spero che questo articolo, verrà letto da quanti più visitatori possibili. Merce veramente rara di questi tempi, così denso di intelligente ricerca della verità : al sodo della realtà nuda e cruda. Complimenti.
Come ” interessata” , mi permetto solo di eccepire che il verde pubblico – sia pur nel contesto di problemi più gravosi e urgenti – non può definirsi piccolo o piccolissimo, poichè intanto è un primo segnale di abbandono della civiltà, indica trascuratezza ( un po’ come andare in giro con i capelli in ordine appena usciti dal parrucchiere, ma con le ciabatte ai piedi, sa di sciatto) poi , e lo metto in second’ordine perchè consequienzale allo stato detto prima , perchè l’erba alta comporta lo sviluppo di fauna indesiderata e pericolosa per la salute dell’uomo e degli animali da compagnia e ultimo ,in un crescendo di degrado civile, perchè tra l’erba alta può finire di tutto: plastiche, oggetti taglienti, siringhe, esche per animali ecc. ecc.
Caro Mario, condivido. Mi preme aggiungere che lo Scudo fiscale è “passato” grazie a 28 astensioni del PD e 8 dell’UDC. Tanto per gradire. Informo che lo scudo fiscale francese prevede un rientro del 25%. In Germania se un commercialista dichiara il falso ( in bilancio) commette un reato. Potrei proseguire, ma non voglio.
non ho il piacere di conoscere l’estensore dell’articolo ma debbo complimentarmi per la serietà e per l’alto profilo etico dei contenuti; ha ragione Tamara quando dice che si tratta di “merce rara”.. come la coerenza dei nostri politici…
Bravo Battistini.
Solo mi chiedo quando le persone per bene che stanno dentro i partiti (perché, contro ogni evidenza, ce ne sono anche lì) si renderanno conto di aver fatto i portatori d’acqua al servizio di un sistema che ci sta stritolando? Quando si sveglieranno per decidere di buttare all’aria il proprio partito, o più semplicemente di alzare i tacchi e abbandonare una struttura oramai in putrefazione?
Caro PeppeDantini,
al di là del sistema in putrefazione (perché comunque è già in cancrena lo stesso), basterebbe che un consigliere comunale svolgesse il proprio compito di rappresentante mettendo a frutto tutti i poteri che gli conferisce la legge. In tal senso, essendovi anche consiglieri digiuni di legislazione amministrativa, spesso presentatisi in forza di un ideale o addirittura di una curiosità ma senza alcun retroterra specifico, se eletti dovrebbero assumersi quanto meno l’impegno e la responsabilità di studiare la legge per mettersi a frutto consapevolmente e compiutamente: sennò che ci stanno a fare in consiglio?
Sono infatti ancora convinto che un Davide ben piantato per terra e con le idee chiare (l’una cosa non va disgiunta dall’altra) ha potere per complicare la vita al Golia di turno.
E dunque, tra tutti quelli che devono “studiare le carte” e che possono “modificare giudizio in sede di discussione” (come non si trattasse in larga parte di consiglieri uscenti…), onore plauso e merito a quanti le carte hanno cominciato a studiarsele davvero e, tenendo fede a sé stessi e ai propri convincimenti, hanno una parola sola a proposito della Giorgini: no.
La mancata coerenza dei politici che siedono in parlamento, è una sola: non si parla più di grandi opere per il nostro paese. Dove è finita la Lione – Torino; l’alta velocità ferroviaria segna il passo; il ponte sullo stretto poteva essere un’ottima immagine per l’Italia. La ricerca è una voce totalmente assente che per un paeso moderno è fonte di vita e sviluppo. I nostri parlamentari (tutti) li sentiamo discutere mai di queste cose? Solo piccole rivendicazioni di posti e assessorati per i loro amici di periferia. Caro Battistini le aziende, la famiglia e i comuni sono collegati a tutto questo, se uno si ferma tutto il resto va in coda. Noto con rammarico che la nuova classe politica è paurosa, non voterà mai una struttura necessaria perchè impopolare, il maledetto voto fa paura anche a loro. La politica del “NO” sempre e comunque fa arretrare di tanto il loro futuro. La consolazione è una sola,prendersela con il governo o chi per lui, non è una soluzione, bisogna imparare a lottare facendo battaglie di sviluppo e non quelle di protezione effimera, altrimenti la Fontana di Trevi sarà sempre in vendita per gli ingenui.
Bellissimo commento Tacconi, i miei complimenti. Sintetizzare il vero e il falso, l’onestà e l’imbroglio, il populismo e l’impegno civico in poche righe non è da tutti.
Va beh, ironia a parte…
Parlare di grandi opere non ha alcun senso: bisogna invece parlare di “opere utili” e distinguerle da quelle inutili. La Torino-Lione, per esempio è totalmente inutile, e non lo dico io ma esperti del settore trasporti. Per altro, di grandi opere si parla sempre troppo perché servono a muovere grandi masse di denaro, anche se poi le opere non si realizzano; comunque c’è chi ci guadagna.
Invece nessuno parla mai, purtroppo, di “piccole” opere; come le reti wi-fi, il trasporto alternativo, e tante altre iniziative che incidono molto di più sulla vita delle persone. Pecacto che non muovano tanti soldi…
Sono invece assolutamente d’accordo sul dramma della ricerca che da decenni viene costantemente demolita, quale che sia il governo.
Così come sono d’accordo sul vergognoso mercanteggiamento che si fa di poltrone di ogni tipo: purtroppo assistiamo da tanto tempo e con tale frequenza a queste cose (anche qui a Macerata) che non ci facciamo più caso.
Ha ragione Tacconi quando dice che fare politica è lottare per ciò che si ritiene giusto anche a rischio di essere impopolari; ma per favore eviti il populismo berlusconiano. Parlare della “politica del no” serve solo a evitare i problemi e a spostare l’attenzione sull’avversario del momento.
Al di là dei singoli punti, il suo intervento denota un problema di fondo ancora molto diffuso: l’idea che lo sviluppo economico possa risolvere tutti i problemi. Quello che ancora in pochi hanno capito è che proprio il capitalismo, e quindi il modello di sviluppo che abbiamo seguito dal dopoguerra, ci ha trascinati in una crisi devastante, di cui ancora deve arrivare il peggio, e di cui pagheremo le conseguenze per molto tempo.
Peppe, forse più che il capitalismo, direi il capitalismo selvaggio o il neoliberismo capitalistico.