Sì all’eolico
No alle speculazioni

Il commento

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di Mario Battistini

Sindaci, occhi aperti. Chi pensasse, anche nella nostra provincia, di sfruttare il vento per produrre energia alternativa sul proprio territorio dovrebbe tenere ben presente quel che sta accadendo in questo settore. Anche il vento infatti, nella bistrattata Italia devastata dal malaffare, sta alimentando una impressionante sequela di abusi e di illegalità.

Le cronache di questi giorni sono strapiene di episodi sconcertanti, che mettono in luce come anche l’energia alternativa, al pari dell’acqua che il governo in carica vorrebbe privatizzare, sia diventata un fertile campo di affarismo irrefrenabile, che genera non soltanto reati penali ma anche, non meno gravi, disastri ambientali irreversibili. Purtroppo anche l’eolico, il tanto osannato eolico, si  è trasformato in un fenomeno imbarazzante nell’Italia degli scandali, mettendo a nudo responsabilità non lievi a carico di istituzioni e personaggi politici di primissimo piano. Denis Verdini, il coordinatore nazionale del Pdl, è stato iscritto nel registro degli indagati per corruzione (presunta, ovviamente). Stessa sorte è toccata a Ugo Cappellacci, il governatore della Regione Sardegna, dello stesso partito. Nel mirino della magistratura, con svariate implicazioni di reato, son finiti numerosi altri esponenti di partito, sindaci, assessori, presidenti, consulenti e faccendieri senza scrupoli.

La bomba dell’eolico, per appalti truccati o sospetti, nonché per le modalità di scelta dei territori da utilizzare per gli impianti, è scoppiata grazie alle intercettazioni telefoniche che hanno permesso di scoprire un vergognoso ginepraio di intrallazzi.
Ma in futuro sarà molto più difficile accertare verità scomode (per i potenti) e le attività fuorilegge della criminalità organizzata. Il governo, infatti, ha deciso di porre un freno agli ascolti via cavo. La malavita applaude.

Tornando all’eolico, sembra opportuno invitare alla prudenza quegli amministratori della provincia di Macerata che – sono notizie di questi giorni – sembrano orientati a insediare sul proprio territorio impianti per lo sfruttamento del vento come energia alternativa rispetto alle inquinanti fonti tradizionali. Sì, ripuliamo finalmente l’aria che respiriamo. Al riguardo, va dato atto a Paolo Ranzuglia, il candidato sindaco di <MacerataTiamo>, di aver fatto del rispetto dell’ambiente il leitmotiv della sua originale campagna elettorale nel capoluogo. Sì all’eolico, allora, ma non a scatola chiusa, ammoniscono non pochi esperti. Vediamo perché.

In primo luogo non è ammissibile il saccheggio del territorio. Per anni e anni il cemento ha deturpato i centri storici, agglomerati urbani di periferia e aree della costa. L’ambiente infatti, da sempre, è la preda più appetibile degli avvoltoi del guadagno facile a spese della collettività.

Oggi, spesso al di fuori di ogni regolamentazione e controllo, si permette un altro scempio con l’installazione selvaggia di parchi eolici nelle campagne e sui monti. Le torri, alte fino a cento metri con pale di trenta, forniscono uno spettacolo deprimente. Con l’aggravante che spesso non funzionano, non girano, sembrano pietrificate, perché l’Italia è il paese europeo meno ventoso, sostiene il <Mountain Wilderness Italia>, movimento ambientalista per la difesa dell’ambiente montano. Ma per gli speculatori il vento soffia in poppa. Sempre. Nella valle di Mazara, in Sicilia, hanno issato una selva di immense pale, che però non si muovono, non fanno una…piega. Eppure per tirar su questi bestioni hanno sventrato fianchi di colline, devastato crinali, annientato ettari di vigne. Uno sconcio, hanno scritto sul <Corriere> Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, i due giornalisti che in un libro-inchiesta (La Casta) hanno elencato le ruberie di parlamentari, politici e faccendieri vari.

Ma se dunque è vero che il più delle volte le pale delle torri eoliche non danno segni di vita, per quale motivo si continua a issarle? Perché ci sono aziende (non tutte, ovviamente) produttrici di questi impianti (con cospicui contributi europei) che elargiscono soldi ai proprietari di terreni e sovvenzioni ai Comuni oggi tutti in bolletta. Sentite cosa ha detto candidamente Antonio Cocco, il primo cittadino di Ururi (Molise), nel momento del suo insediamento al Comune:  <Al mio secondo giorno da sindaco, ho trovato  l’ufficiale giudiziario pronto a pignorarmi la scrivania. Non avevamo soldi neppure per gli stipendi e così ho pensato all’eolico…>. In casi come questo, arriva la ditta che fiuta l’affare e il problema è risolto. Si innalzano le torri e chi se ne frega se il vento non c’è.

La Coldiretti e gli Amici della Terra insorgono: <Basta speculazioni con gli imprenditori del vento a danno dell’intera società nazionale. Non è tollerabile stravolgere il territorio rurale per favorire l’industrializzazione delle campagne e degli ultimi spazi verdi rimasti. Il saccheggio dell’ambiente annienta aree pregiate sul piano agricolo, archeologico, naturalistico e paesaggistico>. Arroganza del potere, aggiunge Vittorio Sgarbi. <I parchi eolici sono un crimine contro la civiltà perpetrato dai ladri delle nostre bellezze>.

L’energia eolica copre oggi appena il 2 per cento del fabbisogno mondiale. Ma, come si è detto, si continua a tirar su torri e pale anche laddove non c’è traccia di vento. Lo tengano presente i nostri sindaci. Torri e pale in campagna o in altura risulterebbero pressoché inservibili. Lungo le coste è diverso, meglio ancora in mare aperto. Lì il vento si fa sentire, soprattutto il maestrale che <urla> la sua potenza tutte le notti.

A nessuno, in ogni caso, frulli in testa l’idea di contaminare la vasta e rigogliosa area dei Monti Sibillini, violando le straordinarie risorse naturalistiche del Parco nazionale. La serietà dei comportamenti è indiscutibilmente nel Dna di questa nostra provincia. Continuiamo a tenere alla larga affaristi e faccendieri.



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