di Roberto Scorcella
Questo è un altro spaccato di quella Italia che non ci piace. Quell’Italia dove il destino delle persone è troppo spesso in mano alle banche e alla loro discrezionalità.
Non bastano le tante aziende che nei mesi scorsi hanno dovuto chiudere i battenti dopo repentine richieste di rientro delle esposizioni da parte degli istituti di credito. Anche i sing0li cittadini devono fare quotidianamente i conti con banche e conti correnti, con telefonate per coprire i cento euro che mancano, in giorni in cui la famiglia media arriva a malapena alla fine del mese.
Nella storia che vi stiamo per raccontare, non è bastato neanche avere uno stipendio mensile medio di oltre 2500 euro, regolarmente accreditato tutti i mesi in conto, per abbattere il muro della insensibile burocrazia. Quella burocrazia che mostra i muscoli di fronte ai deboli e si genuflette di fronte ai potenti.
Così, per poco più di cento euro una giovane vedova rischia di vedersi togliere il diritto a incassare la polizza sulla vita che il marito aveva stipulato per tutelare la sua famiglia.
Refik Ajroja era arrivato dalla Macedonia a Tolentino nel 1999 insieme alla moglie Nastrije alla ricerca di un futuro migliore, lasciando un paese martoriato dalle ferite della guerra. Entrambi, quando hanno raggiunto l’Italia erano giovanissimi: appena 27 anni. E in Italia sono nati i loro due figli: Fatime di 10 anni, affetta dalla nascita da una grave forma di handicap, e Azem di 8 anni. Nessun problema di integrazione per la famiglia Ajroja nel tessuto sociale tolentinate: Refik è un grande lavoratore e, oltre a mantenere moglie e figli, tutti i mesi manda un po’ di soldi ai genitori in Macedonia.
L’8 gennaio scorso il sogno di Refik e della sua famiglia viene distrutto da uno spaventoso incidente stradale (nella foto). La Bmw con la quale stava rientrando a casa sbanda e urta più volte i guard-rail della superstrada 77 in territorio di Morrovalle. Nastrije resta sola con i due bambini e non sa che un’altra beffa sta per colpirla. Refik lavorava come autotrasportatore: un lavoro ben remunerato, ma anche molto pericoloso. Per questo aveva deciso di tutelare la sua famiglia, nell’eventualità gli fosse capitato qualcosa, stipulando nell’aprile 2009 un’assicurazione sulla vita di tipo “misto” con Alleanza Assicurazioni. Il premio mensile di 150 euro gli avrebbe garantito, dopo 15 anni di versamenti, una pensione integrativa, mentre in caso di decesso la società assicuratrice avrebbe dovuto versare al beneficiario (la moglie) la somma di 67.055,24 euro.
Nel dramma, la famiglia di Refik pensava di poter contare su questi soldi per andare avanti. Ma non aveva fatto i conti con la burocrazia.
Per pagare la polizza, il giovane aveva scelto la modalità dell’addebito diretto in conto corrente. Il 28 dicembre 2009 alla filiale di Tolentino della Banca Popolare di Ancona arriva l’addebito. Il giorno dopo l’istituto di credito lo respinge per mancanza di fondi sul conto senza avvertire Refik. Addirittura il 30 dicembre, senza che ci fossero stati ulteriori introiti sul conto, a Refik viene fatto emettere un assegno circolare dell’importo di 300 euro.
L’uomo vedeva regolarmente accreditati sul suo conto, ogni mese, dalla ditta Kappa Service di Pescara importi variabili fra i 2300 e i 3500 euro di stipendio in base ai trasporti effettuati. Inoltre, entro i primi 5 giorni di ogni mese l’Inps eroga 266 euro alla tesoreria della Banca Popolare di Ancona di pensione per la figlia disabile. I saldi trimestrali del conto corrente di Refik sono sempre stati positivi e non si può certamente parlare di un conto “sofferente”. E allora, perchè la Rid dell’assicurazione è stata stornata? La famiglia si è rivolta all’avvocato Marco Romagnoli (nella foto in alto assieme alla giovane vedova) e ora chiede solamente di ottenere quanto le spetta.
Il primo passo dell’avvocato Marco Romagnoli per tutelare la famiglia di Refik Ajroja sarà quello di tentare una conciliazione alla Banca d’Italia. Poi, eventualmente, si passerà in un’aula di tribunale.
***
La tragedia:
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
In bocca al lupo, caro Marco. Ci auguriamo tutti che il buonsenso prevalga e che la nostra mamma macedone riceva quanto le spetta. Piena solidarietà e disponibilità, anche del mio partito, a promuovere iniziative pubbliche di sostegno alla causa. Ti sono (vi siamo) vicini. So (sappiamo) che la tua passione va oltre il mestiere di legale e che saprai tutelare i diritti di queste persone. FORZA!
La storia è bestiale, disumana, assurda. Così come tutto, in questa Italia dove regnano le quattro Mafie. Avanti avvocato.
Forza Marco, metticela tutta e fai vedere che la iditocrazia si può battere, magari non abbattere, ma battere sì. In bocca al lupo a te e questa famiglia.
Grazie a Voi tutti da parte della famiglia Ajroja. Loro intenzione oltre a quella di ottenere quanto ritenuto gli spetti è quella di denunciare un certo modo di fare delle banche. Il mio ruolo non mi consente di andare oltre… Spero che il ricorso all’arbitrato bancario innanzi alla Banca d’Italia possa far prevalere il buonsenso. Certo che mi sarei aspettato risposte piu’ umane che ragionieristiche da parte della BpA. Ma forse ha ragione chi mi ha risposto “chi non se la puo’ permettere, l’assicurazione sulla vita non deve farla”???
E chi non riesce a fare il mestiere di bancario con competenza e magari anche con un pizzico di cuore andrebbe mandato a casa a calci in c..o!! Buon lavoro Marchetto!
Mio figlio è nella stessa classe di Azem e quanto accaduto ci ha veramente colpiti.Ma ti assicuro che quanto letto nella notizia qui sopra è altrettanto sconvolgente.Da tutta la classe 2a D un mega in bocca al lupo affinchè la vicenda possa risolversi nel migliore dei modi.