Alessandro Seri (Pensare Macerata):
“Non si può parlare di cultura
solo durante la campagna elettorale”

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Da Alesssandro Seri (nella foto insieme a Dante Ferretti) della lista Pensare Macerata,  riceviamo:

“Criticare una città come Macerata sul versante culturale è come farsi autogol durante la finale dei mondiali; chi lo fa sa di essere in malafede e cerca solo qualche misero voto in vista della prossima competizione elettorale.

Ciò che caratterizza la città, ciò che la rende riconoscibile è proprio la sua vocazione culturale, il suo patrimonio artistico e soprattutto umano, cnosciuto e riconosciuto.

Pensare Macerata sin dalla sua nascita ha posto l’attenzione sul tema in quanto ci si è accorti, ma bisogna essere miopi per non accorgersene, della rete di associazioni, artisti, operatori e professionalità culturali presenti in città. Un humus che ci viene invidiato in tutta Italia e che va comunque sviluppato senza cedere alle false prospettive e alle lusinghe banali legate a manifestazioni imposte dall’alto come fossero trasmissioni televisive. Pensare Macerata tiene a voler sottolineare ed appoggiare totalmente il concetto di attività culturali partecipate, vale a dire prodotte dalle tante eccellenze ed associazioni maceratesi, usufruite in primis dai cittadini e poi utilizzate anche come volano pubblicitario per far conoscere la città ben oltre i confini marchigiani.

Il coinvolgimento delle associazioni culturali presenti in città, delle istituzioni culturali, dei singoli  artisti ed intelletuali, di una intero strato sociale come quello dei docenti di ogni ordine e grado  resta il patrimonio più prezioso che Macerata ha. Questo è, e sarà, il punto di riferimento principe per il futuro sviluppo anche economico della città stessa. È impensabile immaginare una prospettiva che esuli dalle attività culturali e le attività culturali diventano patrimonio quando sono i maceratesi stessi a produrle, sfruttarle ed esportarle. Quindi immaginiamo una espansione della produttività culturale maceratese in modo da farne anche sviluppo economico. Sarà necessario individuare spazi adeguati alla produzione, incentivare il turismo culturale, pubblicizzare la vocazione all’arte e all’ospitalità di una città intera; altro che città chiusa, Macerata apertissima, pronta ad accogliere, ospitale appunto. Qualcuno, qualche forza politica dimetica a volte la tradizione cattolica dell’ospitalità per dar spazio a una volgare ed inadeguata polemica a sfondo razziale che non è mai stata nei valori e nei principi di nessun maceratese.

La Lega, le sue idee e chi si allea con essa a Macerata non ha futuro. Guardando invece con occhi ben spalancati e proiettati verso il futuro prossimo, quello che ci appartiene, ci si rende conto delle grandi potenzialità da sfruttare, delle collaborazioni in atto da cementare. Pensare Macerata come città della cultura è la base di partenza per pensarla in grande, per offrire ai giovani prospettive occupazionali, per aumentare il turismo di alta qualità, quello delle mostre, delle scuole, degli eventi. È assurdo ipotizzare una Macerata con attività culturali imposte, con spettacoli simil televisivi e piazze ad uso e cosnumo dei dibattiti televisivi urlati. L’economia culturale non è a circuito chiuso, l’economia culturale è l’esatto contrario. Tutti gli studi macroeconomici ci indicano come nei piccoli centri sia alta la qualità della produzione artistica da qui la volontà di incentivare il lavoro delle associazioni, delle compagnie teatrali, degli artisti; consentire loro di esportare il nome di Macerata. Pensare Macerata vuole puntare sulle qualità conosciute e riconosciute nel mondo che a volte alcuni maceratesi polemici e poco attenti nemmeno conoscono. Pensiamo ad un tavolo di programma composto dalle istituzioni, dagli enti culturali e dalla nuova schiera di giovani intelletuali maceratesi che possa fungere da raccordo e direzione anche per la destinazione dei fondi per le attività culturali. Il futuro di Macerata, il suo sviluppo economico, passa per la cosapevolezza di essere centro culturale di altissimo livello; se questa consapevolezza si trasforma in fatti concreti, in attività produttive, come Pensare Macerata auspica, allora la città stessa avrà un futuro da protagonista ben oltre la provincia, ben oltre le forzature improprie di chi si occupa di cultura solo durante la campagna elettorale”.



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