Tre interventi per stalking e violenza di genere, un intervento di accoglienza presso la struttura casa-alloggio, due interventi per violenza domestica e psicologica, un intervento per violenza economica, tre richieste di informazioni per eventuale colloquio o accoglienza al centro, il tutto nel solo mese di Febbraio. Questa l’attività, intensa, del CAV, il Centro antiviolenza di Macerata, gestita dall’Associazione di volontariato “Il lume” di Treia grazie ad un protocollo d’intesa firmato, qualche mese fa grazie alla sensibilità dell’assessore alle pari opportunità della Provincia Maria Grazia Vignati. Emerge insomma un quadro allarmante ed in parte inatteso considerando che il centro, che ha sede in Piazza Vittorio Veneto, è operativo da relativamente poco tempo. “Abbiamo rilevato, spiega la presidente del Lume Angela Dea Tartarelli, come la violenza trova il suo sfogo soprattutto verso il debole, quindi verso le donne ma anche verso i figli come metodo educativo, coercitivo ed anche verso l’anziano. I casi di stalking sono sempre più diffusi: una vera persecuzione con le denuncie che talvolta nemmeno vengono prese in considerazione. Io temo veramente per la situazione di queste donne che arrivano da noi confuse, insicure, piene di vergogna e parlano ossessivamente del dolore per la situazione che sono costrette a vivere temendo il giudizio che si fanno gli altri su di loro.” Fattispecie quindi di indubbia gravità: il Centro Antiviolenza si occupa proprio di questo con la presenza di figure altamente professionali dalla sessuologa e mediatrice familiare alla psicologa, dall’assistente sociale alla mediatrice culturale per arrivare ad avvocati delle pari opportunità che possono essere consultati negli orari di apertura, il martedì ed il giovedì dalle 15 alle 18 ed il venerdì dalle 9 alle 12. In occasione della “Festa della donna” sono dati sui quali L’Associazione “Il lume” poi sta per inaugurare la prossima casa di accoglienza di Treia in Via dei Mille: “potremo ospitare, sottolinea ancora Angela Tartarelli, almeno una dozzina di persone per i casi più urgenti dove necessita una pronta ed immediata accoglienza ed anche per i fruitori del vicino Ospedale.”
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Quando si aprira` un centro di ascolto per le violenze anche fisiche che subiscono gli uomini ma che non denunciano per ovvi motivi?
Quanta violenza usano le donne con gli uomini? Quali tipi?
Apriamo un dibattito anche su questo.
Siamo tutti vittime sia uomini che donne e tutto incosciamente mosso dal dio denaro.
ciao,
mi permetto di intervenire in quanto ho una minima preparazione in questo (avendo fatto la tesi di laurea in criminologia)…comincio da una semplice differenza che sussiste tra criminalità reale e criminalità sommersa. La differenza è semplice ma fondamentale: nel primo caso si fa riferimento ai reati che sono denunciati e che rientrano nelle evidenze statistiche, mentre nel secondo caso ci si riferisce a reati non denunciati e di cui le autorità non sono a conoscenza. Bene la violenza domestica (a danno di uomini o donne) è un reato che difficilmente viene denunciato alle autorità competenti così che è molto più difficile da scoprire e da combattere. Fino a qualche tempo fa anche lo stalking si configurava in maniera simile, poi le campagne di sensibilizzazione hanno indotto molte donne (e uomini) a denunciare chi li molestava. Tutto questo preambolo è per dire che esistono dal 1997 quelle che sono chiamate indagini di vittimizzazione, sono effettuate dall’Istat nelle maggiori città, su campioni rappresentativi di popolazione e servono per capire sia il sommerso della criminalità, quanto la percezione che le persone hanno della criminalità e/o della sicurezza. Senza dilungarmi troppo (chi fosse interessato all’argomento trova in rete numerosissimi spunti) credo che qua il problema non sia chi fa violenza a chi, quanto capire bene la realtà delle cose.
Premettendo che la creazione di un centro come il presente si tratta di un’attività lodevole sotto ogni punto di vista, l’assistenza alla vittima (di violenza domestica o stalking) a mio avviso dovrebbe essere accompagnata ad una attività di prevenzione che nella nostra città (e in molte altre) non viene svolta. Bisognerebbe innanzitutto cercare di quantificare il fenomeno e poi di realizzare delle campagne informative mediate da psicologi ed esperti del settore, stimolando la partecipazione della comunità.
Spero che quest’intervento sia utile.