di Gabor Bonifazi
A Macerata ci sono ancora tracce di tre peschiere, particolari manufatti infrastrutturali, assimilabili alle fontane riportate nei giorni scorsi da Alessandra Pierini nell’interessante articolo “Viaggio attraverso le fonti della città”.
La Peschiera Compagnoni di cui si ha memoria fin dal 1750 si trovava in contrada Valle, nella proprietà del conte Virgilio Lucangeli; a testimonianza dell’esistenza di questo laghetto collinare ante-litteram, resta l’idronimo della strada vicinale: «Strada detta di Fonte Peschiera».
In contrada Santo Stefano è ancora in funzione la peschiera Ricci, ma la più bella è quella che fu dei Ciccolini. Quest’ultima si trova a Piediripa in contrada omonima, ed è sicuramente uno degli edifici (nella foto) più suggestivi e di rara bellezza del maceratese, un complesso unico nel suo genere per l’originale tipologia: una torretta a tre piani ubicata al centro di una vasca con parco retrostante, ingentilita da una meridiana di cui restano le tracce e da alcune nicchie. Venne fatta costruire nel 1602 da mons. Claudio Ciccolini; egli convogliò le acque della sovrastante Fonte di Malnome al fine di alimentare <una bella peschiera di eccedente grandezza, murata con li suoi muri di parapetto attorno, e in mezzo a detta peschiera una fabbrica ad uso di torre quadrata con suo cortiletto, avente l’ingresso per un ponte murato a più archi>.
La Peschiera, attualmente abitata d’estate da Corneille, un notissimo pittore belga, pur essendo uno dei pochi edifici tutelati ai sensi della Legge 1089/39 (la notifica del vincolo risale al 1956 agli allora proprietari Costa – Ciccolini) è stata, sul finire degli anni ’70, assediata da una lottizzazione artigianale dalla pessima qualità edilizia. I Ciccolini donarono il complesso ai Salesiani che a loro volta lo cedettero all’Impresa Sardellini, si dice in permuta dei lavori effettuati per il rifacimento del tetto dell’Istituto Salesiano. I Sardellini resero l’area edificabile.
Successivamente il colpo di grazia venne ancora dal Comune di Macerata che autorizzò il comitato di quartiere di Piediripa ad installare una cementizia edicola votiva in stile postmoderno, nello spiazzo antistante l’edificio destinato dal piano regolatore a <verde pubblico non attrezzato>. L’impatto sgradevole è dato inoltre da un precario campo di bocce, da una fatiscente pensilina e da uno spontaneo campo di volley. Le peschiere, intese come bacini naturali o artificiali dove venivano allevati i pesci, hanno origini antichissime: oltre che servire come riserva di carpe per le cene di magro, venivano utilizzate per le abluzioni. Quindi possiamo considerare la peschiera come antesignana della piscina. La nostra torretta adibita a trampolino-abitazione è ancora il massimo della civetteria.
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gli stranieri apprezzano il bello e l’arte del Bel Paese e giustamente la comprano. Il problema é che noi la vendiamo e ci mettiamo capannoni ed orrori intorno, infine come mazzata finale i politici vendono il paesaggio ed i suoi gioielli ( giá venduti) con video patinati sulla cultura ed sul paesaggio italiano: sembra il copione comune di tante differenti ma comuni storie . Alla faccia de Bel Paese!
Ho visitato più volte la peschiera di Piediripa ed è veramente affascinante. Intorno c’è una piantumazione di caki che in autunno diventano rosso fuoco; indietro c’è un boschetto, nel quale si nasconde la fonte sopra citata; a lato alti bamboo in cui fanno il nido e cantano gli uccelli. Ho anche conosciuto il pittore Corneille, alquanto eccentrico, simpatico e ospitale.
In effetti scoprire una tale bellezza in mezzo a capannoni e villette, è stata una sensazione strana, non capivo se era essa fuori luogo o il contrario…
Bravissimo Arch. Bonifazi, queste sono le cose belle da commentare.
Che peccato non essere in grado di valorizzare i gioielli e le risorse migliori del nostro territorio. Fino a quando i sopracitati stranieri vorranno venire a vedere e valorizzare (meno male che ci sono loro) opere d’arte sommerse dalla cementificazione devastante? E questo non è che uno dei mille esempi… La nostra regione e prima ancora la nostra provincia è un giacimento di sorprese. Questa mancanza di rispetto verso il nostro patrimonio culturale e ambientale è sintomo di grande ignoranza e perciò avvilente. Speriamo che la gente riesca a prendere coscienza di questi problemi anche se non credo che la classe politica attuale sia in grado di far cambiare l’andazzo…
Informo i visitatori di aver trovato su eBay una solendita cartolina del 1927 dove appare anche la denominazione “VILLA IRENE”. La storia continua.
Sarebbe interessante rendere visitabili tutte le peschiere di Macerata.