di Matteo Zallocco
Barriere invisibili ai più sono ostacoli insormontabili per chi è costretto a girare su una carrozzina. Di barriere architettoniche a Macerata, come in tante altre città, ce ne sono troppe. Lo scrittore Filippo Davoli da due anni non può più camminare regolarmente a causa di un problema alla schiena. E dalla sua carrozzina ha scoperto la città invisibile, quella che ogni giorno si trasforma inesorabilmente in un percorso ad ostacoli. Per lui come per tanti altri. “Certo non saremo tantissimi – osserva Filippo – ma neanche pochi. Pensate anche a tanti anziani o ai genitori che devono portare in giro i loro figli in passeggino”.
Abbiamo chiesto a Filippo Davoli di farci da Cicerone per le vie del centro della città invisibile. E le situazioni poco piacevoli sono davvero tante. “Sapete quanti sottopassaggi a norma ci sono a Macerata? Uno solo, quello che da via Ancona porta al tribunale. Tutti gli altri per noi sono off-limits. Guardate questo sottopasso in viale Puccinotti – indica Filippo – ci hanno fatto una stranissima e a mio parere inutile e pericolosa pedana per le biciclette, ma ovviamente nulla per chi è in carrozzina”.
Da lì Filippo è costretto ad attraversare la strada in un punto pericoloso, davanti alla statua di Garibaldi, per arrivare ai Cancelli. Come si può vedere dalla foto deve fermare le macchine con la mano. “E per raggiungere via dei Velini secondo voi come dovrei fare? E’ impossibile, l’unica soluzione sarebbe passare sotto il parcheggio Garibaldi”. In quel momento passa una nonna col passeggino: “Vengo da via Panfilo – ci dice – e ogni volta per arrivare in Corso Cavour è un calvario”.
Ma i “muri invisibili” sono anche marciapiedi troppo stretti: “L’altro giorno sono rimasto bloccato nella discesa di via Ettore Ricci – racconta Filippo -, fortunatamente dopo un po’ è passato qualcuno”.
E soprattutto l’inciviltà di alcuni: “Sono tante le persone che parcheggiano davanti alle pedane dei marciapiedi o che bloccano altri passaggi. Come è giusto conservare l’ordine degli acessi al centro non sarebbe però opportuno dare un’occhiata a quanto succede fuori dalle mura?”
Filippo Davoli è innamorato della sua Macerata: “A me piace uscire da casa per non perdere il godimento di stare in mezzo alla gente. Questa più che una città è un equivoco, nel senso positivo del termine: è un borgo che nasce dalla campagna, dalla civiltà contadina e per questo i rapporti umani sono solidi”.
Filippo, che insegna la lingua italiana ai minori extracomunitari, ci indica poi i negozi in centro provvisti di una pedana: sono pochissimi. “Se una persona sta bene – dice – a queste cose non fa caso come d’altronde avevo fatto io finché non ho avuto questo problema pur avendo amici in carrozzina che me ne parlavano. Adesso mi rendo conto delle difficoltà e in questa città di anziani e malati ce ne sono tanti”. Un’ultima richiesta all’amministrazione: “Almeno cercate di tenere aperti gli ascensori il più possibile, magari anche la domenica”. Tra le buche e le sconnessioni dei sampietrini ce ne torniamo a casa da questo breve viaggio nelle città invisibile.
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Avevo già avuto modo di interloquire con l’amico Filippo in un altro post di Cronache Maceratesi.
Purtroppo, come già avevo scritto allora, è solo un normalissimo calcolo costi/benefici.
I sottopassaggi a Macerata sono stati fatti quasi tutti oramai moltissimi anni fa, (quando era consuetudine “tenere a casa” le persone con difficoltà di movimento….. e se si tenevano a casa non c’era assolutamente bisogno di avere degli scivoli).
Anche in Comune, mi sembra, che l’ascensore non sia una realizzazione di 60 anni fa ma molto più recente.
Inoltre (a Macerata come ovunque in Italia) mettere mano agli antichi sottopassaggi per creare degli scivoli a norma significherebbe, di fatto, sfasciare tutto e rifare tutto nuovo: dove trovare i necessari soldi senza tagliare/sopprimere altre voci di bilancio??
Negli ultimi 40 anni inoltre proprio perchè un sottopassaggio costa non solo a Macerata, ma un pò ovunque, si sono messi i semafori a chiamata…
Quindi non cadiamo in facili illusioni, l’ Amministrazione che verrà (e quella dopo e quella dopo ancora) difficilmente metteranno a bilancio i milioni di euro necessari per “aggiornare” o creare nuovi sottopassaggi: non lo hanno fatto le ultime 5-6 amministrazioni e difficilmente le prossime 5-6 lo faranno…
Questa è purtropo la realtà della cosa….
In Italia esiste una normativa specifica che impone l’abbattimento delle barriere archiettoniche. Tradotto in termini semplicistici ciò vuol dire che deve essre consentito per legge l’accesso ai disabili in tutti i luoghi. Quindi costi a perte c’è un preciso obbligo di Legge, se poi la legge è considerata un optonal questa è responsabilità di chi amministra. Cito il caso vergognoso, ad esempio dell’edificio dell’ex mutilato, ristrutturato dall’università che ideologicamente ha tolto i fasci sulla torre mannendo le scale di accesso all’ingreso principale. Il disabile in carrozzina lo portiamo a braccia? Che vergogna?
sacrosanto quanto dici, caro Placido. Se poi pensi che – come mi riferiscono molti commercianti – è proprio il Comune a porre veti all’apposizione di pedane fuori dai negozi…
Sia come Presidente dell’ANMIC che come amministratore ho cercato di dare il mio contributo per abbattere più barriere architettoniche possibili( palazzo Comunale, Teatro Lauro Rossi), ma vi garantisco che le barrirere peggiori sono quelle culturali! Il mio più grande cruccio in questo senso sapete qual è? Palazzo Bonaccorsi, durante l’amministrazione che ho guidato avevamo fatto un accordo con l’Università per la gestione in comune e per fare un ascensore con il palazzo a fianco di loro proprietà che avrebbe risolto i problemi di accessibilità!
Dopo che ci hanno mandato a casa è saltato tutto e a Palazzo Bonaccorsi ci sarà un servo scala che oltre essere poco pratico e brutto a vedersi, darà una pessima immagine comunicativa delle persone disabili.
hai ragione da vendere, Anna: le barriere culturali sono le più fastidiose (e le più ingiuste). Ma anche le altre – come sappiamo bene… – non è che siano tanto da meno…
Pensavo anche agli sportelli del bancomat… al bancone della Asl a Santa Croce… a tanti elementi, voglio dire, che potrebbero risolversi con poco. Segno evidente, come dici giustamente tu, che la vera barriera sta dentro la testa di chi progetta e di chi organizza. E questo è il segnale più preoccupante e doloroso.
In Italia esistono centinaia di normative specifiche, leggi apposite, regolamenti attuativi che vengono disattesi.
Certamente sarebbe meritorio che si possano eliminare le barriere architettoniche così come sarebbe giustissimo creare le condizioni necessarie affinchè tutti abbiano un lavoro decente ed una casa.
Sarebbe civile fare in modo che tutti i malati possano essere curati nel miglior modo possibile ed avere l’assistenza necessaria per cloro che ne hanno bisogno.
Sarebbe compito di qualsiasi amministrazione, indipendentemente dal colore politico, avere delle città perfettamente pulite, delle strade cittadine senza buche, degli impianti sportivi che possano essere utlizzati da chiunque pratica ogni genre di sport.
Cavolo le leggi ci sono, le norme pure, le indicazioni programmatiche anche perchè non si interviene???
E’ solo un problema di soldi, di finanziamenti, di far quadrare i conti.
Lavoro per tutti, casa per tutti, assistenza per tutti, ecc…. Che bel programa demagogico poichè mai si dice dove reperire i fondi, come fare, attraverso quali passaggi amministrativi trovare i finanzimaenti.
Come già scritto quando vennero realizzati i sottopassi, cioè 30-40 ani fa, i portatori di handicap venivano tenuti nascosti dale famiglie e pertanto non c’era alcun movimento di opinione che chiedesse gli scivoli.
Ora la situazone, fortunatamente, è cambiata ma resta sempre il fatto che poi si deve fare i conti con i soldi che ogni amministrazione ha in cassa e ci sono delle priorità.
Abbattere le barriere architettoniche non è un programma demagogico, è imposto dalla legge. Inviterei chi afferma che tutto si potrebbe fare ma i soldi non ci sono a mettersi in carrozzina per un giorno e girare per Macerata e andare negli uffici pubblici o privati. Non possono esistere cittadini di seria A e altri di serie B, se la legge c’é (per fortuna) bisogna rispettarla, altrimenti finisce lo Stato di diritto. basta essere chiari su cosa si parla e usare la terminologia corretta. I diritti sono inviolabili!
Avevo invitato l’amico Gianfranco – non demagogicamente, bensì ai sensi della legge sulla trasparenza – a farsi fornire dal Comune la lista delle spese ordinarie e straordinarie, più quelle delle consulenze, etc.; constaterebbe di colpo che i soldi ci sono eccome.
Certo Filippo che i soldi ci sono.
Il bilancio comunale rende disponibiole un saccone di milioni.
Per assurdo l’anno prossmo se il Comune avesse 100 lire da spendere potrebbe benissimo spenderle tutte per rifare tutte le strade di Macerata oppure destinare tutti e 100 lire per costruire alloggi popolari oppure destinareamodificare tutti i sottopassaggi…
Però se investi 100 lire su un’unica cosa poi ne restono fuori altre 99.
Di leggi ce ne sono tantissime, inapplicate o applicate male per mancanza di fondi o per inutili sperperi.
Non esistono certamente i cittadini di serie A o di B, ma è altrettanto vero che se ci sono 100 che giocano a tennis e 5.000 che giocano a pallone la priorità dell’amministrazione e fare un campo di calcio.
Se i 100 si arrogassero il diritto di avere il campo da tennis e lasciassero senza campo di calcio i 5.000 ciò significherebbe che una minoranza prevarica la maggioranza.
Quindi si impongono dele scelte e quando fai dele scelte non puoi accontentare tutti.
Certo che ci sono leggi che dicono che devono superarsi le barriere architettoniche ma….
Ma ci sono migliaia di edifici pubblici che ancora queste barriere architettoniche le hanno ancora (in tutta Italia, non solo Macerata: invece qui si discute come se solo a Macerata ci fossero le barriere architettoniche e che in tutte le altre città d’Italia il problema sia defnitivamente e completamente risolto)
Ma ci si può anche mettere in carrozzina non solo per un giorno ma per un mese che il probema non cambierebbe: NON ci sono i soldi purtroppo per fare tutto
Caro Gianfranco,
so di molti esercizi commerciali del centro che hanno chiesto al Comune di poter mettere una pedana all’ingresso dei loro negozi e si sono sentiti rispondere picche. Questa come me la commenti?
Caro Filippo,
Io non lavoro in Comune e quindi non so quali sono i motivi per cui l’ufficio predisposto abbia risposto negativamente.
Perchè presumo che i comercianti abbiano fatto una richieta scritta e motivata all’ufficio che si occupa di queste cose e non abbiano fatto, alla carlona, una richiesta verbale al primo dipendente comunale che passava….
Però se la domanda è stata fatta regolarmente mi sembra assai strano che la riposta dell’ufficio sia stata “no, picche, niet” senza alcuna spiegazione o alcun richiamo a qualche legge o qualche regolamento.
Sei proprio sicuro che la domanda l’hanno presentata oppure è stato solo un modo gentile per togliersi dalle scatole uno come te che chiede?
Perchè se avessero presentato regolarmente la domanda ci dovrebbe anche essere una risposta che spieghi il perchè e il percome il Comune non concede il permesso.
Domande presentate regolarmente. E siccome almeno quattro negozi – di genere diverso – mi hanno dato la stessa risposta adducendo gli stessi motivi di diniego…
Caro Filippo,
Se la risposta scritta ci è stata, e tu sai qual’è, ci sarà scritto anche i motivi di diniego.