di Mauro Montali
Pd, grandi operazioni all’orizzonte. Anzi, già in atto e tese a scomporre i vecchi equilibri del centrosinistra. Il sindaco Giorgio Meschini ha messo in campo una exit strategy dall’influenza politico-culturale di Adriano Ciaffi, che si riverbera sull’intera città. Era da tempo, in realtà, che il primo cittadino aveva tentato in tutte le maniere di svincolarsi dall’abbraccio del suo antico mentore. Nelle elezioni comunali del 2000 fu proprio l’on.Ciaffi a volere fortemente la candidatura dell’ingegner Meschini. Il quale, bene o male, a seconda dei punti di vista,ha lasciato comunque il segno su Macerata. E sarà la storia, prossima ventura, a decretare pregi e difetti dell’amministrazione uscente. Un bilancio si farà, su questo non c’è dubbio: gli elettori e i cittadini, il 28 marzo del prossimo anno, per esempio, daranno la loro, prima, valutazione. E non sarà poco.
Insomma, Meschini sta lavorando per diventare lui il prossimo “gran regista” del centrosinistra e della vita politica generale, almeno per la parte che gli compete. Il terreno di battaglia allora si sposta sui candidati. Adriano vuole Mari? Ecco, dunque, che Giorgio gli contrappone Romano Carancini, nonostante gli aspri dissensi che ci sono stati tra i due nel passato anche più recente. Questa è la novità dell’ultima ora.
Una novità dirompente, sotto certi aspetti. Lui, Meschini, non ammetterà mai, almeno in questa fase, che le cose stiano esattamente così. Ma qualcosa si lascia scappare. Alla domanda se davvero l’avvocato Carancini sia il “suo” candidato risponde, mentre sta per entrare in Consiglio comunale, candidamente: “Stiamo lavorando per dare una sintesi credibile”. Come a dire, bè insomma, se non è zuppa è pan bagnato.
Il colpo al vecchio asse Ciaffi-Pambianchi è duro. Ma quest’ultimo sorride sornione: “Siamo sicuri che quelli che verranno dopo siano tanto meglio di noi?”
Poi il terreno di battaglia, una volta scelto il candidato tra Mari e Carancini (Bruno Mandrelli, in ogni caso, giocherà le sue carte e non starà certo impassibile a vedere ) diventerà quello della caccia all’ultimo voto popolare. Se fosse Mari il candidato e se vincesse, voilà, l’antico equilibrio sarà destinato a rinsaldarsi. E Ciaffi e Pambianchi, che ha abbandonato Carancini, al suo destino, saranno nuovamente, e per un bel pezzo ancora, i senatori nobili della città.
Viceversa con Romano (l’avvocato, non il medico) sullo scranno più alto di piazza della Libertà, il “nuovismo” prenderà il sopravvento.
Adesso si capiscono meglio le incertezze e le titubanze della leadership locale del Pd circa le date, che arrivano fino a metà gennaio, circa le cosidette primarie, prima quelle di partito e poi quelle di coalizione. Sono i giochi interni ad aver paralizzato la dialettica politica. Prima gli uomini e gli schieramenti, dunque, eppoi i programmi.
Macerata può aspettare, come al solito.
Chi ha fretta, in queste ore, è invece il dottor Mauro Giustozzi, vicesegretario generale della Provincia, in attesa di una chiamata da parte dell’Udc, alle prese con problemi di identità politica, o di chiunque abbia voglia di fare quella fatidica listona di centro. Lui si sente pronto per il gran passo. La sponda, per esempio, che gli ha offerto Maurizio Mosca, con l’intervista di ieri al nostro giornale, l’ha ulteriormente gasato. “Tanta gente mi chiama per dirmi cosa aspettiamo a scendere in campo” ci dice. Ma prendiamo il caso che l’Udc non la chiami, come la mettiamo dottor Giustozzi? “Andrò fino in fondo con una mia lista”. Eccone un altro che vuole andare fino in fondo. Ma almeno lui è fortemente credibile, con una lunga e ricca carriera di amministratore e di manager pubblico, dal perfetto aplomb britannico e senza scheletri nell’armadio. Una risorsa per la città, non c’è dubbio. Intanto è molto critico con il centrodestra. “La candidatura di Pistarelli è stata imposta da fuori e Conti, da questo punto di vista, ha ragioni da vendere”. Giustozzi un pensierino a candidarsi con il centrodestra l’aveva fatto. Ma le cose sono andate in un’altra direzione. Non tutto è perduto.Se Ceroni e gli altri dovessero ripensarci…
Per concludere, infine, c’è da aggiungere che il “city manager” scelto da Pistarelli ha un nome e un cognome. Si tratta di Sandro Cacchiarelli, a lungo direttore regionale delle poste, dopo la collaborazione romana con l’allora viceministro Mario Baldassarri.
Nelle foto: dall’alto, il sindaco Giorgio Meschini; Adriano Ciaffi; Mauro Giustozzi con Antonio Pettinari, vice presidente della Provincia.
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Devo riconoscere a Meschini che che è stato ed è un bravo politico anche se un cattivo amministratore. I cosiddetto “segno” che ha lasciato a Macerata altro non è che una selvaggia lottizzazione, infatti la sua amministrazione si è carattarizzata solamente in questo senza aver avuto il coraggio di predisporre un piano regolatore che avrebbe regolato una crescita armonica della Città. Erede di Ciaffi? Direi di si.
https://www.cronachemaceratesi.it/?p=11509#comments
In attesa di risposta al mio intervento numero 19
Concordo in parte con la tua lettura Mauro, Meschini è il degno erede della politica ciaffiana che ho frequentato dal 1990 al 1993, ma prima di parlare di regista ci starei un pò attenta!
Diciamo che nella situazione in cui versa il centro sinistra, regista mi pare una parola grossa, come dice Placido, Meschini è un buon politico, ma pessimo amministratore e speriamo che la sua vera regia non sia quella di tifare per l’avversario. Aveva detto che ha metà mandato avrebbe fatto una verifica, per indicare il suo successore. Non solo non lo ha fatto, ma tutto lascia supporre che ci sia un atteggiamento del “Muoia Sansone e tutti i Filistei”.
Dall’altra parte pure le cose non vanno meglio! C’è chi si sente in dovere di candidarsi ma non si sa bene di chi sia candidato, ma il problema di fondo che di regia non c’è neanche l’aria!
Quindi si prospettano tempi duri caro Montali, chi vivrà vedrà!