Domizi, speaker Lube:
“13 anni di emozioni”

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Ormai può essere considerato uno dei più stimati speaker della pallavolo italiana. Stiamo parlando di Fabio Domizi che ha deciso di raccontarsi in questa intervista.

“Ho iniziato a fare lo speaker – ci spiega Fabio Domizi- quando la Lube è stata promossa in serie A1. Già seguivo la squadra e ricevetti la proposta da Albino Massaccesi e Fabio Macedoni che mi conoscevano. Questo dunque è il tredicesimo anno come speaker. Prima di questa esperienza, mi dilettavo con il microfono in tutte le manifestazioni sportive del mio paese (tornei estivi, giochi della gioventù) e Fabio Macedoni lo sapeva (e sapeva della mia grande passione per lo sport) perché era il mio professore di francese alle scuole medie. Prima di questa esperienza non avevo mai fatto lo speaker per società che propongono sport cosiddetti minori. Dire con quali giocatori e allenatori mi sono trovato meglio è difficile. La lista sarebbe lunghissima e poi magari qualcuno si arrabbierebbe se non lo citassi. Ho un buon rapporto con tutti gli allenatori e mi fa sempre piacere rivederli, così come con i giocatori. Con molti di loro ci teniamo in contatto anche dopo diversi anni dalla partenza da Macerata. Tra i colleghi delle altre società di serie A1 maschile che apprezzo, lo speaker storico per il volley è certamente Antoine di Modena. Quando “ci giochi” contro lo “odi” sportivamente parlando, ma è molto bravo nel coinvolgere il suo pubblico. La partite che ricordo con più piacere sono due: gara 5 contro Cuneo a Macerata nei quarti di finale del campionato 2003/ 2004. Vincemmo al tie break dopo aver perso le prime due partite ed era la prima volta che avveniva nella storia della pallavolo italiana. Quel giorno il Fontescodella era stracolmo di persone. La seconda partita è gara 5, sempre contro Cuneo, giocata ad Osimo, nel campionato 2005/2006 quando vincemmo 3-1 e ci qualificammo per la prima finale scudetto della nostra storia. Naturalmente la finale scudetto giocata a Pesaro è fuori classifica, perché troppo superiore a tutte le altre. Tra le delusioni ricordo gara 4 contro Modena, nella semifinale del campionato 2002/2003. Eravamo tutti pronti per qualificarci alla finale e invece perdemmo 3-0. Si giocava il primo maggio e il palazzetto di Ancona era pieno come un uovo. L’altra partita che ricordo con “terrore” è gara 5 contro Treviso giocata a Jesi nel campionato 2004/2005. Anche in quel caso perdemmo 3-0 senza giocare.

Il mio debutto come speaker a livello europeo credo che avvenne nella partita contro lo Chenois Ginevra nel girone di qualificazione della coppa Cev nell’ormai lontano 1997/98. Quando devo pronunciare i nomi di giocatori di squadre straniere, prima mi informo poi, soprattutto nelle partite internazionali, chiedo le esatte pronunce dei nomi che non conosco ai dirigenti della squadra ospite perché credo sia molto antipatico sentir pronunciare il proprio nome in maniera errata. Proprio quest’anno la Lega pallavolo ha organizzato un incontro con gli speakers di serie A in occasione della chiusura del mercato del volley, in luglio, a Bologna. Questi incontri diventeranno periodici d’ora in poi. Nel mio compito di speaker le esperienze pallavolistiche che ho avuto, direi che mi hanno aiutato parecchio. Ho fatto l’allenatore per 10 anni a livello provinciale e regionale e questo mi ha dato una mano a capire meglio i vari momenti della partita, sia a livello psicologico che tecnico- tattico. I soprannomi che cito quando faccio spikeraggio nascono in vario modo. A volte per caso, a volte li penso io, a volte arrivano a Macerata giocatori che hanno già un soprannome e a volte l’idea è di altri e io la uso al palasport. “Il piccolo principe” per Martino ad esempio è un’idea di Lorenzo Ottaviani e “il professore” per Swiderski credo che sia stato usato la prima volta da Andrea Busiello in radiocronaca. Ai giovani che vorranno avvicinarsi a fare gli speakers consiglierei di avere tanta passione per lo sport che si va a commentare e vorrei aggiungere che il volley è uno sport magnifico, adatto a tutti, soprattutto alle famiglie che vogliono passare un pomeriggio sereno e divertente. Quando si entra in un palazzetto, difficilmente poi si riuscirà a farne a meno”.
Francesco Ciccarelli



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