Pallino sul terrazzo di una casa a Petriolo
«Aumentare i limiti di distanza dell’esercizio dell’attività di caccia in vicinanza delle abitazioni, dei luoghi di lavoro e in tutti i luoghi in cui vi possa essere il rischio di coinvolgere delle persone». Così Sandro Bisonni, vice presidente della commissione Territorio e ambiente della Regione Marche, nel presentare la proposta di legge regionale che andrà a modificare la preesistente del 1995, in materia venatoria. «Una modifica necessaria – afferma Bisonni – soprattutto dopo i recenti episodi che hanno coinvolto persone non dedite all’attività venatoria con conseguenti rischi di salute anche gravi». Tra questi, anche quelli di Petriolo segnalati ad ottobre da Cronache Maceratesi, dove le abitazioni dei residenti in contrada Fiastra erano rimaste danneggiate da piogge di pallini su tetti e finestre. «Ho ritenuto opportuno – spiega il consigliere – presentare una modifica alle distanze minime in cui sarà possibile esercitare la caccia e portare il Consiglio regionale a riflettere sul pesante condizionamento che questa esercita nei confronti di molti cittadini e di tutte quelle attività economiche legate strettamente all’agricoltura ed al turismo».
Il consigliere regionale Sandro Bisonni
La proposta, di fatto, aumenta tutte le distanze minime portando da cento a trecento i metri in cui sarà possibile cacciare, rispetto ad aie, corti e fabbricati rurali, abitazioni e luoghi di lavoro, ferrovie e strade carrozzabili. Non sarà possibile l’uso di fucili da caccia con canna ad anima liscia da una distanza minima di trecento metri, contro i centocinquanta previsti dalla vecchia legge e cacciare a una distanza inferiore ai trecento metri da macchine operatrici agricole in funzione. Per quanto riguarda invece i valichi montani indicati nei calendari venatori e interessati dalle rotte di migrazione degli animali individuati dalla Regione, si passerà dai mille precedenti ai 1500 metri minimi di distanza. «Con questa normativa – conclude Bisonni – si potranno tutelare maggiormente la salute delle persone nelle proprie abitazioni e le attività economiche vicine alle zone di caccia come agriturismi, ristoranti, country house, centri ippici».
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