
Loris Tartuferi, fondatore di Banca Macerata
«Plaudo con convinzione all’editoriale di Matteo Zallocco, il cui contenuto a mio avviso rispecchia fedelmente la presente realtà della nostra situazione che personalmente condivido pienamente, peraltro secondo me indotta da motivazioni molto più profonde di quelle enunciate dall’autore e di cui raramente si sente discutere». A parlare, in riferimento pubblicato sulle pagine di Cronache Maceratesi (leggi l’articolo) sul tema della politica “congelata” da 30 anni nella città di Macerata, è Loris Tartuferi, fondatore e presidente onorario di Banca Macerata e commercialista dello studio Tartuferi e associati.
«Tra l’altro l’intervento – continua Tartuferi – mi ha richiamato alla mente alcuni episodi di natura politico-amministrativa che mi coinvolsero personalmente ormai circa venticinque anni or sono, come anche qualcuno di voi forse ricorderà e che, con il loro immediato fallimento, mi dimostrarono senza ombra di dubbio la tecnica ed il modo di fare dei nostri politici in genere. Ma, al di là di tale spiacevole ricordo, in merito all’argomento trattato da Zallocco mi sia invece consentito di esprimere il mio convincimento in merito alle cause profonde e determinanti che sono alla base della nostra inadeguata mentalità, dei conseguenti nostri abituali atteggiamenti e connessi modi di fare superficiali, approssimativi e talvolta menefreghisti, riguardanti non soltanto l’aspetto politico delle nostre azioni, ma anche tutti quegli altri che le riguardano. Credo che tali cause, se non velocemente eliminate, o quanto meno sostanzialmente rettificate, possano perfino arrivare a minacciare, ovviamente nel lungo periodo, e magari come paradosso, l’esistenza certamente non fisica bensì morale e filosofica, della nostra nazione».

Loris Tartuferi quando venne premiato come Marchigiano dell’anno 2018
«Ovviamente le mie osservazioni – sottolinea il presidente – pur essendo di carattere generale, quindi riferibili ad amplissimo raggio, si adattano perfettamente anche alle valutazioni esposte da Zallocco in merito alla situazione della nostra bella Macerata, quale conseguenza e punto di caduta anche sugli aspetti politici delle cause profonde della crisi, da me qui esposte in senso molto più ampio. Mi permetto di farlo, spero in modo molto sommesso e rispettoso di qualsiasi diverso pensiero, senza volere ovviamente denigrare od offendere alcuno. Sono convinto che l’origine dell’inadeguata mentalità in atto in noi Italiani, ovviamente compresi noi maceratesi, al di là di qualsiasi altra possibile causa storica, possa risalire almeno ai tempi della così detta rivoluzione culturale di fine anni sessanta del secolo scorso, quando io esistevo già da molto tempo per cui debbo assumermi, e lo faccio doverosamente, la mia parte di responsabilità per avere contribuito ad introdurla. In quegli anni, dopo la ripresa ed il boom economico del secondo dopo guerra degli anni quaranta-sessanta, effettivamente si avvertiva l’oggettiva necessità che le caotiche, disuguali ed irreali situazioni determinatesi senza tante regole in quel periodo comunque benefico dovessero essere sostanzialmente modificate».

Ricorda Tartuferi: «Come però spesso accade qui in Italia, anche in quell’epoca purtroppo non avemmo la capacità di contenere i necessari cambiamenti in misura utile, ragionata ed adeguata alle effettive esigenze, per cui riuscimmo invece a distruggere molte delle buone cose che erano state fatte, passando illogicamente dal “tutto è permesso” del prima al “tutto è dovuto” del dopo. Da quella rivoluzione, sacrosanta sotto molti aspetti e, io penso, alquanto dannosa sotto diversi altri punti di vista, in primo luogo si perse lo spirito di sacrificio che aveva profondamente animato tutti gli Italiani a contribuire a quel miracolo economico che era stato conseguito e ci avviò ad un’esistenza considerata generalmente molto più facile, ma anche piena di attese e di conseguenti pretese, che tutti noi stessi, specialmente i più anziani, abbiamo contribuito ad instillare. A quel punto abbiamo cominciato ad abbandonare le cose concrete, siamo purtroppo andati via via alla conquista dell’effimero benessere, abbiamo cominciato a perdere la nostra identità e siamo divenuti più esterofili persino nella comune denominazione dei nostri prodotti e delle nostre piccole imprese locali, forse credendo di superare in tal modo il nostro innato provincialismo».
«Al di là degli immensi benefici apportatici dalla scienza e dalla tecnologia, che sono certamente supporti indispensabili per superare le ineludibili necessità specifiche periodicamente caratteristiche, resta il fatto negativo, importantissimo, innegabile, determinante ed insostituibile che abbiamo rinunciato alla necessaria, ordinaria, adeguata educazione di preparazione alla vita dell’individuo comune che, da quei tempi, è ormai sempre più insufficiente. Compito che difetta a tutte le componenti delle comunità nelle quali si vive ma in particolare, io credo, alla Famiglia che sotto questo profilo resta il fulcro principale dell’educazione di base per la vita di ciascuno individuo».

«Anche se è necessario riconoscere che tale situazione si è determinata a seguito dei continui rivolgimenti dei sistemi di vita a cui tutti siamo continuamente sottoposti, resta il fatto che l’educazione alla vita dell’individuo richiede ancora e, a mio parere sempre lo richiederà, il fondamentale supporto della Famiglia, quale base di partenza di tutti gli altri possibili contributi di enti terzi, non essendo nemmeno pensabile che l’educazione possa essere conseguita soltanto con l’uso di mezzi scientifici, tecnologici, dell’intelligenza artificiale e di quant’altro disponibile. Mi si dica al riguardo cosa infatti si può fare in assenza di una simile base di formazione quando, a partire anche dalla prima infanzia, facendo ricorso alla scienza ed alla tecnologia, ciascuno è in grado di spaziare in ogni aspetto dell’esistenza, apprendendo notizie spesso completamente infondate, fuorvianti, pericolose, e di essere connesso con il mondo intero ma, di fatto, sentendosi completamente solo».
«Con il suo isolamento e con i soli mezzi scientifici e tecnologici l’individuo non potrà essere mai in grado di acquisire tutti i requisiti indispensabili per condurre una esistenza piena e normale, del tutto adeguata ad affrontare correttamente ogni evento della vita, ovviamente compresi anche quelli particolarmente delicati ed impegnativi della politica. Dovremmo semplicemente rinunciare – conclude – a difendere le nostre identità di base e pertanto ad avviarci realmente a trasformare in realtà il paradosso prima enunciato? A mio avviso è nel senso accennato in questa breve nota che anche la situazione critica della nostra Città dipende in ultima analisi dall’insufficienza di un’educazione alla vita spettante in maniera insostituibile alle Famiglie, che invece sembrano avervi progressivamente rinunciato. Pur non avendo niente a che fare con le sue specializzazioni, in merito a questo argomento credo pertanto di potere aderire a molte delle considerazioni continuamente espresse nelle conferenze del professor Paolo Crepet».
A Macerata politica congelata Una città in pausa da 30 anni E’ ora che suoni la sveglia
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