Macerata Humanities Festival:
la forza del dialogo conquista tutti

ATENEO - Da Stefano Fresi e Domenico Iannacone a Anne Mwiti; da Catherine Dunne a Rossella Miccio e Gino Cecchettin. Oltre 4mila presenze e teatri sold out. Il rettore John McCourt: «È la prova che la cultura, quando nasce da un’autentica apertura, sa parlare a tutti e può ancora ispirare il futuro»

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I vincitori del Premio Humanities

Oltre 4mila presenze, teatri sold out e eco sui media nazionali: la terza edizione del Macerata Humanities Festival conferma il suo ruolo di punto di riferimento nel panorama culturale italiano. Promosso dall’Università di Macerata e insignito della Medaglia di rappresentanza del presidente della Repubblica, il festival – svoltosi dal 14 al 17 ottobre – ha offerto una riflessione collettiva sul tema “La forza del dialogo”, inteso come motore di conoscenza, comprensione e trasformazione sociale.

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L’incontro sull’AI

In quattro giorni e 51 eventi, la città si è trasformata in un grande spazio di confronto e creatività. Oltre 200 tra relatori, artisti, musicisti, poeti, scrittori e studiosi provenienti dall’estero e da tutta Italia – inclusi atenei come Pisa, Bologna, Milano Bicocca, Roma Tre, Modena-Reggio Emilia, Trento, Salerno, Pavia e dall’Accademia di Belle Arti di Firenze – hanno dialogato con il pubblico in università, teatri e spazi cittadini. Il Festival ha offerto un percorso ampio e stratificato: dal teatro con Stefano Fresi e Domenico Iannacone, alle riflessioni sul patrimonio e la memoria con artisti come Anne Mwiti; dalla scrittrice contemporanea Catherine Dunne agli interventi sui diritti negati ai poveri e ai migranti di Rossella Miccio.

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L’incontro con Amnesty

Non sono mancati momenti di profondo coinvolgimento civile, come gli incontri sul passato dei Balcani con Ado Hasanović e Azra Nuhefendić, e proposte che hanno intrecciato ricerca e didattica, dalla pedagogia civica all’IA in rapporto alle Humanities.

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Books Up

Il festival ha coinvolto tutti i cinque Dipartimenti dell’ateneo, il Museo della Scuola “Paolo e Ornella Ricca”, la Scuola di studi superiori “Giacomo Leopardi”, le biblioteche e l’Istituto Confucio, insieme a un ampio network di partner: Accademia di Belle Arti di Macerata, Ars in Fabula, Emergency, Amnesty International, Overtime Festival, Fondazione Giulia Cecchettin, Fondazione Piombini Sensini, Biblioteca Statale, Cgil e Cisl Macerata, Casa di Reclusione di Fermo, Upi – University Press Italiane, Alam e molti altri.

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Una manifestazione sostenuta da cinque sponsor ufficiali – iGuzzini, BCC Recanati e Colmurano, Fior di Grano, Bper Banca e Lube – con il patrocinio della Regione Marche e della Fondazione Marche Cultura e la collaborazione del Comune di Macerata. La contemporanea fiera dell’editoria universitaria – Books up – ha accolto 15 case editrici universitarie provenienti da tutta Italia, da Bolzano a Cagliari. La tavola rotonda conclusiva ha visto la partecipazione di Paola Corti, open education manager di Sparc Europe, e ha posto le basi per la redazione di un manifesto per l’editoria universitaria e la scienza aperta.

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Tra gli eventi simbolo, la serata con Gino Cecchettin, Barbara Poggio ed Elena Mil, ha toccato corde profonde nel pubblico del Teatro della Filarmonica, mostrando come il dialogo possa farsi strumento di rinascita collettiva. Anche il Premio Humanities ha registrato una crescita significativa delle candidature: 70 quelle pervenute quest’anno divise tra poesia e narrativa da studenti delle scuole superiori e dell’università.

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Fabiola Falappa, John McCourt, Stefano Fresi e Capparucci

«Questa terza edizione del Macerata Humanities Festival ha dimostrato quanto un’università possa essere un luogo vivo di incontro e di libertà – ha dichiarato il rettore John McCourt -. In un tempo in cui il pensiero è troppo spesso polarizzato o strumentalizzato, l’università resta uno spazio autonomo di riflessione, dove le idee possono confrontarsi con garbo, ascolto e rigore. Le Humanities ci insegnano proprio questo: che il dialogo, fondato sull’ascolto e sul rispetto per le idee altrui, non è debolezza ma la più alta forma di intelligenza collettiva. Il Festival è la prova che la cultura, quando nasce da un’autentica apertura, sa parlare a tutti e può ancora ispirare il futuro».

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L’incontro con Gino Cecchettin

«Il dialogo non è la semplice trasmissione di un contenuto – ha commentato Fabiola Falappa, direttrice del Festival – ma la qualità della nostra relazione con l’altro e, in fondo, del nostro essere nel mondo. Questo festival è stato un invito collettivo a mettersi in cammino, a far respirare le parole e a migliorare le relazioni della nostra vita comune, alimentando la speranza e la capacità di immaginare nuove possibilità, oltre la realtà».

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John McCour e Catherine Dunne

 

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L’inaugurazione del festival

Il senso di Iannacone d’essere qui: tutta l’intensità delle parole in due ore d’emozioni sul palco



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