Alessandro Fabrini sulla parete Nord dell’Eiger
Il Club Alpino Accademico Italiano (Caai), massima espressione dell’alpinismo di eccellenza nel panorama nazionale, ha accolto tra i suoi membri il settempedano Alessandro Fabrini. Insegnante di educazione fisica e osteopata, Fabrini, socio del Cai di San Severino dal 1999, ha ottenuto il riconoscimento riservato a chi si distingue per un’attività alpinistica di alto livello su roccia, ghiaccio e misto.
La sua ammissione nel mondo “accademico” rappresenta il coronamento di un percorso che lo ha visto protagonista di imprese di notevole difficoltà tecnica, sia sulle vette di casa che sulle grandi montagne delle Alpi e del mondo. La passione di Fabrini per la montagna ha radici profonde. Fin da bambino ha seguito la strada del padre Gianfrancesco, grande medico appassionato di montagna. Nelle sue stesse parole un percorso di vita condiviso in famiglia: «Ho iniziato a frequentare la montagna fin da bambino con mio padre e mia madre e per diversi anni sono stato nel mondo dello sci alpino agonistico partecipando a gare regionali e nazionali».
L’alpinismo ha preso il sopravvento dopo un corso del Cai: «Arrampicavo occasionalmente, finché all’età di 17 anni ho deciso di partecipare ad un corso di arrampicata libera ed in seguito ad un corso di alpinismo alla scuola Giuliano Mainini di Macerata». Una escursione, in particolare, ha segnato la sua vita: «Ricordo ancora l’ultima uscita del corso sul ghiacciaio del Monte Rosa: rimasi stregato da quell’ambiente. Da quel giorno in poi l’andare in montagna non fu più una cosa occasionale, ma divenne una costante».
Fabrini ha così iniziato a frequentare assiduamente i Monti Sibillini, per poi spostarsi sempre più spesso sulle Alpi, affascinato dall’alta quota. Per lui, l’alpinismo non è solo una sfida fisica, ma un’esperienza profonda e di condivisione: «Frequentare questo ambiente, negli anni, mi ha permesso di conoscere, scalare e stringere grandi nuove amicizie con persone che condividono la mia stessa passione».
Sul Gran Sasso
È particolarmente attratto dalle “grandi vie d’ambiente”, dove può trascorrere più giorni immerso nel cuore delle montagne. «Ripercorrere le grandi pareti o le vie storiche, dopo aver letto i racconti degli alpinisti che le hanno vissute per primi – racconta – è per me come intraprendere un viaggio nella storia dell’alpinismo. Un’esperienza carica di significato ed emozioni».
Il vissuto in quota di Fabrini presenta un’impressionante lista di salite che spaziano dall’alpinismo classico allo scialpinismo. Tra alcune delle vie ripetute ci sono la “Cresta integrale di Peuterey”, un’ascensione con 4.500 metri di dislivello, che culmina in vetta al Monte Bianco. La Parete nord delle Grandes Jorasses (Monte Bianco), ma anche il Pilone Centrale del Freney (Monte Bianco) attraverso la storica via Bonington, celebre purtroppo, per la famosa tragedia del 1961 o la via Heckmair all’iconica parete nord dell’Eiger (Svizzera, Alpi Bernesi), affrontate con il suo amico Fabrizio Rossi.
Ma tante altre sono le montagne protagoniste delle sue imprese, dall’Appennino alle Dolomiti e ancora le Alpi: il Diedro di Mefisto sul Paretone del Corno Grande (Gran Sasso), la parete nord del Civetta (Dolomiti), la Parete sud della Marmolada, la Parete Est delle Grandes Jorasses (Monte Bianco). Appassionato di sci, ha presto abbandonato le piste sempre più affollate per dedicarsi allo sci alpinismo. Insieme al fratello e ad amici ha collezionato numerose salite oltre i 4.000 metri delle Alpi, raggiungendo con gli sci le vette del gruppo del Monte Rosa, dell’Oberland, del Mischabel, degli Écrins. Oltre alle salite, Alessandro Fabrini si dedica attivamente alla divulgazione e alla didattica.
Sul Monte Bianco
Dal 2019 è istruttore di arrampicata sportiva, lavorando con ragazzi dai 4 ai 18 anni. Ha tenuto serate fotografiche presso la sezione Cai di San Severino e nel 2022 è stato invitato a presentare le sue esperienze al Congresso degli istruttori del Club Alpino Italiano. La sua esperienza si estende anche fuori dall’Europa, con spedizioni tra cui quella nella Yosemite Valley (2015) o in Perù (2024) dove ha raggiunto la vetta del Nevado Ishinca (5530m) e del Nevado Alpamayo (5945m).
«L’ingresso di Alessandro Fabrini nel Club Alpino Accademico Italiano non è solo un riconoscimento delle sue abilità tecniche, ma anche un attestato del suo spirito di condivisione e della sua passione, che continua a ispirare e a contribuire alla comunità alpinistica e che fa conoscere la città di San Severino ormai non solo in Italia ma nel mondo – sottolinea con orgoglio il primo cittadino settempedano, Rosa Piermattei, che aggiunge -. Le imprese di questo sportivo sono davvero impressionanti così come la sua disponibilità e la sua volontà di condividere le imprese con tutti gli appassionati di montagna».
Grande Ale
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