
Il presidio in piazza della Libertà
Attacchi alle imbarcazioni della Global sumud flotilla, missione umanitaria diretta verso Gaza. Per questo la sezione locale del collettivo Saturdays for Palestine, ha promosso ieri un presidio spontaneo in piazza della Libertà a Macerata.

I partecipanti, arrivati da diversi comuni della provincia, hanno chiesto l’intervento delle istituzioni italiane per garantire protezione alla missione e sostegno diplomatico. Una delegazione è stata ricevuta in Prefettura dal vice prefetto, al quale è stato consegnato un documento-appello firmato dai presenti. Il vice prefetto ha assicurato che il testo sarà inoltrato al Ministero competente.

Gli attivisti annunciano intanto nuove azioni: la lettera sarà presentata anche ai sindaci del territorio e sabato 27 alle 10 è previsto un nuovo appuntamento pubblico in piazza della Libertà. «Quello contro la Flotilla è un atto criminale. Il silenzio delle istituzioni italiane è inaccettabile», si legge nella nota.
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…e che vi devo dire… gv
E’ solo politica…si cerca la spallata….
Una delle tante manovre per contestare il governo.
Una volta usciti dalle acque internazionali che protezione può dare il governo che fra l’altro invia in continuazione aiuti umanitari in maniera sicura e in poco tempo.
Andate in zona di guerra come uno scherzo , assumetevi le vostre responsabilità.
Che vergogna!!!!!!! Studenti universitari, ignoranti che tifano e sostengono i TERRORISTI PALESTINESI -HAMAS, responsabili e autori di STRAGI, CRIMINI, ASSASSINI in ITALIA, EUROPA, MEDIORIENTE!!!!!!!!
Guardate che quelli vi uccidono, non sono pupazzi come noi Italiani quando Carola Rackete speronò il battello della Guardi di Finanza forzando il blocco e gli diedero pure ragione giuridica applaudendola, comunque spero per loro che il Ministro della difesa Guido Crosetto abbia contattato la difesa Israeliana dicendo loro che sono solo ricchi comunisti in cerca di fama politica facendo un’azione che non serve ad un c—- nulla
ci sono qui troppi personaggi legati alla destra reazionaria e fascista. vergogna. non avete saputo quello che hanno fatto gli ebrei ?
O cuore pulsante d’umanità,
che batti forte in mezzo al mare,
tra onde che sussurran verità,
non lasciare che il vento del potere
trasformi il tuo grido in un’eco di guerra.
Attenzione, o anime che cercate giustizia,
a non far d’una causa pura
un vessillo di parte, un’arma di fazione,
ché l’umano si perde nel gioco di nazione.
La guerra, oh, la guerra,
non nasce dal cuore di chi tende la mano,
non sgorga dal pianto di chi cerca riparo.
È lo Stato, col suo ferro e decreto,
che alza bandiere, che traccia il confine,
che chiama alle armi, che spegne il lume.
Non la flottiglia, fragile e audace,
che solca i flutti con speranza tenace,
portando viveri, sogni, un abbraccio al dolore,
non ordigni, non odio, ma solo calore.
Eppure, o flottiglia, ascolta il monito chiaro:
se il tuo corso si piega, se il tuo intento si tinge,
se la pace che porti si fa grido di guerra,
se la tua vela bianca si macchia di parte,
allora il tuo mare diverrà campo ostile,
e la tua lotta, pura, si farà sterile.
Non è tua la spada, non è tuo il tamburo,
la tua forza è nel pane, nel rifugio sicuro.
Non lasciare che il nobile intento
si perda nel fango di un politico vento.
La fame non ha colore, né bandiera il dolore,
la madre che piange non chiede chi governa,
il bimbo che trema non sa di confini.
La tua missione è luce, è spezzare catene,
non aggiungere nodi a già fragili vene.
O flottiglia, che sfidi il mare profondo,
ricorda: il tuo scopo è unire il mondo.
Non cedere al canto di sirene bugiarde,
che chiamano a scontro, che vogliono spade.
La guerra la dichiara chi ha il potere di farlo,
chi comanda le navi, chi può spegnere il faro.
Ma tu, che sei voce di chi voce non ha,
resta faro di pace, non eco di guerra.
Se mai la tua rotta si facesse violenta,
se il tuo cuore scordasse la via della pietà,
allora la lotta che il mare ti affida
sarà tua da combattere, sola, arida.
Ma non è questo il tuo destino, o flottiglia,
tu sei nata per essere stella che brilla,
per portare la vita dove regna la morte,
per aprire le braccia, non chiudere le porte.
Sia dunque il tuo canto un’ode alla vita,
un grido che unisce, che mai si limita.
Che l’umano rimanga il tuo unico scudo,
che la pace sia il timone, il tuo unico nudo.
E che il mare, testimone del tuo navigare,
possa dire al futuro: “Han saputo amare”.
Attenzione, o flottiglia, a non perdere il vero:
l’umanità è il tuo porto, il tuo cielo sincero.