«Battiamo la peggior destra»
Parte in piazza la campagna Ricci (foto)

REGIONALI - Più di mille le persone arrivate ad Ancona per la partenza ufficiale della rincorsa alla presidenza. La sinistra unita sul palco, tra programma, autocritica e bordate al governatore uscente Francesco Acquaroli. «Siamo più pronti che mai. Voteremo ad agosto, settembre o ottobre, non importa. Vinceremo noi»

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di Nicoletta Paciarotti

Più di mille persone – forse duemila, quattromila secondo Ricci – per il lancio “ufficiale” della campagna elettorale del centrosinistra ad Ancona (che, nei fatti, è già partita da mesi). Una piazza Roma scelta non come sfondo, ma come simbolo di un’unità – la parola chiave della serata – che il centro sinistra non mostrava da tempo: 7 liste, 19 sigle politiche riunite intorno a un programma di 56 pagine e la convinzione che le Marche meritano più della «mediocrità e della propaganda di questo attuale governo regionale».

«E 56 è la percentuale che vogliamo ottenere, perché queste elezioni le vinciamo noi. Che votiamo ad ottobre, settembre o agosto. E partiamo da qui, in mezzo alla gente – la priorità delle nostre scelte – perché è solo con una politica popolare che si battono i populisti». Il claim dell’Alleanza del Cambiamento.

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A scaldare i presenti temi come sanità al collasso, politica sociale, pari opportunità, internazionalizzazione ed economia. «Cinque anni di immobilismo e tre mesi di propaganda – Michele Caporossi (Progetto Vivere Marche) attacca la giunta attuale – di un territorio che rischia di scivolare in Medio Oriente». Il riferimento è all’ex ct della nazionale Mancini, che ha ufficialmente mostrano il suo appoggio alla candidatura del presidente Acquaroli.

Si parte col fallimento dei consigli di quartiere, poi la critica all’inaugurazione della facciata dell’Irca. «Vero che vicino al periodo elettorale le inaugurazioni si moltiplicano, ma non si era mai vista prima l’inaugurazione di una facciata». L’ironia, seria, della compagine.

Sul palco i sette rappresentati di lista per parlare di ‘Cambio di Marche’ – lo slogan della campagna. Ricci tra il pubblico, li ascolta, con cenni di consenso. Vicino a lui, anche Laura Boldrini, ex presidente della Camera dei deputati, che non è salita sul palco.

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«Cinque anni fa i marchigiani ci hanno mandato a casa. Oggi siamo qui, li guardiamo negli occhi e gli diciamo che abbiamo capito i nostri errori. E tutti insieme uniti, riconquisteremo la fiducia di questo territorio». Senza parole di facciata Francesco Trasatti, nella lista del candidato presidente, riconosce le responsabilità del passato.

L’appello di Leonardo Piermattei (Avanti!) ai giovani. «Arrabbiatevi, perché siete stati dimenticati. Non aspettate che qualcuno vi inviti a cambiare, adesso è la nostra occasione. Non sia più che dobbiate progettare il vostro futuro fuori e che chi rimane, lo faccia a denti stretti». Una coalizione che riparte da «chi è stato lasciato indietro – lo dice con fermezza Gioia Santarelli (Avs) – manderemo a casa la destra, la peggiore dal secondo dopoguerra e ridaremo voce ai marchigiani». Condivide Chantal Bomprezzi (Pd). «La destra ci sminuisce, convinta che il fallimento del referendum sia una vittoria. È la sconfitta di una politica che ha perso credibilità agli occhi dei cittadini, ma oggi non servono più apparizioni in tv e manifesti: marchigiani non sono stupidi. Serve un cambio di Marche».

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«La buona politica non può ignorare i bisogni». Vito D’ambrosi (Ddn – Rifondazione) li elenca tutti: sanità occupazione, pari opportunità, tutela e promozione dell’ambiente e cultura, sicurezza sul lavoro e salario. Li chiama sogni, ma ricorda «non sono altro che i nostri diritti, scritti nero su bianco nella Costituzione».

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Con Seven Nation Army, sale sul palco Matteo Ricci. Ha parlato per più di mezz’ora, alternando cifre, ironia e attacchi alla giunta Acquaroli: «Alla fine, per non dire che l’assessore regionale alla sanità non era competente, ne hanno tre. Ma non fanno per uno». Ha presentato il programma (leggi qui), promesso un salario minimo regionale da 9 euro, un hub per portare la manifattura nell’era dell’intelligenza artificiale, più attenzione al turismo e una regione che «finalmente conti in Europa».

E sul voto d’autunno, la sua denuncia è stata netta: «È uno scandalo che ancora non ci dicano quando si voterà. Temono la Corte dei Conti? Pensano che l’astensione li favorisca? Noi siamo qui, più pronti che mai»

Poi scende dal palco, abbraccia e saluta i presenti. La piazza si scioglie sulle note di Bella ciao.

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Matteo Ricci con Laura Boldrini

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