La Zona rossa
di Monia Orazi
A nove anni dal terremoto del 2016, la ricostruzione privata in provincia di Macerata mostra ritmi diversi tra i comuni. I dati aggiornati al 31 maggio 2025 rivelano un quadro a macchia di leopardo: mentre alcuni centri hanno già ricostruito oltre il 30% degli edifici danneggiati, altri sono sotto il 5%. Con gli attuali ritmi, servirebbero in media oltre 40 anni per completare la ricostruzione nei 44 comuni compresi nel cratere.
Il dato più allarmante emerge da Castelsantangelo dove sono stati ultimati appena 15 cantieri su 1.040 edifici danneggiati (1,44%), seguito da vicino da Ussita con 41 interventi su 943 immobili colpiti (4,35%). In netto contrasto, Esanatoglia guida la classifica con il 30,36% di ricostruzione completata, affiancata da Belforte (24,57%) e Fiastra (23,48%).
L’analisi, basata sui dati del rapporto del 2025 del commissario straordinario e confrontata con il rapporto del 2020, rivela che negli ultimi cinque anni sono stati conclusi complessivamente oltre 4.500 cantieri in tutta la provincia. Tuttavia, la media di 54,6 cantieri all’anno registrata da Tolentino – il comune più virtuoso in termini assoluti – crolla drasticamente in centri come Poggio San Vicino (1 cantiere l’anno) o Castelsantangelo (1,8).
Palazzo Trinità dopo il sisma
Se Serravalle potrebbe terminare i lavori in 25 anni, per Castelsantangelo servirebbero teoricamente oltre 500 anni. Il gruppo ad alta velocità (oltre il 20% completato) include: Esanatoglia con il 30,36% (75 cantieri su 247 edifici) e un tempo stimato di 33 anni; Belforte con il 24,57% (57 su 232) e 26 anni; Fiastra al 23,48% (154 su 656) con 32 anni; San Severino con il 23,13% (445 su 1.924) e 28 anni; Serravalle che ha raggiunto il 23,10% (70 su 303) e un tempo stimato di soli 25 anni; Pioraco al 22,86% (91 su 398) con 30 anni; Cingoli con il 21,63% (141 su 652) e 26 anni; Castelraimondo con il 20,70% (112 su 541) e 38 anni; Tolentino con il 20,59% (436 su 2.117) e 31 anni; e infine Matelica con il 20,43% (134 su 656) e 29 anni.
Questi dieci comuni, riescono a mantenere un ritmo sostenuto. Il gruppo si distingue non solo per le percentuali di completamento più elevate, ma anche per i tempi stimati più contenuti: tutti dovrebbero completare la ricostruzione entro 40 anni, con Serravalle che potrebbe persino terminare in soli 25 anni.
Castelsantangelo
Nel gruppo a velocità media (tra il 10% e il 20% completato) troviamo numerosi comuni, tra cui: Sarnano al 19,93% (230 cantieri su 1.154 edifici) con 33 anni stimati; Fiuminata al 19,79% (37 su 187) con 36 anni; Serrapetrona al 19,70% (66 su 335) con 35 anni; Gagliole al 19,67% (36 su 183) con 36 anni; Corridonia al 18,03% (86 su 477) con 36 anni; Macerata al 17,75% (153 su 862) con 32 anni; Sefro al al 16,76% (267 su 1.593) con 39 anni; Bolognola al 16,95% (20 su 118) con 45 anni; Camporotondo di Fiastrone al 16,90% (24 su 142) con 39 anni; Mogliano al 16,37% (64 su 391) con 44 anni; Monte Cavallo al 16,20% (23 su 142) con 28 anni; Ripe San Ginesio al 16,02% (29 su 181) con 41 anni; Sant’Angelo in Pontano al 15,38% (68 su 442) con 42 anni; Loro Piceno al 15,18% (51 su 336) con 49 anni; Urbisaglia al 14,72% (29 su 197) con 42 anni; Treia al 14,35% (122 su 850) con 34 anni; Apiro al 14,22% (63 su 443) con 41 anni; Valfornace al 14,13% (120 su 849) con 44 anni; Pollenza al 14,07% (65 su 462) con 46 anni; Petriolo al 13,20% (33 su 250) con 54 anni; Camerino al 13,05% (314 su 2.406) con 53 anni; Penna San Giovanni al 12,30% (46 su 374) con 51 anni; Caldarola all’11,41% (92 su 806) con 62 anni; Gualdo all’11,26% (59 su 524) con 58 anni; Poggio San Vicino al 10,87% (5 su 46) con 41 anni; e infine Visso al 10,18% (118 su 1.159) con 61 anni.
Questo gruppo, che rappresenta la maggioranza dei territori coinvolti, mostra una capacità di ricostruzione costante ma non rapidissima. I tempi stimati per il completamento variano dai 28 anni di Monte Cavallo ai 62 di Caldarola. Particolarmente significativo è il caso di Camerino: pur avendo completato 314 cantieri (il terzo dato assoluto più alto), raggiunge solo il 13,05% a causa dell’elevato numero di edifici danneggiati (2.406), e necessiterebbe di oltre 50 anni per completare l’opera.
Nel gruppo a bassa velocità (sotto il 10% completato) si annoverano sette comuni che presentano le maggiori criticità: Cessapalombo al 9,91% (44 cantieri su 444 edifici) con 67 anni stimati; Monte San Martino al 9,60% (24 su 250) con 71 anni; Colmurano al 9,40% (28 su 298) con 68 anni; Pieve Torina al 9,03% (126 su 1.395) con 65 anni; Muccia all’8,58% (60 su 699) con 84 anni; Ussita con un esiguo 4,35% (41 su 943) e ben 129 anni stimati; e infine Castelsantangelo con appena l’1,44% (15 su 1.040) e un tempo teorico di 569 anni.
Questi sette comuni presentano le maggiori criticità, con tempi di completamento che oscillano dai 65 anni di Pieve Torina ai 569 anni teorici di Castelsantangelo. Le difficoltà sono spesso legate all’entità devastante dei danni subiti e alle sfide logistiche tipiche dei territori montani. Il caso di Castelsantangelo è emblematico: con una media di appena 1,8 cantieri completati all’anno, questo piccolo comune rischia di vedere la ricostruzione protrarsi per secoli. Anche Pieve Torina, pur avendo completato 126 cantieri in termini assoluti, necessiterebbe di oltre 60 anni a causa degli enormi danni subiti (1.395 edifici colpiti).
Oltre ai cantieri completati, un altro dato cruciale per comprendere la progressione della ricostruzione è la percentuale di pratiche presentate rispetto al numero totale di edifici danneggiati, aggiornata a maggio 2025. Se Camporotondo di Fiastrone si distingue con un elevato 65,5% di pratiche presentate (93 su 142 edifici), seguito da Tolentino con il 63,9% (1.352 su 2.117) e Fiastra con il 63,1% (414 su 656), la situazione cambia drasticamente per altri.
Nel dettaglio, tra i comuni con le percentuali più elevate di pratiche presentate troviamo Camporotondo di Fiastrone con 93 pratiche su 142 edifici (65,5%), Tolentino con 1.352 pratiche su 2.117 edifici (63,9%) e Fiastra con 414 pratiche su 656 edifici (63,1%). Seguono Gagliole con 100 pratiche su 183 edifici (54,6%), Macerata con 465 pratiche su 862 edifici (54,0%) e Belforte con 124 pratiche su 232 edifici (53,5%). Oltre la soglia del 50% si posizionano anche Bolognola con 62 pratiche su 118 edifici (52,5%), Castelraimondo con 284 pratiche su 541 edifici (52,5%) ed Esanatoglia con 126 pratiche su 247 edifici (51,0%).
Nel gruppo intermedio, tra il 40% e il 50% di pratiche presentate, si collocano Matelica con 325 pratiche su 656 edifici (49,5%), San Severino con 928 pratiche su 1.924 edifici (48,2%), Serrapetrona con 160 pratiche su 335 edifici (47,8%), Cingoli con 310 pratiche su 652 edifici (47,6%), Valfornace con 396 pratiche su 849 edifici (46,6%), Pollenza con 209 pratiche su 462 edifici (45,2%), Sarnano con 516 pratiche su 1.154 edifici (44,7%), Corridonia con 208 pratiche su 477 edifici (43,6%), Pioraco con 173 pratiche su 398 edifici (43,5%), San Ginesio con 682 pratiche su 1.593 edifici (42,8%), Fiuminata con 79 pratiche su 187 edifici (42,3%), Apiro con 185 pratiche su 443 edifici (41,8%) e Sant’Angelo in Pontano con 182 pratiche su 442 edifici (41,2%).
Sotto la soglia del 40% troviamo Urbisaglia con 79 pratiche su 197 edifici (40,1%), Colmurano con 119 pratiche su 298 edifici (39,9%), Camerino con 937 pratiche su 2.406 edifici (38,9%), Pieve Torina con 536 pratiche su 1.395 edifici (38,4%), Loro Piceno con 128 pratiche su 336 edifici (38,1%), Monte Cavallo con 52 pratiche su 142 edifici (36,6%), Muccia con 255 pratiche su 699 edifici (36,5%), Ripe San Ginesio con 65 pratiche su 181 edifici (35,9%), Mogliano con 140 pratiche su 391 edifici (35,8%), Serravalle di Chienti con 108 pratiche su 303 edifici (35,6%), Gualdo con 184 pratiche su 524 edifici (35,1%), Petriolo con 85 pratiche su 250 edifici (34,0%), Ussita con 320 pratiche su 943 edifici (33,9%), Treia con 291 pratiche su 850 edifici (34,2%), Monte San Martino con 83 pratiche su 250 edifici (33,2%), Penna San Giovanni con 121 pratiche su 374 edifici (32,3%), Visso con 368 pratiche su 1.159 edifici (31,8%), Poggio San Vicino con 14 pratiche su 46 edifici (30,4%), Cessapalombo con 128 pratiche su 444 edifici (28,8%), Sefro con 64 pratiche su 236 edifici (27,1%) e infine Castelsantangelo con 138 pratiche su 1.040 edifici (13,3%). Mediamente, circa il 43% degli edifici danneggiati nei comuni elencati ha già una pratica di ricostruzione avviata, mentre il restante 57% è ancora da attivare, un dato che sottolinea l’ampiezza del lavoro ancora da svolgere.
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Coraggio, per esempio l’antica Pompei son quasi 2.000 anni che ancora non l’hanno ricostruita eppure va benone.
…500 anni, ok, ma comunque, intanto abbiamo una data!!! Sempre pessimisti voi, e che diamine!!! gv
Andate a leggere cosa dice Castelli, praticamente dà i numeri al lotto… Ora dopo aver massacrato la ricostruzione privata con la 222 che obbliga ad accolli importanti se vuoi vedere la tua casa finita, è costretto a resuscitare in parte il Superbonus sisma 110% per la disperazione. L’unico commissario che ha veramente lavorato per la ricostruzione è Legnini, prima e dopo di lui lasciamo perdere.
Castelli, Aguzzi.. i meno conosciuti come Borroni di cui c’è una notevole mole fotografica perché si presenta dappertutto come se i suoi interessi fossero illimitati, Menchi, in pratica tutti questi consiglieri con Acquaroli in testa, che dicono sempre tante cose che poi una volta messe di fronte a un minimo di veridicità, mostrano solo fuffa che esprimono a favore dei loro votanti che sono gli unici che credono a quanto sentono o viene loro raccontato. Nonostante sia a livello regionale che nazionale continuano imperterriti a raccontar balle ben sicuri che la cosa ha funzionato sin dall’inizio quando raccontandone a iosa hanno fatto un buon pescato. Se dopo due anni e mezzo, sti votanti approfondissero un po’ ciò che succede in città e da cinque anni nella nostra regione, rimarrebbero più o meno della stessa idea. È lampante che tra loro c’è lavoro più per enologi che per etologi o antropologi o semplicemente per chi osserva come può ridursi in poco tempo e qui pare che per qualcuno cominci pure ad essere irreversibile la scarsa attitudine, una volta così diffusa, di pensare con la propria testa. Se si deve ragionare prendendo per buona la menzogna del momento, detta dalla persona che gareggia con i suoi compari di partito/i per chi più che incartarsi nella confusione che si creano da soli nella ricerca di dire qualcosa di comprensibile, utile manco a pensarci,non sanno fare. Rimangono talmente invischiati nelle loro sciocchezze da non capirle loro ma sanno di avere un seguito che anche se non sa di che si parla, le comprende anzi le stima.
A me sembrano dati vergognosi e non ho capito se l’attuale commissario li voglia diffondere a scopo propagandistico, per sottolineare una sua presunta superiorità ( e dei suoi sponsor politici ) rispetto al passato. Se così fosse non mi sembra siano sulla buona strada.