Camilla, eccellenza maceratese:
«Ma per i giovani la carriera è all’estero»

FUTURO - La 21enne di Macerata è tra i cinque migliori studenti del corso internazionale di Scienze statistiche dell’Università di Bologna e frequenta il terzo anno di studi a Glasgow. Ora dovrà scegliere tra Oxford, Imperiale College London ed Eth Zurich. «L'Italia? Non se ne parla prima di vent'anni»

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Camilla Andreozzi

di Giulia Sancricca

È tra i cinque migliori studenti del corso internazionale di Scienze statistiche dell’Università di Bologna e questo le ha permesso di conseguire il doppio titolo frequentando il terzo anno di studi a Glasgow, in Scozia. Camilla Andreozzi, 21 anni, di Macerata, è l’esempio di come i giovani che brillano nelle loro carriere siano un orgoglio per la terra dove sono cresciuti, ma anche il rammarico per la consapevolezza che per spiccare il volo serva andare lontano: varcare i confini nazionali e riconoscere all’estero opportunità migliori rispetto a quelle offerte dal Bel Paese. La giovane studentessa – diplomata al liceo classico Leopardi di Macerata – ha sempre avuto una prospettiva internazionale per il suo futuro e la sua non è una fuga, quanto piuttosto una scelta lucida e consapevole, da cui non nasconde comunque un amore autentico per l’Italia. 

Così, dopo il doppio titolo, (tra qualche settimana la cerimonia a Glasgow e poi in quella di Bologna, ndr) il curriculum della 21enne le ha aperto le porte di tre atenei tra i più prestigiosi al mondo per proseguire la magistrale: Oxford, Imperiale College London ed Eth Zurich. Tre realtà che la giovane maceratese sta ancora valutando, ma che porteranno comunque un’eccellenza italiana fuori dai confini nazionali. 

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Il cortile dell’Università di Glasgow

Ma partiamo da principio e dalla passione di Camilla Andreozzi per lo studio e la statistica: «Il liceo classico – racconta – è stato probabilmente la spinta per spiccare tra tutti i partecipanti alle selezioni universitarie – confida -, perché venendo da un background classico avevo qualcosa di diverso: tanti interessi, ma anche la versatilità accademica di saper eccellere in uno o nell’altro campo». Una formazione classica che le ha fatto sentire il bisogno di compensare con la matematica: «Era una materia in cui mi sentivo carente, così ho scelto questo percorso all’Università di Bologna perché era l’unica che offriva un corso in inglese di matematica e statistica. Ho sempre avuto una prospettiva internazionale». La tesi è nata in Scozia: modellistica spaziale per l’inquinamento dell’aria. «La statistica ha moltissime applicazioni – spiega – e quella dell’ambiente è la linea che ho voluto dare ai miei studi».

Ha le idee chiare Camilla Andreozzi, che ora guarda dritta al suo futuro: «Ho la fortuna di poter scegliere tra le migliori Università del mondo – dice -. Hanno tutte una istruzione elitaria, ma una scelta esclude l’altra, hanno prospettive diverse e bisogna scegliere bene». L’unica certezza è che il suo futuro, per adesso, troverà spazio fuori dall’Italia. Allora prova a riassumere il sentimento di tanti giovani che, come lei, scelgono di portare la loro esperienza all’estero «Il nostro Paese è bello, ci piace, è dove vogliamo vivere, ma sappiamo che non se ne parla per i prossimi vent’anni. Prima vogliamo pensare al dovere e poi al piacere: se abbiamo prospettive di carriera dobbiamo guardar fuori. Gli strumenti con cui lavoriamo nell’ambito della statistica non sono in voga in Italia, a parte nelle grandi aziende milanesi. Altrimenti le skills sono molto basilari nella ricerca del nostro ruolo».

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Il paragone, per gli universitari, inizia già a livello accademico: «Ho fatto un tirocinio curricolare in Italia che prevedeva solo il rimborso spese – dice la 21enne -. In Scozia ho conosciuto colleghi che hanno fatto la stessa esperienza e sono stati pagati circa 12mila sterline per 12 settimane». Ecco perché «quando si è trattato di intraprendere il percorso magistrale, sia io che i miei compagni non abbiamo mai pensato all’Italia, non ho inviato application in Italia, ma solo all’estero». E cosa dovrebbe fare l’Italia per essere appetibile e permettere alle eccellenze di restare? «Dare fiducia ai giovani studenti sin da subito – spiega -. All’estero, dopo i primi quattro anni si entra nel mondo del lavoro, e gli atenei ti permettono di entrare in contatto con le migliori aziende del settore. In Italia ci sono i cinque anni di studi, poi il dottorato, tirocini sottopagati, anni di disoccupazione dove devi costruirti una carriera. All’estero c’è chi alla mia età firma già contratti a tempo indeterminato e in ruoli di spicco nell’ambito della consulenza. Non ti chiedono di diventare qualcuno prima di darti fiducia». Ma l’amore per l’Italia resta: come un porto sicuro, un luogo in cui tornare dopo aver stretto i denti lontano da casa: «È chiaro che è conveniente tornare in Italia per lo stile di vita, la familiarità, il cibo. Ma dopo l’impegno nello studio è giusto prima pensare al dovere nei Paesi dove le nostre qualità vengono riconosciute a pieno».



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