La conferenza stampa di oggi
di Luca Patrassi
C’è o non c’è l’amianto nel capannone Nervi, ex Montedison di Porto Recanati? C’è ma non sulla copertura di lastre cementizie come inizialmente ipotizzato ma sulla guaina. Oggi l’amministrazione comunale guidata dal primo cittadino Andrea Michelini ha convocato un incontro in sala consiliare per definire la questione con i risultati degli accertamenti svolti e con un titolo che non ammette deroghe: “Capannone Nervi: il Comune fa chiarezza”. A presentare i dati c’erano il sindaco Andrea Michelini, l’assessore ai lavori pubblici Lorenzo Riccetti e l’ingegnere Simone Tombolesi, portavoce di “Mente Ecologica”, società responsabile del rischio amianto per il Comune.
Il progetto per il Capannone Nervi
Apre il sindaco Michelini: «Facciamo chiarezza, non abbiamo nascosto o posticipato i risultati. Abbiamo voluto essere sicuri dei responsi dei rilievi e delle analisi effettuati, la salute pubblica è al primo posto. Il capannone esiste da sessanta anni, fino ad oggi avevamo avuto zero attenzione sulla situazione, certe battute dei leoni da tastiera le lasciamo il tempo che trovano, noi abbiamo investito per fare chiarezza». L’assessore Riccetti: «Salute pubblica e riqualificazione della struttura sono i due obiettivi dell’amministrazione comunale. Contiamo di poter avere le risorse per poterlo sistemare. Vi invito a pensare».
Il sindaco Andrea Michelini e l’assessore Lorenzo Riccetti
L’ingegnere Tombolesi: «Percorso intenso e approfondito: non un sì o un no ma capire dove c’è l’amianto e come risolvere il problema. Risultava dalle precedenti analisi la presenza di amianto sulle lastre in cemento ma dai riscontri è risultata l’assenza di amianto sulle lastre ma è risultato invece presente sulle guaine dei giunti, si ipotizza un peso di 100/200 kg. Bisognerà approfondire la valutazione di rischio, questo è il percorso che abbiamo fatto. Ora penseremo a un intervento di eliminazione del rischio, la soluzione definitiva sarà l’eliminazione della guaina.
Il Capannone Nervi
I costi dell’intervento, molto oscillabili, variano tra i 60mila e gli 80mila euro. Se invece si fosse trattato di una rimozione complessiva, comprensiva delle lastre, i costi sarebbero stati maggiori, attorno al milione di euro». Anni fa c’era stato un intervento dell’amministrazione comunale, così risponde il sindaco di oggi a chi chiede un commento su quella azione: «L’ex sindaco Mozzicafreddo era intervenuto sulla base dei dati che erano in suo possesso che dicevano appunto che le coppelle erano in cemento ed amianto ed invece l’amianto è risultato assente nelle coppelle».
L’intervento ipotizzato dai tecnici: «Se la bonifica consisterà in una rimozione della guaina, si procederà con la rimozione della stessa tramite un processo di raschiatura e successivo smaltimento. L’attività verrà svolta da personale formato appartenente ad una ditta iscritta alla categoria 10 dell’albo gestori ambientali, categoria dedicata alla bonifica amianto. Per l’operatività parliamo di tempistiche dell’ordine di 20-30 giorni, da valutare ovviamente rispetto alla procedura condivisa e autorizzata con l’ente. Il processo di smaltimento sarà dettagliatamente descritto in un progetto di bonifica che sarà validato dalla Ast».
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Che l’amministrazione comunale di Porto Recanati voglia investire sul capannone ex Montedison è una loro scelta personalmente non i riguarda, non può però essere una loro scelta attribuire il capannone all’ing. NERVI perché non lo è. Insistere su questa impropria attribuzione fa porre la semplice domanda “perché”? Per inciso non credo di appartenere alla categoria dei cosiddetti “leoni da tasterà” come definiti dal Sindaco, perché metto sempre la “faccia” su quello che dico o scrivo e non la semplice e anonima tastiera.
Sono anni che assisto da parte di alcuni, a posticce attribuzioni di questo o quell’altro autore allo scopo di “valorizzare” un patrimonio storico che non sempre è di valore architettonico o artistico, ma che ha valore testimoniale. Quella della Montedison a Porto Recanati, è una struttura estremamente “tipologizzata e “manualistica”. Manufatti edilizi di questo genere possono ingenerare curiosità, ma null’altro. Se vogliamo che sia opera dell’ing.Nervi per creare quella illusione di qualità progettuale che questo relitto industriale non ha, facciamolo. La società Italiana e non solo Nazionale, non trova rinnovamento nella grande stagione rinascimentale e ottocentesca, è ferma per non rischiare; si culla nella sua mediocrità, non elabora nuovi modelli per timore, si rifugia nel già visto, nel già fatto, nel vecchio – possibilmente “certificato”come in questo caso. Ma certificato da chi?
leone o non leone, quà c’è la possibilità di commentare e il mio commento è: ma buttate giù questo vecchio derelitto rimasuglio industriale e pensate al futuro, magari un bando un concorso un progetto di idee che giovani architetti pensano in questo sito da bonificare/progettare/riqualificare.