Il basso bacino del Chienti
di Laura Boccanera
Denuncia per la mancata bonifica del Basso bacino del Chienti, la procura di Fermo archivia l’esposto, ma il comitato non si ferma: «presenteremo opposizione all’archiviazione». Dopo le denunce che Nuova urbs con Paolo Squadroni e Civitanova unita con Giuliana Venturini hanno presentato alla procura di Macerata e a quella di Fermo, e dopo le lettere inviate anche ai rappresentanti politici regionali, arriva un nuovo stop, questa volta dalla procura di Fermo, dopo quello già arrivato da Macerata.
Per il giudice infatti, rispetto a quanto esposto dalle associazioni sulla mancanza di atti per bonificare l’inquinamento del Basso bacino del Chienti, non ci sono evidenze di reato.
All’inizio di gennaio le associazioni avevano depositato un’integrazione alla denuncia fatta nel 2023 e il mese successivo, il 14 febbraio il gip ha archiviato in quanto «non emergono fatti o materia di reato».
«La richiesta di archiviazione appare ingiusta – sostengono i ricorrenti -. In primo luogo, non sono state considerate le ulteriori deduzioni e documentazione inviate». Secondo i ricorrenti le indagini «si sono limitate esclusivamente all’esame di alcuni episodi di bonifica, riferiti solo ad una minima parte dell’estesa area interessata dai gravi fenomeni inquinatori portati all’attenzione del pm». Oltre all’opposizione all’archiviazione i ricorrenti attendono uno spiraglio da un incontro in Regione con il dirigente tecnico per l’apertura della Conferenza dei servizi.
Bonifica Basso bacino del Chienti: a fine mese conferenza dei servizi
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
COMUNICATO STAMPA: OPPOSIZIONE ALL’ARCHIVIAZIONE RICHIESTA DALLA PROCURA DI FERMO
Il 20/10/2023, abbiamo presentato un corposo atto di denuncia-querela alla Procura della Repubblica di Fermo. L’istanza, in breve, segnalava all’Autorità Giudiziaria la grave ed attuale situazione di inquinamento dell’ampia zona del “Basso Bacino del Chienti”, per la quale, nonostante la sussistenza di tutti i presupposti normativi, i soggetti preposti e tenuti per legge, non hanno provveduto alle obbligatorie operazioni di bonifica, a salvaguardia, fra l’altro, dell’integrità fisica dei cittadini interessati, fra i quali i denuncianti.
Ad oggi, i siti contaminati, tranne atomistici interventi, non sono stati bonificati da parte dei soggetti obbligati, con ricorrenza, a nostro parere, di tutti i presupposti di cui alla fattispecie criminosa p. e p. dall’art.452, terdecies, c.p. ed ogni altra prevista dalla legge.
In data 14/01/25, abbiamo depositato un atto di integrazione di denuncia-querela, con i relativi allegati che, oltre a corroborare la precedente denuncia, indicava altri ed ulteriori elementi a sostegno dell’ipotesi criminosa ricorrente, a parere degli istanti, nella vicenda.
Con provvedimento notificato in data 14/02/25, ci veniva comunicato che il PM competente, in data 30/01/25, aveva richiesto al Giudice per le indagini Preliminari l’archiviazione del procedimento in quanto, testualmente “…rilevato che non emergono fatti o materia di reato”!
La richiesta di archiviazione appare ingiusta, ingiustificata ed illegittima, e presumibilmente fondata su indagini parziali e sommarie.
In primo luogo, non sono state considerate le ulteriori deduzioni e documentazione inviate in data 14/01/25, di fatto totalmente ignorate dal PM. Le indagini svolte, ben lungi dal riguardare tutti i fatti e circostanze analiticamente indicati nella prima denuncia, si sono limitate esclusivamente all’esame di alcuni episodi di bonifica, riferiti solo ad una minima parte dell’estesa area interessata dai gravi fenomeni inquinatori portati all’attenzione del PM, detta “Basso Bacino del Chienti”. Un’area di indagine ben più estesa delle localizzate ed atomistiche superfici sulle quali, invece, sembrano essere stati operati, nel frattempo, interventi di bonifica. E, su tale monco controllo, rispetto alle ben più ampie superfici, problematiche ed illeciti denunciati, si radica l’illegittima richiesta di archiviazione
cui ci siamo opposti. In buona sostanza, l’unico atto di indagine svolto dalla Procura della Repubblica di Fermo sembra essere una richiesta, formulata all’ARPAM competente, di riferire sullo stato
dell’arte dell’ampio e noto inquinamento del Basso Bacino del Chienti. L’ARPAM di Fermo, a sua volta, nel comunicare, come sopra, che solo alcune micro-aree erano state bonificate, dichiarava e denunciava esplicitamente l’esistenza e la permanenza di un’area da sottoporre a bonifica, evidenziando: da una parte, come le operazioni di recupero non siano ancora state eseguite; dall’altra, che i soggetti obbligati, da lungo tempo non hanno nemmeno più inviato all’ARPAM stessa le prescritte comunicazioni al riguardo!!!
È su tale quadro di evidente permanenza degli illeciti denunciati, con tutte le conseguenze di legge, che scendeva, come detto, la richiesta di archiviazione opposta.
Rimangono, pertanto, ancora ad oggi senza risposta amministrativa e senza controllo giudiziale, anche penale, i seguenti pesanti quesiti, di serio ed immediato impatto, oltre che sul territorio, sulla generale salute pubblica:
– l’area “Basso Bacino del Chienti” è ancora inquinata (in tutto od in parte) oltre i limiti di legge?
– se sì, sono stati effettuati i dovuti interventi di bonifica da parte dei soggetti tenuti?
– se no, sono stati perseguiti a norma di legge i responsabili della mancata bonifica?
Sono questi gli interrogativi rimasti ancora senza risposta amministrativa e giudiziale. Contro quest’ultima abbiamo formulato opposizione, sperando di ottenere giustizia nell’interesse di tutti i cittadini.
La latitanza della politica, in argomento, per di più, non può che sconcertare, tenuto conto della natura degli interessi coinvolti e così pregiudicati.
Peraltro, proprio in questi giorni è salita alla ribalta della cronaca giudiziaria la sentenza CEDU: Cannavacciuolo contro Italia, relativa alla nota problematica “Terra dei Fuochi”, analoga alla nostra.
Sentenza che ha segnato un punto fermo in tema di riconoscimento dei diritti umani in campo ambientale, sottolineando l’importanza della trasparenza e della prevenzione. E, soprattutto, stigmatizzando la mancata informazione – comunicazione ai cittadini dei rischi connessi ad inquinamenti ambientali di lunga data, quale quello del “Basso Bacino del Chienti”.
Che sia questa la strada da percorrere? Conferire al nostro caso una risonanza nazionale e comunitaria?
Paolo Maria Squadroni, Nuova Urbs
Giuliana Venturini, Civitanova Unita