Il presidente della Regione Francesco Acquaroli
Da un lato il via libera formalizzato dalla giunta. Dall’altro l’apertura ai rettori delle quattro università marchigiane, con l’incontro tenutosi ieri sera alla presenza del presidente Francesco Acquaroli. Sul caso della Link University, l’ateneo privato che vorrebbe partire con dei corsi di laurea in Medicina (ad Ascoli e Fano) e Odontoiatria (a Macerata) a partire dal prossimo anno scolastico, la Regione procede con la politica del doppio binario.
Dopo lo scatto in avanti di stamattina del deputato ed ex assessore regionale Mirco Carloni, che annunciava il via libera all’offerta dell’ateneo privato, nel pomeriggio è arrivata la nota della Regione, che motiva la scelta in base al parere del Dipartimento Salute.
«Tenendo conto di quanto hanno dichiarato gli enti sanitari regionali, il Dipartimento salute della Regione ha evidenziato una comune criticità di tutti gli stessi nel reclutamento di personale medico, fatta eccezione della sola Azienda ospedaliera universitaria delle Marche – si legge nella nota della Regione – per le Ast, oltre ad una complessiva difficoltà nel coprire le carenze per l’assistenza primaria, sono state indicate criticità nel reclutamento di altre discipline per indisponibilità di candidati.
L’esito dell’istruttoria tecnica è stato pertanto favorevole configurando una situazione di necessità formativa per la regione nelle discipline riferite alle tre istanze. La giunta regionale ha condiviso che, al fine di contrastare la carenza di personale medico e sanitario, si ritiene opportuno incrementare il numero dei posti disponibili per i corsi di laurea oggetto delle richieste, anche in contesti provinciali nei quali attualmente tali corsi non sono attivi. La Regione ha preso atto del parere favorevole del Dipartimento Salute, e ritenendo che il sistema universitario pubblico svolga un ruolo centrale nell’offerta formativa delle Marche e rappresenti un’eccellenza, ha invitato il richiedente, nell’atto di trasmissione del parere, ad una forte collaborazione con il sistema pubblico regionale nello sviluppo delle proprie attività».
John McCourt, rettore di Unimc
Intanto però ieri il presidente Francesco Acquaroli ha incontrato i rettori delle università di Macerata, Camerino, Ancona e Urbino, dopo che questi avevano richiesto un incontro con una lettera congiunta dello scorso 13 gennaio. «Abbiamo espresso le nostre perplessità e la nostra contrarietà, pur comprendendo le difficoltà del sistema sanitario regionale e la nostra disponibilità ad aprire nuovi corsi, sostenuti dalla Regione stessa, se dovessero essere necessari – dice il rettore di Unimc John McCourt – personalmente, come ho detto al presidente, dubito che l’arrivo di un’università privata possa risolvere i noti problemi della medicina e le carenze di personale. Sul sito di Link si legge che i loro corsi di medicina costano quasi 20mila euro all’anno, una cifra fuori dalla portata della grande maggioranza delle famiglie marchigiane.
Le università pubbliche, ogni anno, fanno salti mortali per non aumentare le tasse universitarie e per mantenere la No Tax Area, a beneficio delle famiglie a reddito basso che desiderano iscrivere i loro figli all’università e sono circa il 40% di tutti gli iscritti. Nel caso in cui alcune famiglie possano permettersi le tasse richieste da Link, è probabile che continueranno a mandare i propri figli fuori regione, in università che dispongono già di un corpo docente qualificato, di un’esperienza consolidata, di convenzioni con gli ospedali, di strutture e laboratori funzionanti. L’idea che le sedi di Link possano essere pronte per ottobre 2025 non mi sembra seria».
La notizia, come rimarcato nelle scorse settimane da più parti (soprattutto dalle opposizioni, Pd in primis) arriva, inoltre, in un momento critico per le università pubbliche. «Siamo già colpiti da pesanti tagli – rimarca McCourt – quello di oggi, certo, non è il segnale che avremmo voluto ricevere dalla Regione, considerando che diverse altre regioni hanno scelto di non dare via libera alla Link University. Lo stesso principio del diritto allo studio, “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”, sancito dall’articolo 34 della Costituzione, viene messo a rischio dal progressivo indebolimento delle università pubbliche e dal rafforzamento di quelle private. Ad ogni modo, continueremo a dialogare con le istituzioni per cercare di salvaguardare e rafforzare i quattro atenei regionali, e nella speranza che la Regione trovi il modo di impegnarsi concretamente, come ci ha promesso il presidente Acquaroli, a sostegno del ricco e articolato sistema a servizio dei giovani e dei territori che rappresentiamo».
Un ateneo privato nelle Marche: l’ex rettore Unicam Esposito: «Si rischia di snaturare l’università»
Qualcuno spieghi loro che non è il numero degli atenei che determina il numero dei medici ...
Che qualità di professionisti potremmo aspettarci da un' università a pagamento? Vi fareste curare da una persona che paga per avere la laurea? Incrementate le aule e abolite i corsi a numero chiuso piuttosto
20mila euro di tasse il primo anno, poco meno dal secondo in poi... Chi potrà accedervi? Sono tasse sproporzionate anche se confrontate con quelle del San Raffaele e della Cattolica. Come pensano di fare lezione a Fano? E dove frequenteranno i reparti e le cliniche gli studenti? In H a Fano? A Pesaro? Ad Urbino? E allora che faranno? Costruiranno un loro policlinico nel giro di mesi? Con queli fondi? Riempito con quali macchinari? Ma soprattutto, con quali Professori e quali medici? Con i gettonisti? E allora non sarebbe stato più giusto aprire un secondo corso di laurea facente capo a Univpm, magari spostando su Unicam o Unimc i corsi per gli infermieri, anche supportati, speriamo a breve, dall'apertura del nuovo Inrca che è un ente di ricerca?
Università private ci sono sempre state, nulla di così sconvolgente
In linea generale, non mi riferisco a questo caso, resto fedele allidea che i soldi pubblici destinati alle istituzioni scolastiche devono essere orientati a sostenere solo quelle pubbliche di ogni ordine e grado, poiché rappresentano un pilastro fondamentale per garantire unistruzione accessibile e di qualità a tutti i cittadini. Tuttavia, il settore privato, se contribuisce al bene comune e alla promozione della cultura, ha il diritto di investire i propri capitali, purché operi nel rispetto delle normative vigenti. La collaborazione tra pubblico e privato, se ben regolata, può arricchire il panorama educativo e culturale, offrendo maggiore diversità e opportunità di sviluppo. E allora se proprio si dovràperché , in un disegno più ampio che provi a mitigare il fenomeno dello spopolamento dei borghi , non si prova ad individuare una realtà dellentroterra in grado di ospitare questa opportunità?
Per maggiore informazione l'università sarebbe l'università degli studi Link, che ha lo stesso proprietario del più famoso (o famigerato) CEPU. Mi piacerebbe conoscere qualcuno contento di farsi curare da un medico laureato al CEPU.
Tangenti..... universitarie Bandecchi docet
Bocciali un po dopo Che sborsano 20000
perchè un politico deve agevolare le scuole private? ma da che parte stà?
Una cosa intelligente no eh!
Privatizzeranno anche l'aria! E se ne vantano pure.
Saranno analfabeti di successo
Sempre più senza parole
Complimenti!!!
Dopo aver privatizzato la sanità, privatizziamo anche le scuole e le università?
Chiunque può laurearsi dove vuole ma dopo la vita stessa e determinate circostanze selezionano abbastanza severamente ( nell'ambito pubblico non sono tutte aquile...). Massima libertà di studiare e massima scelta del consumatore. Peggio è quando tu viene imposto un pessimo servizio statale . Gli esempi non mancano.
Non ne azzecca una!
Per carità.
Ridicoli
Che pena
Ne facessero una giusta ...
Fanno schifo
Leggo commenti senza senso. Le università private in Italia esistono da tempo e spesso sono il top e le più ricercate: Cattolica, Humanitas, San Raffaele, Bocconi, LUISS. Non capisco qual'è il problema se ne viene una nel nostro territorio. Non leva nulla alle Università pubbliche. Non credo siano un peso economico per la Regione o oer lo Stato. Portano indubbi benefici economici nelle città che ne beneficiano ( Fano ed Ascoli - Macerata solo le briciole come al solito). Considerando una ottantina di posti per anno significa che a pieno regime 500 ragazzi vivranno in quelle città ( la frequenza è obbligatoria) con una incidenza significativa sulla economia locale. Ma noi marchigiani siamo specialisti a dire sempre no. Chiusi nel nostro orticello sempre più piccolo e sempre meno fruttuoso così che i nostri giovani se ne vanno in altri luoghi. Facciamo delle Marche una grande regione di riposo.
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Per sopperire alla carenza di medici , dovuta anche alla fuga dei medici all’ estero o nel privato, ci metteremo quelli con la laurea comprata con i soldi di papà. Mandateci a casa direttamente la cicuta !
Tutto grazie al N° chiuso in medicina istituito diversi anni fa e il finanziamento incostituzionale alle cliniche private.
Ma stiamo scherzando? Qui per ragioni prettamente di casta ed economiche stanno distruggendo ogni settore sociale e produttivo della Regione Marche.
Altro che Attila ed i suoi Unni, cacciamo via prima possibile questo incompetente buono a nulla senza cultura con tutti i suoi accoliti !!!!!!!
La carenza di medici in regione è dipendente da una gestione della sanità che è fuori controllo, non meritocratica, confusa e che non permette a operatori e pazienti il livello di qualitá previsto in accordo stato regioni. Gli operatori scelgono di non lavorare nelle Marche, non è un problema carenziale. Gli ultimi proclamati atti AST sono in linea a quanto specificato. Il resto sono chiacchiere. Riguardo agli atenei, una buona risposta, oltre al “no” alla concorrenza,sarebbe fare a Macerata una sede di Medicina tramite collaborazione con unipvm o (ampliando offerta formativa delle professioni sanitarie) o tramite il filone scientifico di unicam (che ha Farmacia e veterinaria).
Ma vogliamo parlare dei “figli di papà” che non essendo riusciti svariate volte a superare il test di ingresso a Medicina in Italia vanno a “studiare” in Romania ….. ?