L’assessora regionale all’Istruzione Chiara Biondi
«Il dimensionamento riguarda soltanto la presenza dei dirigenti scolastici, non saranno chiusi i plessi. Basta strumentalizzazioni». E’ l’assessora regionale all’Istruzione Chiara Biondi ad intervenire sul caso che sta mandando in fibrillazione in queste ore diverse comunità: quello della proposta di accorpamento degli istituti scolastici. Dopo l’allarme lanciato dalla Cgil, anche il comune di Caldarola è intervenuto per dirsi contrario all’ipotesi di unire il De Magistris e il Frau-Leopardi di Sarnano.
«Il dimensionamento scolastico risponde a obiettivi precisi, stabiliti da normative europee e nazionali che la Regione ha il compito dì attuare, già dal 1998 – spiega Biondi – Con il Pnrr, dal governo Draghi, sono stati imposti nuovi criteri stringenti per definire il contingente di dirigenti scolastici (Ds) e direttori dei Servizi generali e amministrativi (Dsga), obbligando tutte le Regioni ad adeguarsi. È bene ribadire che, con il dimensionamento scolastico, non si chiudono plessi ma si interviene soltanto sull’organizzazione e sulla presenza dei dirigenti scolastici, in taluni casi anche garantendo la presidenza laddove per ragioni numeriche esiste da anni solo una reggenza. È il caso di Apecchio (in reggenza da 12 anni), Macerata Feltria, Piandimeleto e il Cpia (Centro provinciale per l’istruzione degli adulti) di Pesaro nella provincia di Pesaro Urbino, così come di Caldarola e del Convitto di Macerata nella provincia di Macerata».
«Le Province, che per legge avrebbero dovuto predisporre i piani provinciali di dimensionamento, non hanno però assolto questo compito, costringendo la Regione a intervenire per garantire il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr e tutelare il sistema scolastico regionale – prosegue l’assessora – La Regione Marche ha adempiuto agli obblighi Pnrr in un’ottica di rafforzamento esclusivamente delle autonomie scolastiche prive di un dirigente effettivo, rispettando i parametri normativi e le esigenze dei territori. Esponenti politici, organizzazioni sindacali e addetti ai lavori conoscono benissimo la realtà dei fatti, ma evidentemente preferiscono far circolare ricostruzioni distorte e fuorvianti per alimentare polemiche strumentali piuttosto che raccontare la verità. Le linee guida e le proposte di dimensionamento sono state infatti condivise al tavolo interistituzionale cui hanno partecipato Sindacati, Anci, Uncem, Ufficio scolastico regionale e Province. Le uniche soppressioni di plessi scolastici sono state disposte dai Comuni di Pioraco, Sefro e Fiuminata».
«La Regione in questi anni – conclude Biondi – ha quintuplicato le risorse destinate al sistema scolastico e all’istruzione: gli oltre 16 milioni di euro di investimenti del Fondo sociale europeo plus 2021-2027 stanno a dimostrarlo. Sono stati inoltre promossi la didattica innovativa e l’orientamento scolastico: con investimenti in nuove metodologie di insegnamento per migliorare l’esperienza educativa e l’aiuto a compiere scelte consapevoli investiamo sul futuro formativo e professionale dei nostri ragazzi».
«In arrivo accorpamenti delle scuole: una ghigliottina per il Maceratese»
Certo sempre colpa dei governi precedenti. Tipico degli incapaci che stanno in Regione ora
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È mai possibile che si scrivano articoli, poi rivelatisi farlocchi, come anche qui, senza che, chi di dovere, cerchi d’informarsi evitando di confondere il lettore?
….la regione ha quintuplicato le risorse destinate al sistema scolastico…… ! Mi domando in quale regione vive? La scuola dei miei figli è in provincia di Macerata e sta’messa peggio di prima di Acquaroli
…che pena certi personaggi politici che compaiono giusto una volta l’anno, sotto le vacanze natalizie (peraltro sotto forma di regali riciclati), per dare un senso alla loro poltrona.
Di problemi la scuola in Italia ne ha tanti, ereditati dal passato più o meno recente, e di certo la Regione e le Province non hanno la bacchetta magica: ma prima di parlare di riorganizzazione, investimenti, didattica, inviterei politici e tecnici a visitare di persona le scuole per vivere e capire le problematiche, e non solo per tagliare nastri quando c’è da inaugurare qualcosa che resta forma (per quanto bella) senza sostanza. C’è da investire in sicurezza, negli insegnanti di sostegno, in laboratori adeguati, in classi che non siano da 27 (e più, come nel mio liceo) alunni/e, in concreti aiuti didattici per BES e DSA, in spazi verdi adeguati attorno agli edifici scolastici, in formazione e aggiornamento retribuito del personale, in climatizzazione ed efficientamento energetico, nei trasporti (scuolabus e linee extraurbane), negli stipendi e perfino in carta igienica…
Insomma, rinnovo l’invito a vivere la scuola non dal proprio ufficio, per capire che la riorganizzazione necessaria è – in primis – quella culturale (della nostra classe politica e amministrativa, USR e USP compresi).
E buon 2025!