«Superbonus, a 8 anni dal sisma
non lasciate i terremotati nell’incertezza»

RICOSTRUZIONE - Diego Camillozzi presidente dell'associazione "La terra trema noi no" chiede che venga inserita nella legge di bilancio la copertura per garantire l'incentivo anche nel 2025: «per dare certezza a chi sta per partire con i lavori». Anche la Lega chiede che il contributo venga rifinanziato

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Diego Camillozzi, presidente dell’associazione La terra trema noi no

di Monia Orazi

«Chiediamo che sia inserita nella legge di bilancio la copertura finanziaria e la garanzia del superbonus nel 2025 per dare certezza a chi sta per partire con i lavori. In Italia si trovano fondi per voci di spesa come le armi o grandi infrastrutture, possibile che all’interno della legge di Bilancio non si trovino 200 milioni di euro per dare garanzie sul superbonus?».

A chiederlo è il presidente dell’associazione “La terra trema noi no”, Diego Camillozzi, che lancia l’allarme sul problema dei fondi e della copertura finanziaria per il 2025 del superbonus 110% per chi ha presentato la pratica e sta per andare alla decretazione del contributo di ricostruzione, a oltre 8 anni dal terremoto.

Continua Camillozzi: «Non si può vivere nell’incertezza. I terremotati hanno subito tante difficoltà e non possono avere prospettive incerte anche sulla partenza dei lavori per la loro casa, soprattutto sulla copertura finanziaria. Mi chiedo quante persone sappiano realmente che se non riescono a completare le opere finanziate con il superbonus e a rendicontarle entro la scadenza del dicembre 2025, rischiano di dover mettere denaro di tasca propria per gli accolli».

Precisa Camillozzi: «Si parla anche di un aumento del costo parametrico, ma la percentuale che si ipotizza è solo del 5% solamente per i danni più gravi, grandemente insufficiente a coprire i costi medi di accollo di un’abitazione. Il contributo e l’aumento del costo parametrico dovrebbero essere di almeno il 20% per consentire di ricostruire le case in sicurezza».

Analizzando nel dettaglio la situazione, Camillozzi spiega: «Entro il 30 giugno i tecnici hanno dovuto presentare progetti per evitare ai loro committenti il rischio di perdere il contributo di autonoma sistemazione oppure dover pagare l’affitto delle sae (strutture abitative di  emergenza). In quei progetti è stato incluso anche il finanziamento del superbonus, sperando di ottenere il contributo prima della scadenza e garantire l’avvio dei lavori. Ma ad oggi le coperture finanziarie per il 2025 non ci sono e non sappiamo se bastano quelle per il 2024. Finito il plafond (330 milioni per il sisma 2016, 70 milioni per L’Aquila) se non dovessero bastare, chi paga?».

E aggiunge: «Va attuata una modifica normativa che tuteli il committente per evitare l’accollo. Propongo di modificare il punto 8 del contratto base Ance, che al momento tutela solo l’impresa. Occorre stabilire con certezza di finanziare il superbonus per il 2025». Camillozzi evidenzia inoltre le criticità per i comuni più colpiti: «Tutta Italia ha potuto usufruire dei bonus mentre il vero cratere, i comuni più colpiti non ne potranno usufruire, ad esempio coloro che sono nelle zone rosse di Castelsantangelo e Camerino, solo per citare due tra i comuni più gravemente danneggiati».

Sul contributo parametrico: «Occorre mettere mano al prezzario, rivedendo i prezzi al corretto valore di mercato». Ricorda poi come il superbonus sia stato inizialmente previsto solo per 5 anni per ragioni di bilancio. «Mi sembra strano che lo Stato non possa garantire una cifra stimabile in circa 200 milioni di euro a coprire il 110 per cento».

Su chi sta per avviare i lavori: «Quale certezza ha chi assevera il credito se non c’è copertura di bilancio e non ci sono chiarimenti su cosa accadrà dopo la scadenza del superbonus? Non possiamo lasciare i terremotati nell’incertezza dopo oltre 8 anni. La situazione è gravissima e occorre sapere cosa succederà per chi ha già presentato i progetti che prevedono il superbonus, già a fine anno».

Un altro punto critico riguarda le imprese: «Le ditte possono continuare a contrattualizzare, ma il rischio della perdita del contributo di ricostruzione ricade interamente sul committente. Ci sono aziende che hanno firmato troppi contratti e hanno pochi operai, e a rimetterci saranno solo coloro che hanno commissionato i lavori».

Anche la Lega Marche torna a chiedere al Governo di rifinanziare il Superbonus per il 2025 e lo fa per bocca della segretaria regionale e deputata Giorgia Latini, del vicesegretario regionale e segretario provinciale di Macerata Mauro Lucentini e di Giuliano Pazzaglini, responsabile terremoto del partito. «Abbiamo raccolto con attenzione le preoccupazioni espresse dalle associazioni dei terremotati in merito al mancato rifinanziamento del Superbonus per il 2025, un provvedimento che si è dimostrato molto utile per favorire e facilitare la ricostruzione nelle aree colpite dal sisma del 2016 – affermano i tre – parliamo di un intervento che coinvolge ben 140 comuni del cratere e che, grazie alla sua efficacia, ha rappresentato uno strumento cruciale per le famiglie e le comunità impegnate nel difficile percorso di rinascita. È necessario trovare le coperture finanziarie richieste, un impegno che può e deve essere affrontato anche nel corso dell’anno. La Lega continuerà a interagire con il Governo: siamo determinati a ragionare insieme per trovare le soluzioni necessarie, garantendo che il Superbonus continui a essere uno strumento centrale per la rinascita dei territori colpiti dal sisma del 2016».

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