La presentazione del progetto
di Luca Patrassi
Sarà il 2025, stando ai cronoprogrammi in essere, l’anno del taglio del nastro per molte opere pubbliche di rilievo in città. Ieri sera si è materializzato, nel corso di una assemblea pubblica svoltasi a Sforzacosta nei locali della stazione, il progetto di sistemazione idraulica del fosso Narducci. Già l’importo dei lavori – 4,5 milioni di euro – dice abbastanza della consistenza delle opere da realizzarsi ma basta la citazione del nome del fosso per ricordare a tutti che si tratta di un incubo con cui la frazione convive da poco meno di un secolo.
Paolo Renna e Vincenzo Marzialetti
Ora la Regione Marche, nel particolare il settore Genio Civile Marche Sud guidato dall’ingegnere Vincenzo Marzialetti, ci mette una mano strutturale per eliminare, o quanto meno ridurre, il rischio alluvionamento. La partecipata assemblea ha visto la presenza, tra gli altri, del sindaco Sandro Parcaroli, degli assessori Paolo Renna (che ha curato l’iniziativa) e Andrea Marchiori, della presidente del consiglio di quartiere Stefania Pisello, di diversi consiglieri comunali e di quartiere. Per il Geno Civile, oltre all’ingegnere Marzialetti, c’era anche il geometra Francesco Luchetti.
Le opere previste consistono in interventi di taglio vegetazionale, riprofilatura delle sezioni fluviali e canalizzazione del fosso mediante muri di di sponda; nella realizzazione di un diverso tratto tombato rispetto a quello che ha dimostrato l’esistente attraversamento circolare; nella soluzione delle interferenze con il canale di produzione di energia elettrica di Enel Green Power; nella sistemazione idraulica generale dal termine del tratto tombato fino all’attraversamento con la strada 77 Val di Chienti; nell’acquisizione di tutte le aree di pertinenza idraulica ai fini della riduzione delle portate di picco. Ad introdurre l’incontro è stato l’assessore Paolo Renna che ha ringraziato l’ingegnere Vincenzo Marzialetti per aver raccolto l’appello arrivatogli dall’amministrazione comunale arrivando appunto a definire un piano di intervento per risolvere una criticità oramai secolare: «Il nostro compito è quello di portare le problematiche del territorio a conoscenza di chi poi ha le competenze per risolverle. Ringrazio anche l’associazione Macerata Soccorso che ci ha ospitati».
L’ingegnere Vincenzo Marzialetti: «Questa iniziativa è nata dal contatto con l’assessore Paolo Renna che ha illustrato i danni subiti dall’alluvione del 2023. Le risorse in questione arrivano dalle compensazioni boschive, una partita che gira attorno alla difesa del suolo. Stiamo facendo gli studi di progettazione e presto arriveremo al piano conclusivo. L’evento che ha provocato danni a Sforzacosta è stato un evento repentino, limitato a poche ore con scarico di volumi di acqua enormi. Accade da sempre, qui vediamo piogge massimo di 120 millimetri l’ora. Certo piogge intense, ma non stravolgenti. Gli effetti li abbiamo visti in un alveo che era pieno. Dove c’era stata una condizione geometrica buona l’acqua è stata contenuta a un livello normale. Certe condizioni metereologiche in questi piccoli bacini non ci difendono dagli eventi di piena. In questi anni il Genio civile Marche Sud ha portato a termine la sistemazione di tutto il fiume Potenza e il Chienti fino alla zona industriale di Civitanova. A Sforzacosta ci occupiamo del Fosso Narducci perché è un corpo idrico importante per il centro abitato visto che lo attraversa producendo un rischio elevato».
L’ingegnere Marzialetti è anche passato all’analisi di dettaglio delle varie situazioni che si riscontrano osservando e studiando il fosso Narducci: «Da autentiche opere d’arte come il ponte in muratura con arco rientrante a incanalare correttamente l’acqua» con previsioni corrette anche degli spazi necessari a tombature con condutture che non sono sufficienti a contenere le ondate di piena. In più si è assistito, nei decenni, ad un altro fenomeno: l’avvicinarsi degli edifici all’area demaniale. «C’è stata la riduzione di alcuni allargamenti naturali dell’alveo. Dobbiamo scontrarci con il fatto che quella fascia di dieci metri che, nel 1904, qualcuno aveva pensato come inedificabile perché doveva esserci un rispetto del fiume, oggi è stata “mangiata”, quindi, se non volete affogare, bisogna rimanere nel demanio idraulico e tirare su dei muri affinché l’acqua non vada dentro le vostre case». La tempistica. «Siamo a un passo dalla presentazione del progetto, poi ci saranno la conferenza di servizi e l’esecutivo solo per l’affidamento dei lavori, non cambia nulla per le autorizzazioni. Inizio dei lavori previsti per il 2025».
In sala c’è chi chiede se sia percorribile la strada delle vasche di laminazione o di interventi a monte: «Vanno di moda le casse di espansione, fino a poco tempo fa in Regione ero l’unico ad averne fatta una nel ’92. L’ho fatta, so come si fa, ma questo è un posto che morfologicamente non si presta a un intervento del genere. Non produce effetti sostanziali spillare dalla massima piena un volume tale da incidere sulla sezione di valle, è meglio efficientare la sezione di valle. E’ come togliere due bicchieri da una damigiana piena, resta piena». L’osservazione finale del dirigente dei Servizi tecnici del Comune, l’ingegnere Tristano Luchetti: «La prima da fare è riprendere da valle a monte tutto il profilo del fosso. Bisogna falo con le dovute precauzioni, il lavoro sulla strada di fatto non crea un grande disagio». L’assessore Andrea Marchiori: «Importante che due dirigenti come l’ingegnere Marzialetti e l’ingegnere Luchetti siano venuto a Sforzacosta a presentare un dip, cioè un documento di indirizzo progettuale». Molto soddisfatto il primo cittadino Sandro Parcaroli: «Stiamo cambiando il volto della città affrontando una lunga serie di problemi storici della città. Stiamo lavorando con concretezza e stiamo centrando gli obiettivi che ci eravamo posti».
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