Il liceo Leopardi
«No all’indifferenza a scuola, tra gli insegnanti e tra compagni e compagne di classe». Il messaggio, forte e chiaro, arriva da una lettera scritta da una classe del liceo classico scientifico Leopardi di Recanati dopo che una studentessa quindicenne, giovedì mattina, è salita su un banco e si è lasciata cadere dal secondo piano, riportando fratture e traumi. Un evento che ha sconvolto la comunità e naturalmente tutti coloro che quella scuola la frequentano. Alcuni di loro hanno deciso di affidare ad una lettera aperta che sta facendo il giro della scuola, ma anche delle chat dei genitori, le loro riflessioni e un appello perché la Scuola, come istituzione, colga i preoccupanti segnali evidenziati da fatti come questo e recuperi la sua funzione sociale.
«Alcuni di noi – si legge nero su bianco – hanno trattato questa tragedia con indifferenza o peggio, con ironia, vedendola come una scusa por saltare interrogazioni o lezioni. Altri si sono detti distaccati perché non avevano un legame con la ragazza. C’è stato chi ha preferito ignorare l’accaduto, continuando la giornata come se nulla fosse successo o chi ha optato per il silenzio. Eppure, un fatto come questo non può e non deve passare sotto silenzio. Purtroppo cosi non é stato. Cosa significa davvero “educare” se ci limitiamo a completare i capitoli di un libro, senza preoccuparci di ciò che c’è oltre le pagine? Sono davvero più importanti i voti e i programmi scolastici che le persone che vivono in queste aule ogni giorno? Non è normale che una tragedia venga sminuita, ignorata o ridicolizzata soprattutto, da chi è più grande di noi. Non é normale che, durante un’intera ora, non si possano dedicare nemmeno 5 minuti (e non chiediamo di più) a una riflessione rapida. Ci insegnate di tutto, regole, formule e teorie, ma se l’indifferenza prevale di fronte al dolore di chi o sta accanto, cosa ci rimane da imparare davvero?
La scuola non è solo un luogo di studio, ma dovrebbe essere un rifugio, un ambiente in cui sentirsi sopportati o ascoltati, anche (e soprattutto) nelle difficoltà».
Gli studenti ringraziano quei professori che hanno scelto di aprire una discussione e di ascoltare le loro riflessioni: «Sappiate che noi ragazzi vi abbiamo profondamente apprezzato. Questi gesti, piccoli ma potenti, sono la dimostrazione di quella sensibilità e umanità che dovrebbero essere al centro dell’educazione. L’insegnamento non è fatto solo di programmi da completare, di voti e di scadenze: è fatto di persone, di emozioni, dl vite che si intrecciano».
Poi l’appello ai loro coetanei: «Un invito a non lasciare che l’indifferenza diventi una barriera tra di noi. Dietro ognuno di noi ci sono delle storie, delle battaglie e delle difficoltà che spesso restano nascoste e che non vediamo. Non siamo qui solo per passare il tempo, ma per imparare a vivere insieme, con tutta la complessità o la bellezza che questo comporta. E infine, il nostro pensiero va alla ragazza e alla sua famiglia, che in questo momento stanno vivendo un dolore che noi non possiamo nemmeno immaginare. Esprimiamo il nostro dolore e la nostra vicinanza».
(a.p.)
Precipita dalla finestra del liceo, grave una 15enne «Siamo tutti sconvolti»
Bravissimi ,complimenti ragazzi avete fatto la differenza!!!!
Bravi!! Era ora che qualcuno lo dicesse.....
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concordo in pieno con quanto espresso dai ragazzi nelle lettere, da speranza che ci siano ancora valori a cui i ragazzi vogliono aggrapparsi per avere un futuro migliore, una società migliore, e si rivolgono agli adulti ai professori che come individui possono e devono fare la differenza. chi ha coraggio di non voltare la faccia dall’altra parte e di affrontare le questioni anche le più scomode. possono davvero fare la differenza per i ragazzi e ragazze che stanno cercando la propria identità sia individuale che sociale.
un plauso a quei professori coraggiosi che non hanno paura di affrontare temi importanti e un plauso ai ragazzi e ragazze che vogliono affrontare questioni anche dolorose e non vogliono fare finta che nulla sia accaduto! Bravi!
concordo quanto scritto da questi studenti, quello che chiedono deve avere inizio dalle scuole medie. un grande augurio per una sana guarigione alla giovane studentessa.
Cari ragazzi, la vita è dolore, come insegnava Schopenhauer, o croce, come ha insegnato Gesù. Certo l’imbecillità è un potente anestetico, una possibile soluzione…