Ricostruzione, appello sui contributi:
«Il rischio è che i proprietari
si trovino un accollo fino al 20%»

SISMA - Diego Camillozzi de "La terra trema noi no" mette in guardia: «Serve aumentare il contributo parametrico o prolungare la durata del superbonus 110. Attenzione alla ditta che si sceglie, ce ne sono che hanno aperti dai 300 ai 500 cantieri e poi non riescono a concludere i lavori»

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Diego Camillozzi

di Monia Orazi

Un appello al Governo per aumentare il contributo parametrico per la ricostruzione delle abitazioni danneggiate dal terremoto o per prolungare la durata del superbonus 110 in vigore fino al 2025 nel cratere sismico, in vista dell’approvazione della prossima legge finanziaria. A lanciarlo è Diego Camillozzi, presidente dell’associazione La terra trema noi no, da sempre in prima linea per le criticità della ricostruzione post terremoto. Per chi inizia i lavori nei prossimi mesi c’è il rischio di non riuscire a coprire il maggiore importo con il bonus e di dover pagare di tasca propria la differenza, con una cifra stimabile tra il 10 ed il 20 per cento dell’importo dei lavori.

«Auspichiamo che il governo accolga nella prossima finanziaria la proposta del commissario alla ricostruzione Guido Castelli – spiega Camillozzi -, prevedendo l’aumento del costo parametrico concesso per il contributo di ricostruzione sisma, al posto del superbonus in scadenza il 31 dicembre 2025. Sono stati presentati solo i progetti con scadenza al 30 giugno scorso, per il resto i tecnici non presentano i progetti, senza il 110 per cento i proprietari delle abitazioni rischiano un accollo del 15-20 per cento dell’importo totale. Al momento non si conosce l’entità del possibile aumento del costo parametrico, chi è rimasto indietro con la presentazione dei progetti rischia di non avere la copertura del superbonus e di dover pagare la differenza per completare i lavori. Il superbonus per i terremotati del cratere non è un capriccio, ma è necessario per coprire gli alti costi della ricostruzione».

Camillozzi evidenzia anche il problema che nei contratti non è prevista nessuna clausola a tutela del committente per i maggiori costi derivanti dalla mancata copertura del 110 per cento, per chi inizia i lavori: «Attenzione per coloro che firmano contratti per la ricostruzione ed i lavori della propria casa, nella formula base del contratto non è inserita nessuna clausola per la tutela del proprietario dopo la scadenza del 110 per cento. Occhio che la quota che manca il committente rischia di ritrovarsela sul groppone, sborsando soldi di tasca propria. Tutto questo rischia di frenare enormemente la ricostruzione».

Camillozzi descrive la situazione di stallo attuale per i proprietari che ancora devono iniziare i lavori: «Chi deve presentare il progetto o chi dovrà iniziare i lavori a breve rischia di non avere i maggiori costi per la ricostruzione coperti dal 110 per cento e si trova in una sorta di limbo, che genera una grande incertezza. Occorre fare attenzione e scegliere per i lavori una ditta in grado di dare garanzie rispetto al superbonus, altrimenti sarà il committente dei lavori a dover pagare, per l’importo non coperto. L’ecobonus che riguarda le finiture al termine dei lavori non viene messo nei progetti, magari il superbonus si riesce ad inserirlo nel progetto ma il termine del 31 dicembre 2025 rischia di condizionare molti lavori. Tra l’altro in certi casi anche a progetto approvato e contratto firmato con la ditta, si deve attendere che i lavori siano fatti. I terremotati devono fare molta attenzione nella scelta della ditta, o trovano qualcuno che parte subito con i lavori o che riesce a dare garanzie sul superbonus, altrimenti i maggiori costi si scaricano tutti sul committente».

Si rischia una situazione molto complicata senza la copertura dei maggiori costi, sottolinea il presidente della Terra trema noi no: «Rischiamo di avere più cause in tribunale che case ricostruite, perché nei contratti non c’è nessuna clausola a tutela dei committenti, va prevista una tutela per i proprietari che nel caso di ritardi nei lavori o avvenuta scadenza del 110 per cento si accolla le spese, usufruendo successivamente del credito maturato. Certe ditte si accollano il superbonus, ma addebitano la rateizzazione, a volte i lavori però vanno a rilento ed il rischio è tutto sui proprietari delle abitazioni, che dovranno pagare di tasca loro cifre piuttosto rilevanti, anche fino al 30 per cento dei costi. Siamo al corrente di ditte che hanno aperto dai trecento ai cinquecento cantieri e continuano a contrattualizzare, con i lavori che in certi casi si fermano. Facendo un giro per il cratere si notano tantissime gru, ma molte stanno ferme, cosa che è sicuramente un sintomo che tante ditte hanno preso troppi impegni e non riescono a portare avanti i lavori, avendo firmato troppi contratti».

Conclude l’appello al governo Diego Camillozzi: «Se il governo ritiene di non concedere l’aumento del costo parametrico in alternativa chiediamo che venga prorogato il 110 per cento per un periodo di almeno cinque anni, tempistica consentita nei bilanci di previsione. Un altro appello vogliamo lanciarlo al commissario Guido Castelli, affinché venga tolta l’assicurazione obbligatoria dal 2024 per le case ricostruite con il superbonus, perché di fatto rappresenta un’altra tassa».

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