Carmina Burana in scena allo Sferisterio
di Marco Ribechi
Applausi infiniti per i Carmina Burana, entusiasma l’ultimo grande evento del Macerata Opera Festival. Si è chiuso in un tripudio di battiti di mani il concerto realizzato ieri nello Sferisterio di Macerata dedicato al componimento medioevale musicato da Carl Orff. L’evento, andato tutto esaurito già da giorni, ha portato finalmente sul palco dell’arena la splendida Orchestra Filarmonica Marchigiana, a coronamento di una stagione impegnativa ma conclusa con grande vigore e plauso. All’appello infatti mancano solamente le ultime repliche delle tre opere in calendario che saranno esaurite nel fine settimana. Insieme alla Form, sulla scena, altre eccellenze della musica regionale: il Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini” con il Maestro Martino Faggiani, i Pueri Cantores “D. Zamberletti” del Maestro Gian Luca Paolucci e la Banda Salvadei per un colpo d’occhio davvero eccezionale. Oltre duecento persone coordinate dal direttore Andrea Battistoni per dare vita alla monumentale cantata di Orff composta tra il 1935 e il 1936.
Con così tanti interpreti e protagonisti l’impatto musicale di Fortuna Imperatrix Mundi è totale. Il brano con cui si apre e chiude il concerto, ormai entrato nell’immaginario collettivo attraverso cinema, televisione, reinterpretazioni e quant’altro, è l’apertura perfetta per piombare a piè pari nel Medioevo raccontato dai canti goliardici dei chierici vaganti (e immaginato da Orff), veri antesignani di quella vita bohèmien interpretata anche da Puccini (leggi l’articolo). Il manoscritto originale infatti, datato attorno al 1230 e oggi conservato nella Bayerische Staatsbibliothek di Monaco, è una collezione di versi in latino, francese e alto tedesco dedicati a temi di satira, amore, gioco e burla. È l’eredità lasciata dai primissimi studenti delle università europee, impegnati in peregrinazioni picaresche da un maestro all’altro, frequentatori di monasteri e taverne dove, oltre a confrontarsi sulla radice della moderna cultura europea, si dedicavano anche ad attività più inebrianti. Delle riflessioni sul piacere ma anche sulla caducità della vita, realizzate da giovani intellettuali vitali, inebriati spesso anche dai fumi del vino o di altre bevande alcoliche.
Tra i cori epici e maestosi hanno saputo brillare le voci dei singoli, anche loro molto esaltati dal pubblico. Il tenore Dave Monaco ha dato sfoggio della sua voce in Olim lacus colueram, il baritono Mario Cassi impegnato a più riprese e in grado di trasmettere con efficacia lo spirito canzonatorio dei testi, e infine la soprano Giuliana Gianfaldoni capace di incantare letteralmente la platea con il sottile brano Dulcissime che apre alla conclusione del concerto. Un Medioevo inaspettato quello che emerge dai Carmina Burana, dove il grigiore e l’arretratezza con cui normalmente viene raffigurata quest’epoca lascia spazio a una frizzantezza intellettuale e un’allegria capace ancora di insegnare ad una contemporaneità in cui, invece, si vogliono gli studenti sempre più imbrigliati e imbavagliati. È particolarmente romantico pensare che l’Università di Macerata, fondata nel 1290, ha sicuramente ospitato frotte di questi allegri studenti che avranno intonato le loro poesie, musicate in una forma a noi oggi sconosciuta, proprio nelle zone limitrofe di quelle in cui oggi sorge il tempio della lirica cittadino, motivando quindi con ancora più forza la reinterpretazione dei testi a quasi mille anni di distanza.
In quest’ottica appare significativa la proiezione sul muro dello Sferisterio dei video realizzati dagli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Macerata che, attraverso strane figure antropomorfe di sapore boshiano, hanno cercato di raccontare il contenuto dei brani. Gli universitari si sono riappropriati dei loro canti, tornando protagonisti di una cultura ancora vitale. Esperimento in realtà, purtroppo, riuscito solo a metà poiché i video, seppur di buona fattura, sono risultati ridondanti, invadenti e poco armonici rispetto alle musiche proposte. Con tanta carne al fuoco forse sarebbe stato più plausibile limitare le proiezioni ad alcuni momenti e lasciare spazio al valore immaginifico della musica, capace di creare mondi e raffigurazioni senza necessariamente avere il supporto visivo e totalizzante dell’immagine. Anche perché, volendo bonariamente girare il dito nella piaga, gli spettatori sono stati costretti a rinunciare ai testi e alle loro traduzioni che invece avrebbero senza dubbio arricchito di più l’esperienza musicale piuttosto che un continuum di video di difficile fruizione. L’effetto è stato più quello di distrarre l’ascoltatore invece che aggiungere valore ad un’esecuzione di per sé già perfetta. Spesso di più non significa per forza migliore e forse una regia più attenta avrebbe intuito questa possibilità. In ogni caso la risposta finale del pubblico è stata davvero sorprendente. Vari minuti di interminabili, scroscianti applausi che hanno costretto gli artisti al bis proprio del brano più celebre, capace di scuotere dal profondo ogni ascoltatore. La notte dei Carmina Burana vanta quindi un bilancio assolutamente positivo e si inserisce a pieno diritto nel cartellone del Mof 2024, capace delineare interessanti traiettorie culturali e artistiche per comprendere più a fondo la nostra contemporaneità.
(Foto di Luna Simoncini)
Foto di rito per il sold out con il sovrintendente Flavio cavalli, il direttore Paolo Gavazzeni e il presidente dell’associazione Sferisterio Sandro Parcaroli
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