di Laura Boccanera
“La vita è come andare in bicicletta – diceva Einstein – per stare in equilibrio bisogna muoversi”. Parte da questa frase la quattro giorni di Rocksophia che sta per inaugurarsi a Civitanova (da oggi al 28 luglio). E sembra una frase che calza a pennello anche per la città, mai ferma su sé stessa, sempre in cerca di novità, di nuovi stimoli, di nuove formule. E non è un caso, forse, che proprio qui sono nati sia Popsophia che il nuovo Rocksophia che dal 2021 ha riportato il festival in città dopo alcuni anni di lontananza.
Di questo e altro abbiamo parlato con Lucrezia Ercoli, direttrice artistica del festival che fin da giovanissima, non ancora laureata, ne seguiva le rassegne “pop filosofiche”, per poi ricevere la staffetta da Evio Hermas Ercoli, rimasto il deus ex machina dell’associazione per il “dietro le quinte” e per l’organizzazione.
Una delle prime edizioni a Civitanova Alta
Rocksophia quest’anno è arrivato alla quarta edizione, un festival nuovo, pensato per Civitanova. Qual è la sua peculiarità rispetto al “fratello maggiore” che pure nacque a Civitanova?
Popsophia ha un legame speciale con Civitanova. Qui è nato tutto e qui siamo tornati a festeggiare il decennale. Abbiamo sempre confezionato per Civitanova formule uniche e speciali, a partire dal festival di Civitanova Alta. E per Civitanova Porto abbiamo costruito una nuova identità attorno al fil rouge musicale per dare respiro all’Arena del Varco sul mare. Quest’anno, però, abbiamo voluto dare a Rocksophia un tema unitario e speciale: “Muoversi”. Il diritto e il dovere di stare in movimento è il perno intorno al quale abbiamo prodotto tutti gli spettacoli e gli appuntamenti di questa edizione.
Civitanova, Pesaro, Ancona, ma anche fuori regione, Roma, Bergamo. Popsophia è sempre più una realtà itinerante, è più facile farsi conoscere al di fuori dei confini locali?
La band Factory
Popsophia nasce fin dall’origine come fenomeno “glocal”: è attento a valorizzare l’identità del luogo e le particolarità della città ospitante, ma la sua vocazione è globale, ha uno sguardo rivolto al dibattito culturale nazionale e internazionale. Siamo un unicum tra i festival culturali italiani perché produciamo spettacoli inediti attorno ai temi dell’edizione, curiamo tutti gli aspetti della realizzazione, dalla regia alla sceneggiatura, dalle esecuzioni musicali ai contenuti filosofici. Un format unico e per questo esportabile al di là dei confini regionali, che attrae un pubblico eterogeneo che cerca novità culturali. La quasi totalità degli altri festival si sono consegnati alle agenzie di management di personaggi e alle classifiche dei libri più venduti: ogni città ha un festival diverso, ma i programmi si somigliano tutti.
Dalla musica allo sport. Come è avvenuto questo salto tematico?
La scelta del tema è derivata dalla concomitanza del festival con le Olimpiadi di Parigi 2024. Poteva sembrare una sfortunata coincidenza di date, ma anziché cambiarle abbiamo deciso di cogliere l’opportunità e sfruttare l’occasione per dedicare alla filosofia dello sport tutta l’edizione. D’altronde Pitagora paragona il filosofo proprio allo spettatore delle Olimpiadi: colui che osserva lo sport da un punto di vista diverso da quello di chi gareggia per gloria o per denaro, alla ricerca di una comprensione più alta di ciò che accade, nel gioco come nella vita.
Lucrezia Ercoli
Da anni ormai avete creato una produzione, il philoshow, decine gli spettacoli prodotti con temi anche molto diversi fra loro, dallo spettacolo del male, ai cartoni animati, dal mondo del fantasy alla filosofia di Vasco Rossi e Raffaella Carrà, come sceglie il tema dei festival, gli argomenti e gli ospiti?
La produzione degli spettacoli è la parte più stimolante, ma anche la più faticosa in termini di energia e tempo.
In uno spettacolo di due ore c’è, in realtà, un lavoro di ricerca che dura tutto l’anno. Un dietro le quinte fatto di letture, di visioni e di confronti: una ricerca dei temi che costituiscono i nervi scoperti del dibattito culturale contemporaneo, ma anche un lavoro di “scouting” per scovare volti nuovi che possano regalarci una sfumatura diversa dalla retorica mainstream. Nel philoshow siamo riusciti a trovare il ritmo giusto che fa stare in equilibrio tutte le componenti: gli speech filosofici, il linguaggio musicale con la band Factory e la regia e i montaggi di Riccardo Minnucci, una colonna portante di Popsophia che mi accompagna fin dalla prima edizione del 2011. Abbiamo nel tempo costruito un team di produzione che cura ogni dettaglio tecnico e contenutistico, il mio lavoro è quello della “showrunner” che tiene insieme tutti gli elementi in una sceneggiatura unitaria
Lucrezia Ercoli con il cast di Touch trasmissione di Raiplay
Questo è stato un anno impegnativo, ma anche di soddisfazioni personali: un nuovo libro, il trasferimento del festival ad Ancona, la partecipazione al format di Raiplay “Touch” in cui si parla di tecnologia e nuovi linguaggi. Quale fra i lavori di docente, scrittrice, autrice e direttrice artistica le piace di più?
In realtà non riesco a vederle come professioni separate l’una dall’altra, sono tutte interconnesse. Credo che il filo che le lega sia il tentativo di dare la forma giusta al mio contenuto, lo sforzo di trovare un linguaggio nuovo per entrare in contatto con un interlocutore ogni volta diverso, che sia il lettore, lo spettatore o lo studente a lezione, con l’intento di accendere un interesse e un desiderio di conoscenza. Se proprio dovessi scegliere, credo che non potrei rinunciare alle lezioni all’Accademia di Belle Arti di Bologna, al dialogo con gli studenti. L’insegnamento è uno stimolo continuo, che ti obbliga a dare sempre il massimo, a stare al passo con gli interessi dei ragazzi che cambiano di anno in anno. È una condizione di attività apprendimento e aggiornamento permanente, che non permette di vivere di rendita, ma ti costringe a trovare sempre nuove strade per avere l’attenzione di un pubblico difficile che ha mille occasioni di distrazione.
Come immagina Popsophia fra 10 anni?
Mi auguro che Popsophia fra 10 anni mantenga il suo sguardo lucido e la capacità di leggere il presente, di anticipare i cambiamenti e mai di subirli. Immagino un’evoluzione che passi attraverso una riflessione sui nuovi strumenti e linguaggi dell’intelligenza artificiale, in un dialogo sempre più stretto fra esperienze digitali, come abbiamo già iniziato a fare con la galleria MeGa, e le esperienze in presenza, con l’irrinunciabile dialogo con il pubblico, che diventa parte integrante della comprensione del mondo attraverso le lenti della filosofia e della cultura pop.
Rocksophia si è parte alle 18 con la mostra “La quadratura del cerchio” con Evio Hermas Ercoli. A seguire gli interventi di Raffaella Arpiani che parlerà del “Discobolo”, icona della statuaria classica che dà l’immagine al festival dedicato al Movimento. In chiusura di pomeriggio la prima delle premiazioni previste dal riconoscimento Sports Awards che il festival tributa alle associazioni sportive civitanovesi. Giovedì sarà la volta di Anthropos. La serata inaugurale prosegue sempre al Lido Cluana alle 21,15 con Alessandro Carnevale, divulgatore e “professore” della trasmissione tv Il Collegio che parlerà de “La formula della bellezza” e a seguire il direttore editoriale di Exibart.com Cesare Biasini Selvaggi parlerà di arte in movimento, fra avanguardie e nuove frontiere. Il festival entrerà poi nel vivo venerdì con i primi pomeriggi dedicati alla filosofia dello sport con Ivo Stefano Germano “Raccontare lo sport” da Pindaro a Tiktok, con Mario Tirino sul mito dell’eroe sportivo e in serata il philoshow dedicato alle Olimpiadi: “We are the champions. Dalla palestra di Platone alle Olimpiadi” con Simone Regazzoni, Lucrezia Ercoli e le esecuzioni musicali della Factory.
Anche il prezzo è unico!
Tiziana Streppa perché, quanto chiede?
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Dopo “il club dei ventisette ” dell’anno scorso avrei cominciato a pensare che non tutte le ciambelle riescono col buco.