La voce di Diodato
e la chitarra di Ivan Graziani:
Musicultura, due perle allo Sferisterio

MACERATA - Ieri è andata in scena la prima serata della XXXV edizione: partenza in sordina, finale in crescendo e una conduzione un po' didascalica. Da ammirare la rivoluzione attraverso il volley dell'ospite Campedelli. Salvo il chitarrista polacco Marcin. La mini classifica parziale vede ai primi tre posti Anna Castiglia, vincitrice anche del premio come miglior testo, Nyco Ferrari e Eugenio Sournia a cui è stato assegnato il Pmi come miglior progetto discografico

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di Marco Ribechi

Nell’infinita notte di Musicultura a trionfare è la chitarra di Ivan Graziani. Si è conclusa in crescendo la prima delle due serate finali della XXXV edizione del Festival della musica popolare d’autore, che ieri ha colorato (di verde) lo Sferisterio di Macerata. Nonostante l’offerta di ospiti e finalisti, per vivere il momento più emozionante bisogna aspettare la notte inoltrata quando, verso l’una, sul palco sale Filippo Graziani accompagnato dalla sua band, di cui fa parte anche il fratello batterista Tommy. In circa 20 minuti, imbracciata la chitarra, Graziani dà una scossa alla platea presentando alcuni dei successi indimenticabili del padre Ivan, istrionico artista che proprio negli ultimi anni sta vivendo di nuova luce anche grazie all’impegno profuso per recuperarne e diffonderne la produzione musicale.

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Quattro pezzi, Lugano Addio, Il chitarrista, La canzone dei marinai e Pigro, suonati in maniera impeccabile e che farebbero venir voglia di chiedere a squarciagola il bis, se non fosse per l’orario ormai improponibile. Infatti, dopo di lui, soltanto i saluti finali e l’annuncio della mini classifica parziale che vede ai primi tre posti Anna Castiglia, vincitrice anche del premio come miglior testo grazie all’intelligente e ironico brano Ghali, Nyco Ferrari con la sua coinvolgente Sono fatto così, e Eugenio Sournia con Il cielo, a cui è stato assegnato il premio PMI come miglior progetto discografico. Inutile dirlo, i tre appaiono anche come i favoriti per la vittoria dei 20mila euro anche se, lo sappiamo, nella serata finale tutto potrebbe essere ribaltato considerando che il pubblico votante si avvicenderà in platea.

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Assolutamente degno di nota di merito anche Diodato, artista dotato di una voce straordinaria in grado di riempire insieme al flebile suono di una chitarra l’intero spazio dello Sferisterio, arrivando dritta al cuore di ogni spettatore. Uscito due volte sul palco, la prima all’inizio dello spettacolo, la seconda verso la mezzanotte, ha suonato in acustico i brani Che vita meravigliosa, La mia terra e ovviamente il suo cavallo di battaglia Fai rumore, capace di far detonare tutte le sue qualità vocali. «Anche io anni fa avevo presentato la mia candidatura a Musicultura ma sono stato scartato» racconta il cantante già autore di un concerto allo Sferisterio nel 2021 (leggi l’articolo), a testimonianza che il talento accompagnato dalla perseveranza e dall’impegno è sempre in grado di trovare la sua strada.

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Il resto della notte, ahimé, appare leggermente sottotono rispetto alle edizioni passate, vuoi per un’offerta di ospiti ridimensionata (chissà se la colpa è della scure dei tagli) o per la conduzione della coppia Carolina di Domenico e Paola Turci che, nonostante la professionalità e l’assenza di particolari sbavature, non possono non far rimpiangere la comicità travolgente di Flavio Insinna o anche la preparazione musicale di Enrico Ruggeri, senza andare a scomodare l’assoluto Fabrizio Frizzi.  La notte infatti scorre via come la telecronaca di una partita, assolutamente perfetta e dettagliata ma  anche didascalica, senza errori ma allo stesso tempo senza particolari spunti memorabili in grado di aggiungere qualcosa alle informazioni presentate. Ad onor del vero va anche ricordato che Paola Turci ha esordito per la sua primissima volta da conduttrice, battesimo avvenuto su un palco molto difficile e impegnativo come quello dello Sferisterio, capace di lasciare senza fiato anche i presentatori più scafati. Comprensibile quindi un po’ di titubanza reverenziale che probabilmente sarà vinta nella seconda finalissima, considerando la finezza intellettuale e la sensibilità a cui ci ha abituato da molti anni.

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Lo stesso si potrebbe dire dei restanti ospiti che non raggiungono in nessun momento le vette toccate nelle edizioni passate. Questi sono lo youtuber e chitarrista polacco Marcin, dotatissimo e frizzante, anche molto simpatico, la cui musica però appare come un puro esercizio di stile atto a impressionare il pubblico piuttosto che capace di creare reali emozioni. Un livello di esuberanza sonora e stilistica per cui nemmeno Yngwie Malmsteen o Steve Vai oserebbero tanto. Il giovanissimo chitarrista, che presto inizierà un tour in Italia, riesce a risultare comunque piacevole con Habanera della Carmen, Kashmir dei Led Zeppelin e Toccata in re di Bach, totalmente rivoluzionate attraverso una tecnica che unisce il virtuosismo chitarristico all’estrema percussione della cassa che, a dire il vero, alla lunga tende ad omologare il tutto senza avere il tempo però di diventare tracotante.

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Non è così per l’altra ospite Serena Brancale, autrice di una prova che vorrebbe essere vulcanica ma che risulta un po’ indigesta e avulsa dal resto dello spettacolo. A lei sono stranamente concessi ben cinque brani (troppi) che però non decollano, vuoi per l’uso eccessivo del dialetto, vuoi per dubbie rivisitazioni di brani già celebri come Andamento lento di Tullio de Piscopo e Alleria di Pino Daniele, reinterpretazioni di cui sinceramente non sentivamo l’esigenza. L’esordio sembrerebbe promettere bene con un’entrata scenica d’impatto, ma poi quel che rimane è una gran confusione di cui si fatica a vederne il senso. Di quella che dovrebbe essere una tanto decantata e innovativa fusion jazz, soul, pop, electro e chi più ne ha più ne metta rimane solo una parola comprensibile, Baccalà, che oltre ad essere buonissimo con le patate è anche il titolo dell’ultimo brano presentato.

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A lasciare un altro segno positivo fuori dall’ambito musicale è invece la coraggiosa e rivoluzionaria, nel senso più elevato e nobile del termine, Alessandra Campedelli, allenatrice di volley che dovrebbe essere presa come esempio assoluto di emancipazione femminile. Campedelli è animata da una genuino desiderio di trasformazione sociale che mette in atto attraverso lo sport femminile, andando ad allenare le nazionali di pallavolo nei paesi in cui la condizione della donna, e più in generale quella umana, subisce costanti violazioni.

musicultura-21-giugno-2024-zanconi-19-325x217Tra questi l’Iran, dove la politica mascherata con la religione nega i più elementari diritti umani, e il Pakistan dove invece a farla da padrone è più la povertà, in grado di cancellare ogni minimo sogno dalle giovani donne. Campedelli regala di nuovo questi sogni e mostra che altri mondi sono possibili e raggiungibili lottando e rischiando anche la vita. Il suo è un attivismo fatto di gesti, infinitamente potente ed efficace. Nel pomeriggio di oggi (sabato) sarà protagonista di un incontro alle 18 in piazza Cesare Battisti fortemente consigliato per chi vuole ascoltare storie esemplari.

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Rimane da mettere nella lista l’esibizione di Paola Turci che, omettendo di citare titolo e autore, forse per dimenticanza o forse perché entrambi troppo famosi, offre al pubblico di casa l’iconico pezzo di Francesco Guccini “L’avvelenata”, uno sfogo liberatorio e accusatorio del cantautore modenese contro i colleghi che “si vendon alla sera per un po’ di milioni”, ovvero i cantanti che battono solamente cassa. Il brano è coraggioso e sacrosanto in un contesto come quello di Musicultura, ancora di più perché cantato dalla presentatrice, ma appare un po’ ridimensionato nella sua verve nella versione decontestualizzata della Turci. Un’avvelenata con antidoto. Chissà se la Rai lo passerà o se dopo quasi 50 anni fa ancora paura.

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Quindi, in conclusione, è giusto riportare la luce sui veri protagonisti di Musicultura, i giovani talenti con grandi sogni, tutti animati da grande sincerità e spontaneità. In una lista che non vuole essere una classifica va ricordato il siciliano Nico Arezzo con la sua leggenda romantica Nicareddu, forse il pezzo più propriamente cantautoriale-popolare in gara, guidato da una voce straordinaria capace di creare forti suggestioni. Il duo The Snookers con Guai, un seme che probabilmente deve ancora sbocciare ma che già risulta molto interessante in un cantato che ,con un po’ più di coraggio e sperimentazione, potrebbe in parte tendere alla psichedelia folk degli storytellers di metà anni ‘60, naturalmente rivisitati in chiave moderna.

musicultura-21-giugno-2024-zanconi-9-325x217E poi ancora Helle con Lisou, Bianca Frau con Va tutto bene e De.Stradis con Quadri d’autore, tutti giovani che forse ancora devono trovare una strada definita ma che per potenzialità e anche candore meritano sicuramente una presenza sul difficile palco dello Sferisterio. Stasera sapremo chi sarà il favorito a cui il pubblico assegnerà l’ambitissimo premio da 20mila euro, tutti gli otto vincitori si esibiranno di nuovo, accompagnati dagli ospiti Enzo Avitabile & Bottari, Nada, Carlotta Proietti e Alessandro Bianchi.

(foto Zanconi)

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