Sopranzi, il volto della sanità che funziona:
«Nefrologia, una nuova era
con tantissime prospettive per i pazienti»

INTERVISTA al direttore del dipartimento di Specialità mediche dell'Ast di Macerata da 9 anni, primario da una ventina, che è anche docente a contratto nella clinica universitaria di Bologna dove si è formato. «Il trapianto di un rene da un maiale geneticamente modificato al momento è avvenuto a Boston ma forse tra qualche tempo…»

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Franco Sopranzi

di Luca Patrassi

Se la squadra dei primari dell’ospedale maceratese fosse una nazionale, se il riferimento esclusivo  fosse quello della sanità pubblica, allora non si porrebbe il problema del portabandiera azzurro per le Olimpiadi: sarebbe Franco Sopranzi, direttore del dipartimento di Specialità mediche della Ast e primario di Nefrologia.

Lei guida il Dipartimento di Specialità Mediche, ci presenta strutture e organici della Nefrologia?

«Sono alla guida del Dipartimento delle specialità mediche della Ast di Macerata da poco più di 9 anni. Nel dipartimento – oltre a tre oncologie, neurologia, pneumologia, allergologia, gastroenterologia, malattie infettive – ci sono due strutture complesse di nefrologia che sono  così articolate: una struttura complessa di nefrologia con 11 posti letto di degenza ordinaria e 2 di day hospital con  servizio di emodialisi ospedaliera di 28 posti tecnici all’ospedale di Macerata, un centro di assistenza limitata con 7 posti letto all’ospedale di Camerino. La struttura complessa, che dirigo dal 2005, effettua 380 ricoveri ordinari, 56 day hospital, fornisce emodialisi ospedaliera a 128 pazienti, 31 pazienti in dialisi peritoneale, 3 pazienti in terapia emodialitica domiciliare, ambulatorio di follow up a 103 pazienti portatori di trapianto renale, ambulatorio nefrologico, ambulatorio di presa in carico dei pazienti con malattia renale avanzata (sono i pazienti destinati, purtroppo nel breve termine, ad essere avviata alla terapia dialitica), ambulatorio della cura dell’ipertensione e holter pressorio. La seconda struttura complessa di nefrologia è una struttura di nefrodialisi all’Ospedale di Civitanova Marche che si occupa anche di un centro ad assistenza decentrata presso l’ospedale di Recanati, quest’ultima è diretta dal dottor Angelo Santoferrara ed anche ad essa afferiscono numerosi pazienti offrendo un ottimo servizio».

Quando ha messo piede in ospedale da primario? 

«Nel 1993 al conseguimento della specializzazione in Nefrologia all’università di Bologna il prof Vittorio Bonomini, uno dei padri della nefrologia italiana e non solo, appreso che non sarei restato all’università ma che sarei andato a lavorare all’ospedale di Macerata mi disse: “tu Franco potrai fare a Macerata molto bene come se restassi a Bologna, ma ricorda sempre che tutto dipende da te e non dagli altri”. Devo dire che sono stato accolto dall’allora primario Elvio Capponi, e dagli altri colleghi della nefrologia con entusiasmo. Nel 2005 il dottor Capponi ha riposto in me una immensa fiducia affidandomi la direzione come facente funzioni dell’Uoc di Nefrologia a 43 anni. Da quattro anni ho la soddisfazione di tenere un corso di insegnamento alla scuola di specializzazione in nefrologia come professore a contratto proprio all’Università di Bologna dove sono cresciuto. Da qualche mese l’unità operativa che dirigo è in rete formativa con l’Università di Bologna e la scuola di specializzazione in nefrologia, pertanto l’Università manderà per un periodo del loro percorso formativo gli specializzandi a formarsi nella nostra unità operativa». 

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Il dottor Sopranzi con un gruppo di medici di Nefrologia

Cosa è cambiato in questi anni in fatto di cure e di qualità di vita degli utenti?

«Molto è cambiato nello sviluppo dell’apparecchiature per emodialisi o per dialisi peritoneale rendendo i trattamenti per i malati cronici molto più efficienti e più tollerati: sono notevolmente migliorati i trattamenti per i pazienti affetti da insufficienza renale acuta degenti nelle terapie intensive e nelle altre unità operative dell’ospedale. Molto è cambiato nel mondo dei trapianti e soprattutto dei farmaci immunosoppressori utilizzati che hanno meno effetti collaterali e sono più efficaci. Si è sviluppato il trapianto da donatore vivente. Sono a nostra disposizione da circa un anno farmaci che hanno dimostrato di rallentare la progressione dell’insufficienza renale, ci sono nuovi farmaci per trattare le glomerulonefriti e per le malattie genetiche. Ma per riassumere la nuova era della nefrologia le racconto un aneddoto successo a San Diego nel 2021 quando nel discorso inaugurale la presidente davanti ad una platea di migliaia di nefrologi da tutto il mondo ha detto: “la nefrologia è morta!” creando un momento di silenzio assoluto, ed ha proseguito dopo qualche secondo dicendo la nefrologia che conosciamo è morta perché siamo di fronte ad una nuova era con tantissime nuove prospettive terapeutiche per i nostri pazienti. In primis si riferiva ai farmaci che rallentano la progressione dell’insufficienza renale. Certamente avrà sentito parlare, anche, del trapianto di un rene da un maiale geneticamente modificato, al momento è avvenuto a Boston ma forse tra qualche tempo…».

Se dovesse fare un bilancio, più gli elementi positivi o le criticità? Cosa ricorda con maggior piacere?

«Sicuramente gli elementi positivi; innanzitutto ho diretto in passato e dirigo ora un gruppo di colleghi molto preparati, che insieme al personale infermieristico, oss e ausiliario ci permette di curare bene i nostri pazienti. Nel corso di questi, quasi, 20 anni di direttore della nefrologia di criticità ne abbiamo affrontate tante con i colleghi, ma non ci è mai mancato il supporto della direzione generale e dei colleghi delle altre branche dell’ospedale che mi sento di ringraziare pubblicamente. Anche oggi accanto al supporto della direzione generale devo dire che il rapporto e la collaborazione con le altre unità operative sono ottimi. Nell’ultimo anno ho avuto il piacere di inaugurare una unità operativa di emodialisi ad assistenza limitata all’ospedale di Camerino offrendo ai pazienti residenti nella parte montana della nostra provincia il trattamento vicino al proprio domicilio evitando lunghi viaggi per recarsi alla dialisi di Macerata. Ricorderò sempre la gioia dei pazienti, che sono costretti alla dipendenza da una macchina, quando li portiamo in vacanza, cosa che facciamo ogni anno da venti anni: addirittura un paziente mi disse “sono contento di fare la dialisi perché per la prima volta sono stato in vacanza”. Nella nostra Ast i pazienti in trattamento emodialitico provenienti da tutta Italia che scelgono la nostra provincia per le loro vacanze vengono accolti per effettuare la dialisi».

Di recente per primi avete presentato il servizio di telemedicina. Come sta andando?

«E’ un progetto che cercavo di realizzare da diverso tempo e finalmente, grazie alla direzione generale, è partito con il piede giusto: ci sta dando tante soddisfazioni e credo che ci saranno ampi margini di miglioramento anche con il coinvolgimento di tante altre branche specialistiche , non solo della nefrologia. Sto organizzando un convegno il 19 giugno con specialisti nazionali per fare il punto dello stato attuale a livello locale e nazionale e sviluppare gli obiettivi per il futuro».

Mancano i medici, è solo un problema di programmazione o ci sono problemi ulteriori per alcune specialistiche reputate non attrattive dal punto di vista economico?

«E’ l’argomento al centro del dibattito locale e nazionale. Personalmente non credo alla cattiva programmazione, penso sia più un problema economico e di relative responsabilità in alcune branche specialistiche. I numeri sono sempre impietosi: non mancano le borse di studio per la specializzazione in nefrologia, ma nell’ultimo anno a fronte di circa 300 borse di studio in Italia ne sono state attribuite solo la metà perché tale branca specialistica non è stata scelta dai giovani medici. Inoltre quelli che vengono formati dalle nostre università essendo molto bravi vanno a lavorare all’estero dove sono pagati molto di più che nel nostro Paese».

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