Il rettore di Unimc John McCourt
di Luca Patrassi
Unimc interviene sulla questione degli “aumenti” delle indennità. L’ateneo dice che le cifre non sono quelle indicate ma inferiori, che si confondono stipendi con indennità (mai parlato di stipendio), che il rettore John McCourt e la prorettrice, Catia Giaconi hanno rinunciato agli arretrati pur potendoli chiedere, che si tratta dell’applicazione del decreto Draghi. Libera Unimc di scrivere quello che reputa opportuno ma va ribadito che resta vero quanto scritto ieri (leggi l’articolo) dopo il parere del Senato accademico in attesa del voto del Consiglio di amministrazione.
La spesa per Unimc, dunque per la finanza pubblica, è quella indicata di 111mila euro lordi, non gli 84mila euro che andranno a formare il reddito del rettore. A questo punto, ad evitare fraintendimenti, si può specificare che l’indennità di rettore si va ad aggiungere allo stipendio da docente universitario. Che gli aumenti derivano dall’applicazione del decreto Draghi era già stato scritto ed evidenziato: quanto infine agli arretrati, il decreto Draghi è del 2022 e le indennità 2022 e 2023 del rettore di Unimc sono state deliberate liberamente e in autonomia dagli stessi organismi di Unimc.
Catia Giaconi
Ecco comunque cosa si legge nel comunicato diffuso poco fa da Unimc: «In merito all’articolo “Nuove indennità ai vertici Unimc” pubblicato da Cronache Maceratesi il 26 marzo, l’Università di Macerata desidera fornire alcune precisazioni. L’adeguamento dei compensi spettanti agli organi di amministrazione e di controllo dell’Ateneo deriva dall’applicazione dei parametri che il cosiddetto “Decreto Draghi” (Dpcm 143 del 2022) ha previsto per tener conto di configurazioni organizzative molto più complesse, con maggiori competenze e livelli di responsabilità, diversi requisiti di nomina e differente composizione e durata degli organi di amministrazione e controllo della pubblica amministrazione. Le cifre indicate negli articoli sopra citati come “indennità lorde”, o impropriamente, “stipendi”, sono in realtà comprensive dei costi a carico dell’ente, che nulla hanno a che fare con la sfera reddituale degli interessati. Gli importi, sottoposti ieri al parere del Senato accademico, ammontano a: 84.000 euro per la carica di rettore e 29.400 euro per la carica di prorettore, che corrispondono agli importi base stabiliti dal decreto in relazione alla classe dell’ente, sommati a un aumento potenziale del 5%, sempre previsto dalla normativa. Il rettore e la prorettrice hanno manifestato, nel frattempo, l’intenzione di rinunciare a quest’ultimo incremento, riconducendo gli importi a quelli base, e cioè, rispettivamente, 80.000 e 28.000 euro. La proposta, da sottoporre al Consiglio di Amministrazione, sarà, in ogni caso, oggetto di confronto con il Collegio dei revisori dei conti. Il rettore e la prorettrice hanno, inoltre, già espresso la volontà di rinunciare agli arretrati cui avrebbero avuto diritto per legge, dal momento della loro entrata in carica nel novembre del 2022 fino all’adozione del provvedimento. L’adeguamento ai livelli base e la rinuncia agli arretrati segnalano la volontà di mantenere un’equità complessiva, evitando situazioni di squilibrio ingiustificato».
Come hanno fatto a sopravvivere con quello stipendio da fame fino a ieri? Forse la caritas ha dato giustamente una mano!
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Gli stipendi sono maggiori o minori delle indennità?