Irene Manzi
«La vendetta è volgare come il rancore. Forse il sottosegretario, invece di usare certi toni sguaiati, attaccando in modo scomposto un’avversaria politica, potrebbe cominciare a difendersi e spiegare le ragioni dei fatti che gli vengono contestati». Non si è fatta attendere la replica della deputata dem Irene Manzi a Vittorio Sgarbi, che l’aveva definita una «capra irredimibile» dopo il suo intervento alla Camera durante la discussione della mozione di sfiducia contro il sottosegretario.
«Non entrerò nel personale, come invece fa il sottosegretario Sgarbi – dice Manzi – Credo che la politica sia altra cosa dalla polemica e dall’insulto. Piuttosto desidero spiegare le ragioni della mozione di sfiducia presentata nei confronti del sottosegretario Sgarbi. Un atto parlamentare che pare lui abbia vissuto come un’offesa di lesa maestà. Il tono volgare, per non dire velatamente minaccioso di Sgarbi, è la reazione a questa mozione che abbiamo depositato insieme ai deputati del Pd, del M5s e di AVS. Avrei discusso volentieri con lui in Parlamento, ma non è stato possibile: gli imbarazzi nel governo – quelli di Meloni e Sangiuliano – non permettono più al sottosegretario di fare ingresso nelle aule parlamentari. E infatti Sgarbi non era presente al dibattito alla Camera. Come lui stesso ha ricordato in alcune interviste non ha contatti con Sangiuliano da quando il Ministero, e non le opposizioni, ha trasmesso all’Agcom gli atti per sue presunte violazioni della legge sul conflitto d’interesse. Non la sottoscritta, non il Pd, non Il Fatto quotidiano, non Report, ma il Capo di gabinetto del ministero».
«Per non parlare delle forti pressioni che il sottosegretario sta ricevendo da quando è stata comunicata la sua iscrizione nel registro degli indagati per riciclaggio di beni culturali – continua Manzi – E da quando i carabinieri del Comando tutela dei beni culturali – non i giornali – che dipendono dal ministero della Cultura, gli hanno sequestrato il dipinto al centro dell’inchiesta che lo vede indagato. A tal riguardo, nella mozione ricordiamo che Sangiuliano ha attribuito a Sgarbi, tra le altre, le “funzioni di sicurezza del patrimonio culturale”. Non spetta a noi deputati emettere sentenze e il procedimento penale dovrà fare il suo corso, consentendo al sottosegretario di difendersi, è però di tutta evidenza il valore politico di questo caso. Ed è per questo che, in piena libertà e nel rispetto dei regolamenti parlamentari, abbiamo presentato la mozione di sfiducia. Invece di prendersela con me e con il Parlamento, Sgarbi dovrebbe riflettere sul perché nessuno nella sua maggioranza è intervenuto lunedì in aula per difendere le sue ragioni. Non si parla di me. Ma di lui. E del suo ruolo».
Solidarietà a Irene Manzi, dopo le parole di Sgarbi, è arrivata da diversi esponenti dem. «Sgarbi, scaricato dal governo che evidentemente si vergogna delle sue indecorose performance, se la prende con il solito sessismo e la squallida volgarità, con la collega Irene Manzi – dice la deputata Ilenia Malavasi – Invece, di inviare contumelie mezzo stampa, rifletta sull’opportunità di dimettersi. Con il suo comportamento inqualificabile getta discredito sulle istituzioni. Esprimo solidarietà e vicinanza all’amica e collega Irene Manzi per lo sproloquio che, una volta in più, conferma il triste declino di un personaggio da avanspettacolo». «Neppure i suoi colleghi di governo lo difendono più – aggiunge Toni Ricciardi, vice presidente del gruppo alla Camera – ormai Sgarbi è diventato un personaggio folkloristico. Il problema è che rappresenta l’Italia e il suo governo e mi domando sinceramente come Meloni e Sangiuliano non si vergognino. Solidarietà alla collega e amica Irene Manzi che, per aver illustrato a nome del Pd la mozione di sfiducia contro questo sottosegretario non degno del ruolo, ha ricevuto parole incommentabili». «Le parole con cui Sgarbi apostrofa Irene Manzi, colpevole a suo dire di aver esposto in aula la mozione del Pd per la revoca delle sue deleghe, si commentano da sole – continua Simona Malpezzi, senatrice dem – soprattutto perché niente hanno a che fare con la politica ma colpiscono la persona. Alle sue parole contrapporrei l’elogio proprio della mitezza. Che è l’opposto della prepotenza. Tutta la mia solidarietà alla collega Irene Manzi».
«E’ incredibile che una figura ricordata dai più per le sue grida scomposte in tv prima che per ogni altro ruolo si conceda anche di scendere sul piano dell’ignominia e dell’attacco personale livoroso – dicono il segretario provinciale dem Angelo Sciapichetti e la segretaria di Macerata Ninfa Contigiani – Con tutta evidenza non ha argomenti per rispondere nel merito delle accuse che gli sono state rivolte dai Carabinieri del Comando tutela dei beni culturali. Per parte nostra, qui nella nostra e nella sua comunità territoriale, l’esperienza dell’elezione di Irene Manzi a rappresentarci è stato esito di grande soddisfazione perché ha riconosciuto la serietà della scelta e della persona. Un successo della vita democratica del nostro partito. Certo, al contrario, chi passa da una nomina all’altra all’occasione ha ben poco titolo a sindacare di rappresentatività altrui, ma tanto è palese questo che nessuno della compagine governativa è stato presente in Parlamento a rappresentare la difesa di Vittorio Sgarbi».
«Non ci sorprende – conclude il gruppo in Regione del Pd – la volgare reazione di Vittorio Sgarbi contro l’onorevole Irene Manzi, rea solamente di aver esercitato del tutto legittimamente le proprie prerogative di parlamentare con la deposizione di una mozione di sfiducia nei confronti del sottosegretario. Non ci sorprende perché conosciamo bene la predisposizione al turpiloquio e ai violenti attacchi personali attraverso cui Sgarbi è solito “confrontarsi” con i suoi avversari. Proviamo tanta pena per la sua miseria quanta ammirazione per il coraggio che Irene ha dimostrato depositando quella mozione, pur consapevole a cosa sarebbe andata incontro».
Mozione di sfiducia, Sgarbi duro: «Irene Manzi? Una capra irredimibile»
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Tutta la mia solidarietà a Irene Manzi.
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Sgarbi ha tentato, invano, di offuscare l’immagine personale dell’On Irene Manzi con gli sproloqui e il linguaggio tribale che lo caratterizza. La sua nervosa attenzione nei confronti di Irene è la prova del nove che lei ha colto nel segno.