In mille per Galimberti a Matelica.
«Ai ragazzi serve una guida, non un amico:
dovete essere un modello per i vostri figli»

LEZIONE - Il palasport Salvo D'Acquisto tutto esaurito per l'appuntamento con il filosofo nell'ambito della rassegna "Nutrire il talento", inserita all'interno delle "Giornate bigiarettiane", con tema il disagio sociale e psicologico dei giovani

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Il professor Umberto Galimberti a Matelica

di Monia Orazi

«Einstein ha scoperto la sua celebre formula a 24 anni, non a 70. Questa società non si può salvare se non rende parte attiva la sua parte creativa, quella che può generare figli, i giovani. Invece non fa niente per accettare la sua parte creativa che raggiunge il massimo a 30 anni, i giovani li si fa lavorare poco, sono precari, restano a casa dei genitori a lungo. I genitori fanno gli amici dei figli perché ne hanno timore, ma ai ragazzi serve una guida, non un amico. Un adolescente non vi dirà mai bravo, ti voglio bene, ma imparerà dall’esempio che gli date, dovete essere un modello per i vostri figli».

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Il saluto del sindaco Massimo Baldini

Parole del professor Umberto Galimberti, protagonista assoluto di una serata che Matelica non dimenticherà facilmente, con il palasport Salvo D’Acquisto tutto esaurito, con un migliaio di presenti. Il filosofo, saggista e psicoanalista è intervenuto a Matelica per il secondo appuntamento della rassegna “Nutrire il talento”, inserita all’interno delle “Giornate bigiarettiane”, con tema il disagio sociale e psicologico dei giovani. Un ciclo di incontri fortemente voluto dall’assessore alla cultura Giovanni Ciccardini, organizzato dall’associazione Help sos, in collaborazione con la coach adolescenziale Roberta Cesaroni, Cristina Marcucci, Agnese Testadiferro e la Cna.

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«I giovani stanno male, tre milioni sono affetti da anoressia, due milioni praticano autolesionismo, 200mila sono gli hikikomori che non escono mai dalla loro stanza. Gli adolescenti stanno male anche per motivi culturali, non trovano un senso alla loro esistenza. Il coraggio del senso è un altro elemento del nostro tempo, siamo nell’età del nichilismo, il futuro non è una promessa. Si dice che i giovani hanno smarrito i valori, che non sono entità metafisiche, ma sono adottati dalla società per convenzione sociale. Se il futuro è imprevedibile manca uno scopo di vita, una risposta per sé. I giovani hanno la massima forza biologica, creativa e sessuale, ma non sono valorizzati dalla società».

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Da psicanalista Galimberti ha ricordato come le mappe cognitive ed emotive con cui l’essere umano interpreta il mondo si formano nei primi sei anni di vita e come l’identità di una persona sia prodotta anche dal ruolo sociale e dal riconoscimento altrui: «La cultura cristiana mette l’individuo prima della società, vengo prima io e dopo gli altri. Si sviluppano egoismo, narcisismo e i risultati dopo li vediamo. I matrimoni falliscono perché si tratta l’altro come una proprietà personale, in realtà il matrimonio è un’opera d’arte. Sant’Agostino disse “Voglio che tu sia quello che sei”. Le separazioni fanno male ai ragazzi, ma sono necessarie per evitare l’odio, se vi separate, separatevi amorevolmente».

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Galimberti con le organizzatrici dell’evento

Un appuntamento quello di ieri sera che coincideva con la giornata internazionale dello studente, la scuola è stata protagonista della riflessione dello scrittore: «Le domande dei bambini di sei anni sono già filosofiche, si dovrebbe fare filosofia già dalla prima elementare, invece siamo una società che sta eliminando la filosofia, il latino, il greco. Le elementari sono una parte buona della scuola italiana, le maestre si preoccupano della parte psicologica degli alunni, dalla prima media non accade più, la scuola italiana smette di educare. I ragazzi conoscono la sessualità prima di avere una maturazione psichica che ne accompagna il percorso, la scissione tra sessualità e partecipazione emotiva è un problema rilevante che si manifesta nell’adolescenza e anche più in là.

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Nella loro formazione i professori non incontrano mai un libro di psicologia dell’età evolutiva. È come se un meccanico non conoscesse la meccanica, un disastro. Se si mettono trenta studenti in una classe si decide a priori di non voler educare, basterebbero 12, 15 studenti per classe, ma i prof costano. La scuola andrebbe usata al pomeriggio per fare altre attività, per far crescere i ragazzi in un contesto di socializzazione che a loro manca. La scuola considera solo l’intelligenza logico-matematica, ma ne esistono altre di intelligenze, talentuose e creative, come quella musicale. La scuola deve tornare ad educare, i ragazzi hanno pulsioni a meta determinata, l’educazione permette di coordinare le mete individuali per renderci compatibili a vivere in società l’uno con l’altro».

IMG_20231118_020933_162-325x244Una riflessione sul bullismo e sul ruolo dell’empatia come requisito fondamentale degli insegnanti ha completato la serata: «I bulli attuano il loro comportamento sulla base di una pulsione, non hanno parole, comprendono solo gesti, la logica del più forte sul più debole. I bulli si puniscono con la sospensione, ma non serve la punizione, serve educare. Dovrebbero stare a scuola il doppio per imparare a passare dalla pulsione all’emozione, chi insegna dovrebbe usare l’empatia, solo l’emozione dà la sensazione di essersi comportati in modo corretto o meno.

Riempite le scuole di letteratura, non di computer. Nella letteratura si impara cosa siano il dolore, l’amore, la tragedia, la noia. Per fare il professore non basta vincere un concorso, bisognerebbe superare anche un test sull’empatia, unica qualità necessaria a comprendere gli altri. L’insegnante non deve scaricare le proprie nevrosi dalla cattedra. Quando il prof non funziona non si può licenziare, aboliamo il ruolo. I genitori non sono interessati alla formazione degli studenti, sono i sindacalisti dei figli, contestano i voti, fanno ricorso al Tar. Così per paura dei tribunali, si promuovono tutti». A rendere omaggio a Galimberti alla fine della serata il sindaco di Matelica Massimo Baldini e altri amministratori comunali, la serata è stata allietata dal violinista Marco Santini.

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Intermezzo musicale con il violinista Santini

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