Il miraggio dell’allaccio dell’acqua
«Apm ci sta facendo aspettare da 10 mesi,
costretti a passare alle vie legali»

MACERATA - Alberto Cicarè denuncia la situazione in cui si è venuto a trovare insieme ad altri quattro nuclei familiari e punta il dito contro la municipalizzata che gestisce il servizio: «Dalla carta dei servizi risulta che l’allaccio dovrebbe avvenire entro 30 giorni dall’accettazione del preventivo. La prepotenza della loro inadeguatezza è talmente evidente che qualcuno dovrebbe metterci seriamente mano»

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Alberto Cicarè

di Luca Patrassi

«L’acqua bene comune, l’acqua un diritto. Belle parole, se non capita di avere a che fare con l’Apm Macerata». Si apre così la lettera aperta inviata da Alberto Cicarè, che è anche consigliere comunale d’opposizione, in relazione a una vicenda che si trova da tempo ad affrontare con alcuni altri maceratesi. «Racconto questa storia – spiega Cicarè – per sfogo, dopo quasi un anno e mezzo di prese in giro da parte dell’azienda che gestisce i servizi pubblici per conto del Comune di Macerata; un gioiellino, una volta. Risiedo da un po’ in campagna e insieme ai miei vicini, 5 utenze in tutto, abbiamo chiesto di estendere la rete idrica fino alle nostre case. In linea d’aria, si tratta di 300 metri da altre abitazioni che hanno già l’acquedotto. Un lavoro di evidente semplicità».

Inizia il percorso in Apm: «Abbiamo fatto richiesta di sopralluogo il 28 agosto 2022, pagando a tal fine 192,50 euro. A ottobre, con tutta calma, è venuto il responsabile del settore rete idrica, che ha preso visione della zona e concertato con noi la tipologia dei lavori da fare. Non ci sarebbe stato problema, ha detto. L’11 gennaio 2023, dopo diversi solleciti allo stesso responsabile, riceviamo il preventivo di massima per i lavori da fare (non regalati, visto che si tratta di 13.200 euro), con la richiesta di adesione al preventivo stesso. Il responsabile del settore idrico è individuato come nostro referente. Ci sarà da far passare i tubi sulla proprietà di due privati, che devono essere informati. Il 16 gennaio, a nome di tutti e 5 i residenti, invio l’accettazione del preventivo».

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La sede dell’Apm

Bene, si parte? Non esattamente. Spiega ancora Cicarè: «Dopo due mesi, marzo 2023, dopo numerosi e infruttuosi tentativi di chiarimento telefonico nei confronti del referente, invio una mail al servizio idrico dell’Apm, sollecitando l’inizio dei lavori, essendo passati 8 mesi dalla richiesta di sopralluogo. Nessuna risposta. Mi reco presso gli sportelli dell’Apm, e trovo il referente che mi assicura che ci sta lavorando e che per l’inizio dell’estate avremo l’acqua in casa. Ma per proseguire l’iter tocca a noi, vista la sua inerzia, a metterlo in contatto con i proprietari del pezzo di terreno da attraversare. I privati acconsentono al passaggio. Riprovo a luglio 2023 con una nuova mail, anche in questo caso senza risposta. Provo a telefonare, e l’operatrice mi dice che non risulta a mio nome nessuna richiesta di estensione della rete idrica».

La risposta è irritante per chi già da un anno è alle prese con Apm: «Allora rivado in sede, e di fronte al mio stato abbastanza alterato l’operatrice mi porta a parlare col responsabile del servizio idrico integrato, ing. Panduri. Il quale dichiara di non sapere nulla della vicenda, e si impegna a richiamarmi per darmi notizie. Dopo un paio di giorni mi ritelefona il referente, che mi dice che c’è un problema: hanno scoperto che per far passare i tubi sul terreno di privati occorre il parere dell’Ato (autorità provinciale per la gestione dell’acqua)! Come se fosse la prima volta che una estensione della rete idrica passa su proprietà privata». Si prosegue alla ricerca dell’acqua e, soprattutto, dell’Apm: «Aspettiamo questo parere, che arriva positivo, ma passa altro tempo. Il 5 ottobre, di fronte a nuova sollecitazione, esce fuori che l’Apm non ha ancora chiesto l’autorizzazione scritta dei proprietari. Il 19 ottobre il referente non risponde al telefono. Ora ci attiveremo in sede legale per far valere i nostri diritti».

La riflessione finale di Alberto Cicarè: «Stiamo parlando dell’acqua, non di un bene superfluo. Non voglio pensare male, non posso veramente pensare che si arrivi a questo, ma qui sono coinvolti altri 4 nuclei familiari che aspettano da un tempo inaccettabile di avere acqua corrente in casa. L’Apm ha il monopolio della gestione dell’acqua e vive di servizio idrico, visto che è l’unico settore in avanzo tra le sue attività. Per questo ha un bilancio in attivo. Dalla carta dei servizi pubblicata nel suo sito risulta che l’allaccio dovrebbe avvenire entro 30 giorni dall’accettazione del preventivo. Sono passati 10 mesi. Dovrebbe svolgere il suo servizio in favore dei cittadini, è una SpA controllata in toto dal Comune di Macerata; i servizi pubblici sono passati nelle sue mani per garantire maggiore efficienza, si diceva, ma sta di fatto che la prepotenza della loro inadeguatezza è talmente evidente che qualcuno dovrebbe metterci seriamente mano».



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