Furti nelle case del Maceratese, in cinque sotto accusa dal gup del tribunale di Macerata, a vario titolo (tra chi deve rispondere di aver eseguito materialmente i colpi, chi di aver dato supporto logistico e chi di favoreggiamento). Gli imputati sono gli albanesi, Altin Tota, 33 anni, Elton Brahelica, 34, Erjon Lito, 43, il 49enne di Montegiorgio, Gerri Fagiani, residente a Montappone, e la 35enne dell’Honduras, Wandina Meja Zavala Beissi, residente a Gragnano Trebbiense in provincia di Piacenza. Secondo l’accusa, Tota, Brahelica Fagiani e Lito avrebbero partecipato ad un furto in una abitazione di Castelraimondo dove si sarebbero impossessati di mobili e oggetti d’oro. I primi due, e una terza persona la cui posizione è stata stralciata perché irreperibile, sarebbero entrati nella casa, dove vive una donna, e Lito e Fagiani avrebbero fornito supporto logistico individuando una abitazione da usare come base operativa. Il furto era stato compiuto il 19 dicembre 2018.
L’avvocato Giorgo Salustri
Si parla poi di una seria di altri furti, nove in tutto, compiuti intorno al 18 dicembre 2018 in vari comuni. I furti sarebbero stati messi a segno, dice l’accusa, da Brahelica e Tota (e dal terzo la cui posizione è stata stralciata) con Lito e Fagiani che avrebbero agevolato la commissione dei furti garantendo supporto logistico mettendo a disposizione un casolare a Falerone, base operativa del gruppo, e assicurando una rapida fuga. Il bottino sarebbe stato di denaro e beni di valore (monili d’oro, orologi, suppellettili).
I colpi erano andati a segno uno a Castelraimondo, uno a Matelica, un terzo ad Appignano, tre a Esanatoglia, uno a Serrapetrona, due a San Severino. Sempre secondo l’accusa avrebbero usato per darsi alla fuga un’auto Audi A4, provento di furto e su cui erano state applicate targhe sottratte ad un’altra vettura. Nel bottino dei furti ci sarebbero state anche diverse armi. Da qui la contestazione per Brahelica, Tota, Lito e Fagiani di aver detenuto le armi provento dei furti, che erano state nascoste in un casolare a Falerone. Si tratta di tre pistole semiautomatiche, di 4 caricatori e di una cinquantina di cartucce calibro 22. A Wandina Mejia Zavala Beissi viene contestato il favoreggiamento perché avrebbe aiutato Tota, Brahelica a sottarsi alle indagini.
Oggi l’udienza davanti al gup è stata rinviata per la mancanza di una notifica. Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Anna Indiveri e Giorgio Salustri.
(Gian. Gin.)
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